Finalmente egli tace, tutto pieno, tutto fremente delle cose che ha dette; e s’incammina verso Notre Dame. La fanciulla gli prende il braccio. Ecco l’uomo sinistro, lo spirito tentatore. Lo avete ben veduto! Dite se tutto questo non è ben trovato, non è combinato bene! Il vecchio e la fanciulla lo sfuggono, ma, come il cielo, anche il loro cuore si oscura. Adesso mi occorrerebbe un finestrino nelle nuvole, una stellina nel mezzo. Il vecchio e la fanciulla guarderebbero silenziosi la stellina tremolare nel Lac d’amour e tanti movimenti segreti dei loro pensieri metterebbero capo a quest’idea: forse, oltre le nuvole della Terra, là, in quel mondo lontano!»
Jeanne non aveva mai detto parola né mostrato di fare attenzione al racconto di suo fratello. China sulla sbarra, guardava nell’acqua scura. A questo punto si rizzò impetuosamente.
«Ma tu non lo credi!» esclamò. «Tu lo sai che sono illusioni, sogni! Tu non vorresti mai che io credessi così! Saresti capace di cacciarmi!»
«No!» protestò Carlino.
«Sì! E per fare della bella letteratura ti metti a fomentare anche tu questi sogni che snervano già tanto la gente, che sviano già tanto dalla vita vera! Non mi piace niente! Un incredulo come te! Uno persuaso, come sono persuasa io, che noi siamo bolle di sapone, che si brilla un momento e poi si ritorna non nel niente ma nel Tutto!»
«Io?» rispose Carlino, intontito. «Io non sono persuaso di niente. Io dubito. È il mio sistema, lo sai bene. Se adesso uno mi dicesse che la religione vera è quella dei Cafri o quella dei Pelli Rosse, direi: forse! Non le conosco! Io vedo la falsità di quelle che conosco e per questo non vorrei certo che tu diventassi cattolica sul serio. Cacciarti di casa, poi…!»
«Intanto ci posso andare, prima di esserne cacciata?»
Così dicendo, Jeanne prese il braccio di Noemi. Carlino pregò che facessero il giro del Lac d’amour. Chi sa, forse intanto si aprirebbe il finestrino nel cielo. Ci teneva. Noemi espresse il dubbio, ricordando la conversazione di poche ore prima, che alla finestra ci venisse proprio la signorina Fomalhaut.
«Già» fece Carlino, pensieroso. «Non avevo più pensato a Fomalhaut. Se non sarà Fomalhaut adesso, sarà Fomalhaut allora.»
Ma Noemi non aveva finito con le sue difficoltà. Se alla finestra non ci venisse nessuna stella, né grande né piccola? A questo, Carlino trovò subito rimedio. La stella ci sarà. Potrà essere telescopica, perduta in una profondità immensa, ma ci sarà. La fanciulla non la vede; la vede il prete, con i suoi occhi di presbite decrepito. Dopo la vede anche la fanciulla, per fede.»
«E così quella povera fanciulla» disse Jeanne amaramente «sulla fede di un vecchio prete mezzo cieco vedrà delle stelle che non ci sono, perderà il suo buon senso, la sua giovinezza, la sua vita, tutto. La farai bene seppellire lì al Béguinage, dopo?»
E si avviò con Noemi senz’attendere la risposta.
Fatto il giro del Lac d’amour, le due signore si trattennero lungamente sull’altro ponte; ma nessun finestrino si aperse nel cielo. Il torrione lontano delle Halles, il campanile enorme di Notre Dame, una tozza torre imminente allo stagno, gli acuti comignoli del Béguinage si disegnavano, venerabile concilio di alti vecchioni, sulle nubi lattee. Carlino, non potendo far di meglio, incominciò un ragionamento ad alta voce sul posto più opportuno per la sua finestra.
«Che giorno è oggi?» chiese Jeanne all’amica, sotto voce.
«Sabato.»
«Domani parlo a Carlino, lunedì e martedì si regolano tante cose, mercoledì si fanno i bagagli e giovedì partiamo.
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