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per chiarirsi delle sue facoltà e della valuta loro, conviene ch’egli stesso abbia vedute e misurate le sue possessioni con quelle misure le quali diede-ro principio alla geometria in Egitto, le quali se ben varie sono secondo la varietà de’ paesi, la varietà nondimeno non è cagione di differenza sostan-ziale: e conviene che sappia com’il raccolto risponde alla semenza e con quale proporzione la terra gratissima suol restituir le cose ricevute. E la medesima notizia conviene ch’egli abbia dell’altre cose appertenenti all’agricoltura o a gli armenti; né minore averla dee de’ prezzi ch’alle cose sono imposti o da publici magistrati o dal consenso degli uomini, né meno essere informato come le cose si vendano o si comprino in Turino, in Milano, in Leone o ‘n Vinezia che come nella sua patria sian vendute o comprate: della quale cognizione s’egli sarà bene instrutto, non potrà da’ fattori o da altri nella raccolta o nella vendita delle sue entrate esser ingannato. Ma percioch’io ho detto ch’egli dee essere instrutto della quantità e della qualità delle sue facoltà, chiamo quantità non sol quella che dalle misure di geometria è misurata; come sono i campi e le vigne e i prati e i boschi, o quella ch’è misurata da’ numeri aritmetici, come il numero delle greggi e degli armenti, ma quell’anco che dal danaro è misurata: percioché nell’agguagliare della entrata e della spesa niuna quantità viene in maggior considerazione che quella del danaro che dalle rendite si può raccorre, la quale è molto incerta e molto variabile, conciosia cosa che le terre non sono sempre nel medesimo pregio e molto meno i frutti loro, e ‘l danaro, non ch’altro, suole or crescere, or calare: nella quale incertitudine e varietà di cose il giudizio e la esperienza e la diligenza del buon padre di famiglia tanto suol giovare quanto basta non sol per conservare, ma per accrescer le facoltà, le quali in mano de’ trascurati padri di famiglia soglion molto diminuire.

Qualità chiamo poi delle facoltà ch’elle siano o artificiali o naturali, o animate o inanimate. Artificiali sono i mobili della casa e forse la casa stessa e i danari, i quali per instituzion degli uomini sono stati ritrovati, potendosi viver senza, come si viveva negli antichissimi secoli ne’ quali la permutazion delle cose si faceva senza il danaro. Fu poi trovato il danaro per legge degli uomini: onde numus fu detto, quasi nomos, ch’in lingua greca significa “legge”; il qual, commodamente agguagliando tutte le disaguaglianze delle cose Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 29

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cambiate, ha renduto il commerzio facile e anco più giusto che non era ne’

tempi che s’usava solo la permutazione.

Artificiali ricchezze potranno esser chiamate ancora tutte quelle cose nelle quali più tosto l’artificio del maestro che la materia è venduta o estimata.

Naturali son poi le cose dalla natura prodotte, delle quali alcune sono inanimate, come son le possessioni, le vigne e i prati e metalli; altre sono animate, come le greggi e gli armenti: dalle quali cose tutte il buon padre di famiglia suol raccorre entrata. Nella considerazione ancora della qualità viene se le possessioni siano vicine o lontane dalla città; s’abbiano vicino stagno o palude ch’esali maligni vapori onde l’aria ne divenga cattiva, o rivo o fiume che per lungo corso acquisti virtù di purgar l’aria; se siano ristrette da’ colli o ‘n parte percossa e signoreggiata da’ venti; s’in ripa ad alcuna acqua navigabile o ‘n paese piano per lo quale l’entrade su’ carri agevolmente alla città posson esser trasportate; o pur in erto e malagevole e faticoso ne’

quali l’opera de’ somari sia necessaria; se vicine a strade correnti per le quali i peregrini e i mercanti d’Italia in Germania o ‘n Francia soglion trapassare, o lontane dalla frequenza de’ viandanti e de’ commerci; s’in colle che signoreggi e che goda di bella veduta, o ‘n valle umile che ne sia priva: le quali condizioni tutte, sì come molto accrescono o diminuiscon di valore e di prezzo alle cose possedute, così possono esser cagione di risparmiar le spese e di conservare e accrescer l’entrate, se ben saranno dal padre di famiglia considerate.

Ma per venire alquanto più a’ particolari della cura che da lui si ricerca, egli dee far che dalla villa alla città sia portato tutto ciò che per l’uso della casa è necessario o convenevole, e lasciare anco la casa di villa fornita di quel che basti a nudrir lui e la sua famiglia in que’ tempi che suole venirvi, il rimanente vendere a’ tempi che più caro si vende, e co’ danari che ne trae comprare quelle cose che dalle sue possessioni non raccoglie e che nell’uso di gentiluomo son necessarie, a’ tempi ne’ quali con minor prezzo son comprate: il ch’agevolmente potrà fare, quando co ‘l risparmio della spesa che prima avrà fatto si troverà avere avanzata alcuna somma di danari.

