I membri delle leghe di altri paesi, che venivano in visita, erano condotti in quella zona sordida con una certa paura, e romanzieri e commediografi cercavano in quei luoghi spunti per ambientare le loro opere, perché quello stato di depravazione morale era ritenuto indispensabile alla loro ispirazione creatrice.

Fra tutti i bar che gettavano una luce sinistra su una città civile, La Nave a Vele Spiegate era il peggiore e, quando quel luogo infame di malfattori e delinquenti venne rilevato dalla Società Cristiana e trasformato in un Rifugio per Marinai, tutti i nemici dell’alcool si rallegrarono profondamente.

Per quattordici anni i dirigenti del Rifugio (com’era denominato il centro di ritrovo) combatterono una lotta disperata per dar vita a un’oasi di serenità in quel deserto del male. Fecero tutto quello che era nelle possibilità dei comuni mortali. Venivano organizzate conferenze sull’alcolismo o, anche sui giardini e su come coltivarli, concerti tranquilli che cominciavano con degli inni e terminavano con la benedizione e l’invito a cambiare vita: cosa sarebbe successo di loro altrimenti? Ma nonostante tutte queste manifestazioni organizzate per tenere i marinai lontani dai bar dov’era di casa il peccato, la maggior parte di loro preferiva frequentare le Cinque Campane, il Cane da Guardia e altri bar simili dove si poteva bere, dove nessuno teneva delle conferenze a eccezione di quelle sulla misera paga dei marinai, e dove tutti i concerti terminavano in una rissa generale che di solito richiamava la polizia. Alla fine quell’importante società affidò la direzione del Rifugio a un ex commissario di bordo molto intelligente, che lo mandava avanti tenendo conto delle aspirazioni dei marinai, nonostante il suo impegno che nessun liquido pericoloso ne avrebbe superato la soglia. La licenza lo autorizzava a servire altre bevande, ma dato che la natura umana è quella che tutti conosciamo, le voci messe abilmente in circolazione che al Rifugio si poteva bere anche un goccio di ottimo liquore fecero affluire nuova clientela, e attraverso quella porta entravano dei ragazzi innocenti che recitavano la parte di Edgar Wallace

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1993 - Il Segno Del Potere

marinai sperduti e ottenevano di nascosto un bicchierino di alcool, servito da mani macchiate dal peccato.

Uno dei nuovi clienti del Rifugio era il capitano Harvey Hale, una massa enorme di muscoli e ossa, viso arrossato, occhi sfuggenti, mascella squadrata, senza nave né ingaggio per il momento dato che era il comandante che aveva condotto contro le rocce di Dame il vapore Gravalla, e che ora si trovava in aspettativa, poiché gli assicuratori si rifiutavano di pagare il risarcimento. Era il suo chiodo fisso, quando aveva bevuto un po’.

- Dodici mesi senza un lavoro… per cosa? - si lagnava. - Per aver perso una nave che era un relitto galleggiante. E io che ho pensato soprattutto ai miei uomini e ho fatto revisionare tutte le scialuppe di salvataggio prima di partire per Sunderland! E avevo controllato le cinture e tutto il resto!

“Sulla mia nave la sicurezza prima di tutto!” Nessun marinaio è morto, credetemi, e io sono stato l’ultimo a saltare fuori bordo secondo i regolamenti.

Preferiva evitare di raccontare di precedenti imprese che l’avevano portato davanti a un tribunale: di un processo a Calcutta per omicidio colposo, di un’inchiesta a Seattle per un carico avariato e di altre irregolarità di questo genere, successe a diverse latitudini.

- Forse troverai un ingaggio come contrabbandiere di alcolici - lo consolò Taylor, un nuovo avventore della casa.

Il capitano Harvey Hale ponderò quella possibilità. - Può darsi -

confermò - e io lo accetterei subito! - Diede un’occhiata all’orologio appeso alla parete.

- Aspetti qualcuno? - gli domandò l’altro e il capitano Hale lo guardò con aria sospettosa.

- Forse - rispose. Prese una lettera dalla tasca e la lesse; stava rimettendola via, quando cambiò idea e la porse a Taylor. - Cosa pensi di questo messaggio? - gli chiese.

Il signor Taylor si mise gli occhiali e lesse il biglietto scritto a macchina.

Posso offrirvi un lavoro ben remunerato, se siete disposto a dedicarvi a un ‘attività insolita, che potrebbe anche rivelarsi pericolosa per voi. Vi prego, uscite dalla Casa del Marinaio in Lyme Street alle 10.30. Il mio agente, il signor Smith, vi aspetterà.

- Cosa ne pensi? - domandò di nuovo Hale.

- Traffico di alcool - rispose prontamente l’altro. - C’è un’organizzazione Edgar Wallace

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a Londra che sta facendo una fortuna inviando alcolici negli Stati Uniti.

Il capitano Hale si morse le labbra carnose. - Non penso che si tratti di contrabbando, anche se forse hai ragione tu. Ma un povero marinaio, al giorno d’oggi, deve accettare quello che gli offrono, per guadagnare un po’

di soldi.