Doveva proprio gridare così! Quanto mi secca». «Non ce n'è motivo», disse K., e quando lei si lasciò ricadere sui cuscini, le baciò la fronte. «Via, via», disse lei rialzandosi in fretta, «vada via, vada via, ma cosa vuole, quello sta origliando alla porta, sente tutto. Non mi tormenti così!». «Non me ne vado», disse K., «se lei prima non si è calmata un po'. Venga nell'altro angolo della stanza, lì quello non ci potrà sentire». Lei si lasciò condurre. «Ci rifletta», disse K. «Questo per lei può essere una seccatura, ma certo non un pericolo. In queste cose chi decide è la signora Grubach, e lei sa che per me ha una sorta di venerazione e crede assolutamente a tutto quello che dico. Per di più, mi è molto obbligata, anche perché le ho prestato una discreta somma. Accetto ogni sua proposta per spiegare il nostro incontro, basta che abbia un minimo di pertinenza, e garantisco di convincere la signora Grubach a credere a questa spiegazione non solo davanti agli altri, ma veramente e con sincerità. Per me non deve avere alcun riguardo. Se vuole che si creda in giro che l'ho aggredita, parlerò alla signora Grubach in tal senso e lei lo crederà senza perdere la fiducia in me, tanto mi è affezionata». La signorina Bürstner guardava in terra davanti a sé, in silenzio e un po' abbattuta. «Perché la signora Grubach non dovrebbe credere che l'ho aggredita?», aggiunse K. Vedeva davanti a sé i suoi capelli rossicci, divisi da una scriminatura, gonfi in basso e raccolti ben stretti. Credeva che avrebbe rivolto lo sguardo verso di lui, invece, senza cambiare posizione, disse: «Mi scusi, sono stati i colpi improvvisi alla porta che mi hanno così spaventata, non tanto le conseguenze che potrebbe avere la presenza del capitano. C'era un tale silenzio dopo il suo grido, poi subito hanno bussato, ecco perché mi sono spaventata tanto, e poi ero vicino alla porta, hanno bussato quasi accanto a me. La ringrazio per le sue proposte, ma non le accetto. Posso assumere la responsabilità, di fronte a chiunque, di tutto quello che succede nella mia stanza. Mi meraviglio che non si accorga di quanto ci sia d'offensivo per me nelle sue proposte, a parte naturalmente le buone intenzioni, che le riconosco senz'altro. Ma ora vada, mi lasci sola, adesso ne ho ancora più bisogno di prima. I pochi minuti che lei mi ha chiesto, sono diventati mezz'ora e più». K. le prese la mano e poi il polso: «Però non è arrabbiata con me?», disse. Lei si liberò della sua mano e rispose: «No, non mi arrabbio mai, con nessuno». Lui la prese di nuovo per il polso, lei lo lasciò fare e lo condusse così alla porta. Era fermamente deciso ad andarsene. Ma davanti alla porta, come se non si fosse aspettato di trovare qui una porta, si arrestò, la signorina Bürstner approfittò del momento per svincolarsi, aprire la porta, scivolare in anticamera e da lì dire sottovoce a K.: «Su, venga, per favore.
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