E potrà anche trattener alcuna volta l’entrate secondo i pronostichi e i giudìci che si fanno della carestia e dell’abbondanza degli anni e delle stagioni, e ricordarsi dell’essempio di Talete, che per la cognizione delle cose naturali ch’egli aveva facilmente arricchì con la compra dell’oglio ch’egli fece. Questa sarà cura del padre di famiglia. Ma le cose che nella casa saranno dalla Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 30

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villa o da’ mercati portate, tutte alla cura della madre di famiglia debbono esser raccomandate, la quale dee riserbarle in luoghi separati secondo la natura loro; perch’alcune amano l’umidità e il freddo, altre i luoghi asciutti, altre vogliono talora al sole e al vento esser dimostrate, e alcune si possono lungamente conservare, altre breve tempo. Le quali considerazioni avendo la buona madre di famiglia, dee procurar che più tosto sian mangiate quelle che si corrompono più facilmente e far conserva dell’altre che più lungamente si difendono dalla corruzione, se ben quelle ancora che son corruttibili posson ricever molti aiuti, co’ quali si conservano lungamente: percioch’il sale e l’aceto difendono dalla corruzione non solo le carni, che son di più lunga durata, ma i pesci e i piccioni eziandio, che son corruttibilissimi molto; e i frutti, che facilmente son soggetti alla putrefazione, s’acerbetti son colti anzi che no, lunga stagione nell’aceto sogliono mantenersi, e il fumo e il forno, traendo dalle carni e da’ pesci e dall’uve e da’ fichi e da altri frutti la soverchia umidità, la quale è cagion della corruzione, fan ch’essi si mantengano lunga stagione. Sono alcune cose all’incontra le quali aride diverrebbono e dure e non buone da mangiare, se non fossero con alcuna sorte di liquore conservate; delle quali cose tutte avendo fatta copiosa conserva la buona madre di famiglia, qualora averrà che per alcuno impedimento non sian portate vivande di piazza a bastanza per la tavola o per la famiglia, o qualora da qualche forestiero saran sopragiunti, potrà in un punto arricchire la mensa in modo che non lassi desiderar la copia delle vivande comprate. Deve ella ancora aver cura che tutti i frumenti ch’in casa sono si macinino e se ne faccia il pane, il qual con debita misura a’ servitori e alle fanti sia distribuito: fra le quali così ella avrà una principale come ha il padrone fra’ servitori, e fra questi due saran comuni le chiavi, accioch’in difetto del mastro di casa, il qual molte fiate fuor della casa e della città si ritrova, sia chi comparta le cose necessarie e chi ancora, s’arriva un forestiero, possa dargli bere; ché strana usanza è certo quella d’alcune case nelle quali il canevaro o ‘l dispensiero sene porta con le chiavi ogni facoltà ancora di sovvenire a’ bisogni della famiglia o agli appetiti de’ padroni e degli amici loro. Dee nondimeno la buona madre di famiglia procurar che tutte le cose, s’occasione di forestieri altramente non ricercasse, sian compartite parcamente, perché la parsimonia è virtù così propria di lei come dell’uo-mo la liberalità, e dee ella stessa andar rivedendo molto spesso le cose conservate e misurando le misurabili e le numerabili numerando. Né solo la Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 31

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cura sua si dee stendere nelle dispense e nell’altre cose già dette, ma sovra i vini ancora, i quali, potendo lunga stagione conservarsi, sogliono anco tanto esser migliori quanto più invecchiano: parlo de’ vini generosi, i quali acquistan forza con l’età, perché i piccioli e di poco spirito, che facilmente la perdono, debbono i primi esser bevuti o venduti, se soverchiano.

Ma principalissima cura sua dee esser quella de’ lini e delle tele e delle sete, con le quali ella potrà non solamente provedere a’ bisogni e alla orrevolezza della casa, ma fare anco alcuno onesto guadagno, il qual così è a lei convenevole com’all’uomo par che sia quel che dalle altre cose vendute o comprate o cambiate si raccoglie. Né dee la buona madre di famiglia sdegnarsi di porre anco talvolta le sue mani in opera, non nella cucina o ‘n altre cose sordide che posson bruttare il corpo, perché le sì fatte da nobil matrona non debbon esser maneggiate, ma in quelle solamente che senza lordura e senza viltà possono esser trattate: e tali sono particolarmente le tele e l’altre opere dell’arte del tessere con le quali la buona madre di famiglia può fare alla figliuola ricco e orrevol corredo. Né senza ragione quest’arte a Minerva, dea della sapienza, fu attribuita, sì che da lei prese il nome, come si comprende in quei versi di Vergilio: Inde, ubi prima quies medio iam noctis abactae Curriculo expulerat somnum, cum foemina primum, Cui tolerare colo vitam tenuique Minerva, Impositum cinerem et sopitos suscitat ignes, Noctem addens operi castum ut servare cubile Coniugis et possit parvos educere natos.

Ne’ quali versi si comprende ch’egli parla non delle vili feminelle ma della madre di famiglia, la qual da molte serve suol esser servita; e tanto di nobiltà par che questa arte abbia recata seco che non solo alle private madri di famiglia, ma anco alle donne di reale condizione è stata attribuita, come di Penelope si legge:

Come la Greca ch’a le tele sue

Scemò la notte quanto il giorno accrebbe; e Virgilio di Circe, che non solo era donna ma dea, cantò: Arguto tenueis percurrens pectine telas,

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nel quale essempio seguì Omero, che non solo Penelope e Circe introduce a tessere, ma anche Nausicaa, figliuola del re Alcinoo, pone in ischiera fra le lavatrici.