Come l’aveva passata la signora Dessalle? Inquieta? Ma di quale inquietudine?

«È stata inquieta! Che vi debbo dire?» fece Noemi, un po’ seccata. E si accostò alla finestra aperta come per spiare le intenzioni delle nuvole. Giovanni fece un passo verso di lei, risoluto di venire a capo delle sue reticenze. Ella lo presentì e si affrettò ad un rifugio, a chiedergli il suo pronostico del tempo.

Il cielo era tutto coperto, grandi nuvole basse traboccavano dai dorsi di Monte Calvo sopra i Cappuccini e la Rocca. L’aria era tepida, il fragore dell’Aniene, forte. Giù in basso il curvo nastro della strada di Subiaco traspariva fosco di mota fra i fogliami degli ulivi. Giovanni rispose:

«Pioggia.»

Noemi domandò subito quanta strada ci fosse dal villino ai Conventi. A Santa Scolastica venti minuti. Perché lo domandava? Udito che Jeanne intendeva andarvi con Noemi quella mattina stessa, Maria protestò. Con un tempo simile? L’ultimo tratto bisognava farlo a piedi. Non potevano aspettare, rimandare a domani, a dopo domani?

«Quando te l’ha detto?» chiese Giovanni, quasi brusco.

Noemi esitò e poi rispose:

«Stanotte.»

Comprese, nel dire la parola, che suggeriva sospetti, specie dopo quell’attimo di esitazione; e attese un assalto, incerta se resistere o cedere.

«Noemi!» esclamò Giovanni, severo.

Ella lo guardò, soffusa il viso di un lieve rossore. Non disse neppure – che c’è? –; tacque.

«Non negare!» ripigliò suo cognato. «Questa signora ha riconosciuto don Clemente. Non negare, dillo, è un dovere di coscienza per te! Non è possibile di permettere che s’incontrino!»

«Quello che ho detto è vero» rispose Noemi, ferma oramai della via che terrebbe. Nella sua voce senza sdegno, quasi sommessa, era una implicita confessione di non aver detto la verità intera.

«Non lo ha riconosciuto? Però tu, qualche cosa sai!»

«So qualche cosa» rispose Noemi «sì, ma non posso dire quello che so. Vi dico solo di far avvertire subito don Clemente che la signora Dessalle e io si va stamane a visitare i Conventi. Altro non vi dico e vado a vedere se Jeanne si è svegliata.»

Ella uscì di volo. I Selva si guardarono. Che significava questo voler avvertire don Clemente? Maria lesse nel pensiero di suo marito qualche cosa che le dispiacque, che non avrebbe voluto gli venisse alle labbra.

«Scrivi questo biglietto a don Clemente, intanto» diss’ella.

Ma Giovanni, prima di scrivere, volle pur dire quello che pensava. Per lui vi era una sola spiegazione possibile. Don Clemente era veramente l’uomo. Noemi aveva promesso alla signora Dessalle di non dirlo ma voleva impedire l’incontro. Maria esclamò vivacemente: «Oh Noemi, mentire, no!» e poi arrossì, sorrise, abbracciò suo marito come se temesse di averlo offeso. Perché appunto Giovanni si era offeso una volta di certe parole sfuggite a lei sulla poca sincerità degl’italiani e adesso un’ombra di quella nube poteva forse ritornare per effetto della sua esclamazione. Egli fu punto infatti, più dall’abbraccio che dalla protesta, e arrossì pure, ricordando, e sostenne che al posto di Noemi anche Maria avrebbe negato. Maria tacque, uscì dallo studio, brillandole negli occhi una lagrima importuna. Giovanni si compiacque, in principio, di avere rintuzzata una tenerezza offensiva e si mise a scrivere il biglietto per don Clemente. Non l’aveva finito di scrivere e il suo corruccio gli era già diventato rimorso. Si alzò, uscì in cerca della moglie. Era nel corridoio con Noemi che discorreva piano.