Gli azionisti raramente ricevevano dividendi inferiori al dodici virgola cinque per cento e vi erano addirittura anni in cui intascavano un extra-dividendo.

La società annoverava centocinquanta clienti, buona parte dei quali erano piccoli azionisti che all’investimento preferivano la speculazione: preti dì campagna, dottori e giocatori d’azzardo che vivevano pericolosamente ai margini dell’alta finanza. Le azioni erano molto quotate e la sua partecipazione agli utili fruttava a Cartwright un ingente somma dì denaro ogni anno. Quel che probabilmente attraeva il piccolo speculatore era il fatto dì conoscere il fondo dì riserva della società, la cui voce in bilancio appariva più che rispettabile. Era proprio il problema dì questi fondi dì riserva su cui era concentrata l’attenzione dei quattro silenziosi uomini che si incontrarono in modo informale nella stanza dì un hotel parigino.

Erano in tre contro Cartwright, dato che nessuno dei suoi compagni condivideva le sue idee.

- È troppo pericoloso, signor Cartwright - proruppe Gribber. - I rischi che corriamo sono già molto elevati e non possiamo permetterci, a parer mio, dì aumentarli. Non ci sarebbe limite nella raccolta dì denaro, se lei si rivolgesse al pubblico inglese.

Cartwright si accigliò. - Perché non attingere il denaro dalla nostra riserva? - chiese.

Edgar Wallace

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1922 - Il Segreto Della Miniera

- Quella non si tocca! - lo interruppe il cauto Gribber, scuotendo il capo con decisione. - Mio Dio, no, non possiamo toccarla! Perché è certo che gli anni dì magra verranno e i nostri clienti ci chiederanno i dividendi che spettano loro.

Cartwright non insistette oltre. C’erano altri modi per finanziare il suo piano. La Società Benson, per esempio. Parlò diffusamente della sua nuova impresa, che avrebbe avuto i suoi quartieri generali a Parigi, sotto gli occhi dei suoi scettici condirettori. Citò nomi con disinvoltura e facilità, nomi dì un certo prestigio nel mondo della finanza. I tre concordarono che la Società Benson sembrava proprio un investimento sicuro.

Più importante era la faccenda che, una settimana più tardi, portò Alfred Cartwright alla stazione dì St. Lazare per incontrare un passeggero.

La ragazza saltò giù dal treno e si guardò intorno con espressione dubbiosa, ma si illuminò non appena scorse il cupo Cartwright. -

Accidenti! È un sollievo - esclamò. - Ero terrorizzata all’idea dì non trovarla ad aspettarmi, mi sono rimaste soltanto poche sterline.

- Ha ricevuto il mio telegramma? - le chiese e lei sorrise, mostrando due file dì denti periati.

- Sono ancora un po’ sconcertata - rispose. - Che cosa vuole che faccia esattamente qui a Parigi?

- Prima andiamo a mangiare e poi parleremo - ribatté lui. - Avrà fame immagino.

- Da lupi! - esclamò lei, ridendo.

L’auto dì Cartwright li stava aspettando e li trasportò in una stradina che sbucava in boulevard des Italiens, dove si trovava uno dei migliori ristoranti parigini.