È un gran bel vantaggio essere valorosi. Sapete signore, quando ero piccino avevo paura del buio, ma quando seppi dei soldati della nostra Rivoluzione e di George Washington, la paura mi passò».
«Talvolta può esserci anche qualche altro vantaggio nell’essere un conte», proseguì lentamente Mr Havisham fissando con un’espressione indecifrabile i suoi occhi penetranti sul bambino. «Alcuni conti posseggono tantissimo denaro».
Era assai curioso di vedere se il suo giovane amico conoscesse o no il valore del denaro.
«Be’, avere denaro è una gran bella cosa», dichiarò candidamente Cedric. «Spero di avere anch’io molti soldi, un giorno».
«Ah, sì?», disse Mr Havisham. «E perché?»
«Be’...», spiegò Cedric, «con i soldi si possono fare tante cose. Per esempio, la fruttivendola... Se fossi ricco le comprerei una piccola tenda per sistemarci sotto la sua bancarella, e anche una stufetta, e poi le darei un dollaro per ogni giorno che piove, così potrebbe restarsene a casa. E poi magari... ecco, le regalerei uno scialle! Così le ossa non le farebbero più troppo male. Le sue ossa non sono mica come le nostre: appena si muove le dolgono, e dev’essere molto penoso quando fanno male le ossa. Se fossi tanto ricco da poterle regalare tutte queste cose, credo proprio che guarirebbe».
«Bene!...», esclamò Mr Havisham. «E che altro faresti se fossi molto ricco?»
«Oh, un monte di cose. Naturalmente, comprerei al mio tesoro tutto quel che c’è di più bello: puntaspilli, ventagli, ditali d’oro, anelli... e anche un’enciclopedia, e una carrozza, così non dovrebbe più aspettare il tram.
E anche tanti abiti di seta rosa, se le piacessero, ma a lei piacciono soltanto neri... La porterei in giro dappertutto, nei migliori negozi, le direi di guardare bene ogni cosa e di scegliere tutto quello che le piace. E poi c’è Dick...».
«Chi è questo Dick?», chiese Mr Havisham.
«Dick è un lustrascarpe», proseguì il piccolo lord tutto eccitato da quei progetti così entusiasmanti. «È il più simpatico lustrascarpe che ci sia al mondo. Sta all’angolo di una strada, giù in città. Lo conosco da anni. Una volta, quando ero molto piccolo, stavo passeggiando con il mio tesoro, e lei mi comprò una bellissima palla di gomma, che mi scivolò di mano finendo in mezzo alla strada, dove passavano carrozze e cavalli... Io ero disperato... Oh, sapete, a quel tempo ero davvero molto piccolo... Dick, che stava lucidando le scarpe di un signore, gridò: “Oplà!” e schivando le vetture e i cavalli, raccolse la mia palla, le diede una pulitina passandosela sul vestito e me la riportò dicendo: “Niente di grave, giovanotto!”... La mamma apprezzò molto quel gesto, e io pure, così da allora ogni volta che andiamo giù in città ci fermiamo a scambiare due chiacchiere con lui. Lui appena mi vede dice: “Salve!” e io gli rispondo: “Salve!”... Poi parliamo un po’ e lui mi racconta dei suoi affari... Negli ultimi tempi non gli andavano mica tanto bene...».
«E quindi, cosa vorresti fare per lui?», chiese l’avvocato tornando ad accarezzarsi il volto leggermente increspato da un curioso sorriso.
«Be’, ecco...», spiegò Lord Fauntleroy accomodandosi nella poltrona con l’aria di un uomo d’affari, «rileverei la parte di Jack».
«E chi sarebbe Jack?», chiese Mr Havisham.
«È il socio di Dick, ed è il peggior socio che possa capitare. Dick lo dice sempre. Non ha credito negli affari e non è neppure onesto. Fa un sacco di imbrogli e Dick se ne dispiace parecchio.
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