Volse tosto il viso a lui, lo intese, gli sorrise con gli occhi ancora umidi, gli fé cenno di accostarsi e di parlar sotto voce. Che c’era? C’era che Jeanne voleva partire subito per Santa Scolastica. Noemi avvertì ch’era appena svegliata e che questo subito significava un’ora e mezzo, almeno. Ma bisognava mandare a Subiaco per una carrozza, poiché Jeanne non era in grado di fare a piedi che lo stretto necessario, l’ultimo tratto di via.
Un tocco di campanello richiamò Noemi. Jeanne l’aspettava, impaziente.
«Che cameriera pettegola!» diss’ella, tra sorridente e crucciata. «Cosa sei andata a raccontare a tua sorella?»
Noemi la minacciò di andarsene. Jeanne giunse le mani, supplichevole. E le domandò fissandola negli occhi, scrutandone l’anima:
«Come mi pettino? Come mi vesto?»
Noemi rispose sbadatamente:
«Ma come vuoi!»
L’altra batté il piede a terra, sbuffando. Allora Noemi capì.
«Da contadina» diss’ella.
«Sciocchissima creatura!»
Noemi rise.
Jeanne gemette il solito ritornello:
«Non mi vuoi bene! Non mi vuoi bene!»
Allora Noemi si fece seria, le domandò se volesse proprio riprenderselo, il suo Maironi.
«Voglio esser bella!» esclamò Jeanne. «Ecco!»
Ella era veramente bella così, nella sua veste da camera di un giallo ardente, con il suo fiume di capelli bruni, cadenti un palmo sotto la cintura. Era molto più bella e più giovine che la sera prima. Aveva negli occhi quella intensità di vita che prendevano un tempo quando Maironi entrava nella stanza dov’era lei, quando anche solo ella ne udiva il passo nell’anticamera.
«Vorrei la mia toilette di Praglia» diss’ella. «Vorrei comparirgli davanti col mio mantello verde foderato di pelliccia, adesso in maggio. Vorrei che vedesse subito quanto sono ancora la stessa e quanto voglio essere la stessa. – Oh Dio Dio!»
Gettò le braccia, con un subito slancio, al collo di Noemi, le impresse la bocca sulla spalla, soffocando un singhiozzo, mormorò parole che Noemi non poteva distinguere.
«No no no» diceva «sono pazza, sono cattiva, andiamo via, andiamo via.»
Alzò il viso lagrimoso. «Andiamo a Roma» diss’ella.
«Sì sì» rispose Noemi, commossa «andiamo a Roma, partiamo subito. Adesso domando a che ora c’è un treno.»
Jeanne l’afferrò di colpo, la trattenne. No, no, era una pazzia, cos’avrebbe detto sua sorella? Era una pazzia, era una cosa impossibile. E poi, e poi, e poi... Si coperse il viso, si mormorò dentro le mani che le bastava di vederlo, di vederlo un solo momento, ma che partire senza vederlo non poteva, non poteva, non poteva.
«Andiamo!» diss’ella, dopo un lungo silenzio, scoprendosi il viso. «Vestiamoci! Mi vestirò come vorrai tu; di sacco, se vorrai, di cilicio.»
Ell’aveva ricuperato il suo sorriso cruccioso di prima.
«Chi sa?» disse. «Forse mi farà bene di vederlo vestito da contadino.»
«Io guarirei subito» mormorò Noemi; e arrossì, sentendo di aver detto una grossa falsità.
Quando la signora Selva bussò all’uscio per avvertire che la carrozza era pronta, Jeanne pregò Noemi, con umiltà comica, di lasciarle mettere il grande cappello Rembrandt che prediligeva. Le nere ali piumate, curve sul viso pallido, sui neri fuochi degli occhi, sull’alta persona avvolta in un mantello scuro, parevan vive dell’anima stessa di lei, cupa, appassionata e altera. Ella sentì, nel dare il buongiorno a Maria Selva, l’ammirazione che destava. La sentì anche negli occhi di Giovanni, ma diversa, non simpatica. Appena lasciatolo per scendere con Noemi al cancello dove la carrozza aspettava, le domandò se avesse detto niente, proprio niente, a suo cognato. Avutane una risposta rassicurante, mormorò:
«Mi pareva.»
Fatti pochi passi, le strinse forte il braccio, esclamò lieta come per una scoperta improvvisa:
«Però sono ancora bella!»
Noemi non le dava retta. Noemi si domandava: il nome Dessalle avrà detto qualche cosa al quel frate? Lo avrà egli udito da Maironi? Se Maironi gli ha raccontato di questo amore, non potrebbe avere taciuto il nome della signora? In fondo ell’aveva un’acuta curiosità di conoscere l’uomo che aveva ispirato a Jeanne un sentimento così forte ed era scomparso dal mondo in un modo così strano. Ma lo avrebbe voluto vedere da sola. Era uno sgomento di pensare che i due s’incontrassero senza qualche preparazione.
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