Il Padrone Del Mondo
Jules Verne
IL PADRONE
DEL MONDO

© 2011
by SLY70
EDITRICE NORD
COSMO
- Classici della fantascienza. Volume n. 70 - Aprile 1985
Pubblicazione
periodica registrata al Tribunale di Milano in data 2/2/1980 n. 53.
Direttore
responsabile: Gianfranco Viviani
Titoli
originali:
ROBUR LE CONQUERANT
MAITRE DU MONDE
Traduzione
integrale dal francese di Barbara Mirò per gentile concessione di
Ugo
Mursia Editore
©
1973, 1978 by Ugo Mursia Editore.
©
1985 per l’introduzione by Editrice Nord, Via Rubens 25, 20148 Milano
Stampato
dalla litografia AGEL, Rescaldina (Milano)
PRESENTAZIONE
Il 25 agosto 1886, due
giorni dopo l’apparizione del romanzo, Jules Verne scriveva a Nadar:
“Mio caro amico,
ti faccio inviare da
Hetzel una copia di
Robur il
conquistatore.
Vi ritroverai tutte le
tue idee sul «Più pesante dell’aria»!
In una forma puramente
fantastica, ho voluto riprendere la
nostra discussione. Mi
saprai dire se sei d’accordo, se ti
piace. Avevamo
venticinque anni di meno quando
parlavamo di tutto
questo. “
Venticinque anni di meno
significa, pressappoco, nel 1861. In quell’anno, frequentando il Circolo della
Stampa Scientifica, lo scrittore fece la conoscenza di Gaspard Félix
Tournachon, divenuto Tournadar vent’anni dopo, quando negli ateliers degli artisti
vigeva la moda di aggiungere alle parole il suffisso “dar”. Nel 1842 questo
giornalista, romanziere, caricaturista e, soprattutto, fotografo di personalità
del mondo letterario, artistico e scientifico adottò come pseudonimo il più
breve Nadar. Bisogna ricordare che, a partire dal 1858, Nadar si era specializzato
nella fotografia aerea, operando dalla navicella di un pallone. L’autore del
racconto Un viaggio in pallone e il fotografo/aeronauta discussero
evidentemente della loro comune preoccupazione, stimolata dalle ricerche sulla
possibilità di guidare gli aerostati. Ma dovettero abbandonare abbastanza
presto questa idea. Nel luglio 1863, Nadar, Ponton d’Amécourt e Gabriel de la
Landelle fondarono la “Società d’incoraggiamento per la locomozione aerea con
apparecchi più pesanti dell’aria”. Uno dei due sindaci della società era… Jules
Verne. Il manifesto pubblicato il 31 luglio 1863 su “La Press” affermava:
“Per lottare contro l’aria,
bisogna avere un peso specifico superiore (…) La prima necessità dell’auto
locomozione aerea è di sbarazzarsi assolutamente di ogni tipo di aerostato.”
Come ci si spiega,
allora, il fatto che le più importanti esperienze aerostatiche di Nadar abbiano
avuto luogo dopo la fondazione della Società? Jules Verne, nel suo
articolo A proposito del “Géant”, apparso nel “Museo di famiglia” del
dicembre 1863, risponde:
«… secondo Nadar, il “Géant”
dev’essere l’ultimo paltone; le difficoltà nelle discese dimostrano
abbondantemente quanto sia pericoloso da guidare e impossibile da indirizzare
un apparecchio così grande.
«Si vuole dunque
arrivare dichiaratamente a sopprimere il pallone: la cosa è possibile? (…)
Ponton d’Amécourt e de la Landelle affermano di aver vinto le difficoltà e
superato il problema. ..
«In via teorica il mezzo
esiste: l’elicottero. Ma, in pratica, avrà successo? Tutto dipenderà dal motore
impiegato per muovere le eliche, che dev’essere allo stesso tempo potente e
leggero (…) Attendiamo pazientemente esperimenti più significativi. Gli
inventori sono persone istruite e risolute, e andranno fino in fondo al loro
lavoro.
