- Cosa mi stavi chiedendo? Lo conosco da sempre. Era il medico di famiglia. Gli antenati della mia illustre famiglia vivevano a Bath e i Laffin sono stati i nostri medici per centinaia di anni. Una specie di antica tradizione. È stato il mio precettore… lo sapevi? Laffin è molto intelligente. La maggior parte di quegli strani uccelli lo è. Sei felice di essere lontana da quella casa, non è vero Betty?
- Sì! - Dall’atteggiamento della ragazza non traspariva nessun incoraggiamento a rispondere ad altre domande.
- È un terribile diavolo. Mio zio ne era ciecamente convinto e anche il mio prozio, il settimo barone…
Betty l’interruppe, desiderosa di cambiare argomento. - E tu, Clive, come riesci a sopportare gli obblighi della tua posizione sociale… con fatica?
Il nono Lord di Lowbridge rispose divertito. - Gli obblighi sono un onere leggero, ma le ipoteche… sono tutto un altro discorso! Solo il cielo sa come sia riuscito lo zio Ferrers a dilapidare tutto il patrimonio! Forse solo il cielo e gli amministratori! Abbiamo sempre pensato che fosse immensamente ricco. Io vorrei dedicarmi solo all’arte, ma dovrei dipingere un capolavoro all’anno solo per pagare gli interessi delle ipoteche.
Betty rise sommessamente.
- Allora la festa per la tua presentazione è stata prematura.
L’uomo fece un largo sorriso, mentre attraversava con l’auto i cancelli di Regent Park, evitando per un pelo una limousine che procedeva lentamente.
- La Florette - esclamò concitato, scorgendo la donna seduta nell’auto scintillante. - Quella donna detesta passare inosservata! Mi meraviglio che non metta un’insegna luminosa con il suo nome sopra la macchina. La conosci, vero?
Betty Carew fece una piccola smorfia nell’oscurità. Conosceva la Florette molto bene, anche troppo bene! - Povero Clive! - lo consolò. - Un Lord senza soldi è veramente patetico! Ma forse non quanto un’attrice ambiziosa che è costretta a diventare una show-girl… almeno questo è quello che dovrò fare se Robespierre insiste con i suoi piani.
- Robespierre… ah, vuoi dire il dottore! Assomiglia proprio all’incorruttibile, adesso che me lo fai notare. Cosa ti ha chiesto di fare?
Betty emise un lungo sospiro. Era ritornata, senza volerlo, a un Edgar Wallace
7
1993 - Il Segno Del Potere
argomento che avrebbe preferito evitare e ora non riusciva a scacciare dalla mente le sue preoccupazioni.
- Si tratta di un altro dei suoi folli progetti… dovrei lavorare per un uomo che vuole fare pubblicità a una scrivania. Ha parlato di una scrivania, all’inizio della nostra conversazione, o almeno così credo di aver capito.
- Ma cosa dovresti fare?
- Dovrei restare seduta in una vetrina quattro ore al giorno… la vetrina sarà arredata come uno studio… dovrei indossare un abito verde e scrivere, o almeno fingere di scrivere, a una scrivania sulla quale… - la ragazza rise nonostante la rabbia - ci sarà un vaso di giada con una rosa rossa. Puoi immaginarti la scena?
Clive Lowbridge restò a lungo silenzioso.
- Pensi che sia matto? - gli chiese la ragazza. - Io ne sono sicura… non esiste alcun dubbio in proposito… e aspetta, c’è ancora un’altra cosa! Un uomo verrà da me un giorno e mi chiederà “il messaggio” e io dovrò consegnargli una lettera che si trova nel cassetto superiore destro della scrivania.
- È matto - le rispose Lowbridge con convinzione - e spero che tu non farai quello che ti ha chiesto, Betty.
1 comment