- Voglio proprio conoscere questo nipote, o cugino o qualunque cosa sia.
Si chiese vagamente che cosa lo avesse indotto ad assumersi la responsabilità del ragazzino e senza rimorsi giunse alla conclusione che si era trattato dì vanità personale.
La porta si aprì ed entrò un ragazzo a grandi passi. “A grandi passi” è l’unico modo per descrivere l’incedere rapido e deciso del ragazzino dagli occhi luminosi che fissò Cartwright senza battere ciglio. Cartwright, dal canto suo, non osservò i suoi vestiti, ma gli occhi grigio chiaro, la bocca risoluta, straordinariamente risoluta per un ragazzo dì quattordici anni, e le mani agili e non troppo pulite.
- Siediti, figliolo - gli disse Cartwright. - Così tu sei mio nipote.
- Cugino, credo - replicò il ragazzo, esaminando con occhio critico gli oggetti sul tavolo dì Cartwright. - Tu sei il cugino Alfred, non è vero?
- Oh, sono un cugino? Sì, immagino dì sì - ribatté Cartwright con aria divertita.
- Dico io - esclamò il ragazzo - e la retta della scuola? Il preside era piuttosto su dì giri al riguardo.
- Su dì giri? - esclamò Cartwright perplesso. - Mi suona nuova questa parola.
- dì cattivo umore - spiegò il ragazzo con calma. - Arrabbiato deve essere la parola esatta.
Cartwright ridacchiò. - Che cosa vuoi diventare? - chiese.
- Un finanziere - rispose T.A.C. Anderson con prontezza. Si sedette, appoggiò i gomiti sulla scrivania e la testa sulle mani, senza mai distogliere lo sguardo da Cartwright. - Sono convinto che sia una bella Edgar Wallace
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1922 - Il Segreto Della Miniera
idea… la finanza - soggiunse. - Sono un cannone in matematica.
- Che ramo della finanza? - chiese Cartwright con un sorriso.
- Le finanze degli altri - replicò con prontezza il ragazzo. - Il tuo stesso lavoro.
Cartwright gettò indietro la testa e scoppiò in una risata. - E credi dì essere capace dì amministrare venti società allo stesso tempo? - domandò.
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia. - Certo! Comunque sia, tenterò la sorte.
La frase colpì Cartwright.
- Tenterai la sorte? È buffo.
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