«Occorre però del
denaro, forse molto; e Nadar si è votato interamente alla missione di guadagnare
questo denaro, è per questo che ha chiamato il pubblico ad assistere alle sue
audaci ascensioni. Gli spettatori non sono accorsi in numero sufficiente,
attratti solo da un piacere immediato: se Nadar ricomincia, il pubblico dovrà
pensare all’utilità futura, e il Campo di Marte sarà troppo piccolo per
raccogliere la folla.
«Non si tratta più, come
si vede, di planare o di volare nell’aria, ma di navigarci (…) Attendiamo,
quindi, l’elicottero e prendiamo come motto quello di Nadar “Tutto ciò che è
possibile si farà”».
Così, dunque, le
ascensioni aerostatiche di Nadar erano solamente un mezzo per raccogliere i
fondi necessari al perfezionamento di un’invenzione che avrebbe detronizzato…
gli aerostati. Registriamo questo paradosso, e vediamo quali sono gli eventi
che hanno condotto alla nascita di Robur, il conquistatore, del 1886.
Sappiamo che Jules Verne
nutriva da lungo tempo l’intenzione di scrivere un romanzo sul “più pesante
dell’aria”, come attestato da una lettera del 1875. Un nuovo impulso in questa
direzione si produsse nel 1884, con ogni probabilità, quando, in occasione dell’ultimo
viaggio a bordo del «Saint Michel III», lo scrittore, attraversando l’Italia
per tornare a casa, esaminò a Milano gli schizzi e le note di Leonardo da Vinci
riguardanti le sue macchine volanti. L’arrivo a Amiens ebbe luogo il 18 luglio.
E il 9 agosto il dirigibile “France”, messo a punto dai capitani Charles Renard
e Arthur Krebs, riuscì a percorrere il primo viaggio su un circuito chiuso, da
Chalais-Meudon a Villacoublay e ritorno. Era la prova che il volo guidato degli
aerostati non era un’utopia, come avevano affermato molti uomini di scienza,
fra i quali… il dottor Fergusson, di Cinque settimane in pallone.
L’ex-sindaco della “Società
d’incoraggiamento per la locomozione aerea con apparecchi più pesanti dell’aria”
decise allora di scendere nell’arena. Nel 1885, dopo aver terminato di scrivere
il romanzo, scrisse al suo editore e amico Pierre Jules Hetzel: “Credo e spero
che tutti coloro che parteggiano per gli apparecchi più pesanti dell’aria
sosterranno Robur contro i suoi avversari. E fra questi ci sono persone impulsive:
se non mi sbaglio il libro farà rumore. Devo riconoscere che il momento
sembrerebbe abbastanza favorevole, tenuto conto che il pubblico manifesta un
certo entusiasmo verso la possibilità di guidare i palloni.” Bisogna
sottolineare che gli avversari degli apparecchi più pesanti dell’aria erano veramente
“focosi”. Dopo aver letto forse quasi per intero Robur, il conquistatore
nel “Journal des Débats”, su cui fu pubblicato a puntate dal 29 giugno al 18
agosto 1886, W. de Fonvielle ridicolizzava quelli che considerava come “tentativi
che fanno pensare a qualche disturbo mentale che affligga coloro che vi si
dedicano”, in un articolo intitolato, senza alcun riguardo, Les toqués de la
navigation aérienne. Era l’opinione della maggioranza schiacciante degli
scienziati, anche se espressa con altre parole. La commissione per l’aeronautica
dell’Accademia delle Scienze di Parigi avrebbe bocciato, nel 1903 (!), il
progetto di un aeroplano/automobile del romeno Traian Vuia, decretando che:
La realizzazione e la soluzione del volo con un apparecchio più pesante dell’aria
è solamente una chimera.
È stato detto che l’aspetto
dell’apparecchio volante dell’ingegner Robur avrebbe avuto origine dallo studio
della linea del Saint Michel III progettato per una superficie liquida.
In ogni caso, bisogna notare l’uso ossessivo di termini presi in prestito dal
vocabolario marinaro: scafo, tughe, sala macchine, prora, poppa, timoniere,
nostromo, ecc. D’altra parte Jules Verne ci presenta la piattaforma come “un
vero ponte di nave con prora a forma di sperone”, attira la nostra attenzione
sul fatto che “Si direbbe una nave con trentasette alberi” e conclude: “aeronave
— nome che può esattamente applicarsi all’Albatros”.
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