Credi che fosse in relazione…?»

Jeanne accennò di no. Nel settembre successivo al luglio doloroso il suo disgraziato marito era morto a Venezia, di delirium tremens. Ella era andata a villa Flores nell’ottobre e là nello stesso giardino dove anche la marchesa Scremin era venuta aprendo a Don Giuseppe il suo povero vecchio cuore tribolato, gli aveva espresso il desiderio che Piero sapesse di questa morte, sapesse di poter pensare a lei, se ciò gli avvenisse mai, senza ombra di colpa. Don Giuseppe l’aveva prima dolcemente sconsigliata dal perdersi dietro a quel sogno, e poi le aveva detto, con sincerità intera, che nessuna notizia gli era pervenuta mai di Piero dal giorno della sua scomparsa.

Temendo altre domande, schiva di sentirsi toccar la ferita da mani inesperte, Jeanne desiderò uscire dall’argomento.

«Raccontami pure del tuo frate» diss’ella. Ma proprio allora si udì nell’anticamera la voce di Carlino.

«Adesso no» rispose Noemi. «Stasera.»

Carlino entrò, fasciato il collo di seta bianca, brontolando contro il Lac d’amour che infine era una grandissima corbellatura, e infettava poi anche l’aria di piccole creature odiose, velenose per le sue tonsille.

«Già» diss’egli. «L’amore stesso non vale meglio.»

Noemi gli volle proibire di parlar dell’amore. Lui, parlarne, che non lo intendeva! Carlino la ringraziò. Stava appunto per innamorarsi di lei, ne aveva avuto una paura enorme. Queste parole venute presto presto dopo l’apparizione di certa disordinata piuma sopra un cappello detestabile e dopo certa frase molto borghesemente ammirativa su quel povero diavolo noioso di Mendelssohn, lo avevano salvato à jamais. I due si scambiarono altre impertinenze e Carlino fu tanto brioso malgrado le tonsille infette, che la signorina d’Arxel lo felicitò per il suo romanzo.

«Si capisce che va bene» diss’ella.

«Che! Punto!» rispose il romanziere. Non andava punto bene, anzi aveva dato nelle secche di una situazione disperata. Lo sapeva l’esofago dell’autore che ci aveva lì due personaggi incapaci di scendere e di risalire, uno grasso e buono, l’altro sottile e pungente, similissimo alla signorina d’Arxel. Gli pareva di aver inghiottito insieme un fico e un’ape, come certo disgraziato contadino toscano che n’era morto in quei giorni. L’ape capì che aveva voglia di parlarne, lo punse e lo ripunse tanto che infatti ne parlò. Il suo romanzo poggiava sopra un caso curioso di contagio spirituale. Il protagonista era un prete francese di ottant’anni, pio, puro e dotto. Francese? Perché francese? Ma! Perché il personaggio abbisognava di certo colore di fantasia poetica, di certa mobilità sentimentale e queste belle cose non si trovano in un prete italiano, secondo Carlino, a sgusciarne mille. Accadeva un giorno a questo prete di confessare un uomo di grande ingegno, combattuto da terribili dubbi circa la fede. A confessione finita il penitente se n’andava tranquillo e il confessore rimaneva scosso nelle credenze proprie. Qui doveva seguire un’analisi minuta e lunga dei successivi stati di coscienza di questo vecchio, che aspettava la morte di giorno in giorno con lo sgomento di uno scolare il quale attenda nell’anticamera della scuola il suo turno di esame e non si trovi più in testa niente. Egli capita a Bruges. Qui l’ostile interruttrice esclamò:

«A Bruges? Perché?»

«Perché io sono il suo Papa» rispose Carlino «e lo mando dove voglio. Perché a Bruges c’è un silenzio di anticamera dell’Eternità e quel carillon, che in fondo comincia a seccarmi, può anche passare per un richiamo di angeli. Finalmente perché a Bruges c’è una signorina brunetta, sottile, alta e che si può anche dire intelligente benché parli l’italiano male e non capisca la musica.»

Noemi porse le labbra e arricciò il naso.

«Che sciocchezza!» diss’ella.

Carlino proseguì dicendo che non sapeva ancora come, ma che insomma, in qualche modo, la brunetta sarebbe diventata penitente del vecchio prete. Noemi protestò ridendo: come mai? allora non era lei! Un’eretica? Confessarsi? Carlino si strinse nelle spalle. Dramma di follia più, dramma di follia meno, protestantesimo e cattolicismo erano la stessa cosa. Dunque il vecchio prete ritroverebbe la sua fede antica nel contatto di quella semplice e sicura di lei. Qui Carlino aperse una parentesi nel suo racconto per confessare che veramente non sapeva che qualità di fede avesse Noemi. Ella arrossì, rispose che aveva la fede protestante.