Le ho detto che lei mi piace e Edgar Wallace
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1922 - Il Segreto Della Miniera
questa è la pura verità. Lei mi ha detto dì essere scapolo e io le ho detto che sono libera. Non dico che sono innamorata dì lei, né oso credere che lei lo sia dì me. Ma se vuole che la faccenda proceda, e se desidera che io mi getti nel fango per la causa, deve pagare il mio prezzo…
- E il prezzo sarebbe…? - chiese Cartwright con curiosità.
- Sposarmi - rispose la ragazza.
- Beh, io… - Cartwright riuscì soltanto a deglutire al colmo dell’ammirazione, e poi cominciò a ridere, dapprima piano, quindi, mentre la comicità della situazione si faceva strada in lui, così forte che i clienti del Café Scribe si voltarono a guardarlo. - È un’idea originale - commentò
- ma…
- Ma? - ripeté lei, tenendo lo sguardo fisso su dì lui.
Cartwright assentì in direzione della ragazza. - Affare fatto! - esclamò.
Fissandolo, lei tese la mano e gli prese la sua, poi scosse lentamente il capo.
- Mio Dio! - disse. - Vuole quel terreno a ogni costo, capisco benissimo!
- E Cartwright riprese a ridere.
Il senor Brigot viveva in modo piuttosto lussuoso per essere sull’orlo della rovina. Possedeva una piccola casa nella zona residenziale e un appartamento sul boulevard Webber. Era un uomo corpulento, dall’aria affaticata, con baffi scuri, ovviamente tinti, e una barbetta che dimostrava dì essere oggetto della medesima cura. Al pari del signor Cartwright, aveva molti interessi, ma il suo interesse principale erano i suoi stessi diletti e le sue inclinazioni. Vanto del senor Brigot era il non aver mai visto Parigi tra le sei del mattino e l’una del pomeriggio, pur vivendoci da vent’anni. La sua prima colazione era servita alle quattordici e soltanto alle diciotto lui cominciava a interessarsi alla vita; poi, all’ora in cui la maggior parte delle persone si ritira per andare a dormire, arrivava per lui il culmine della giornata.
Una sera Brigot, che dì solito si recava a cena in una positiva disposizione dì spirito, si sedette al suo tavolo favorito all’Abbaye con un gran cipiglio, e rispose all’allegro saluto del cortese maitre d‘ hotel con un grugnito.
Tra le sue varie imprese e qualche possedimento, annoverava la proprietà e la direzione dì un piccolo e cadente teatro dì legno nella città dì Tangeri, cosa dì cui Cartwright era all’oscuro. Aveva analoghi interessi in numerosi cabaret spagnoli, ma ciò che più lo irritava al momento, non Edgar Wallace
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erano tanto i resoconti inquietanti provenienti da uno dì questi, quanto piuttosto una lettera dì sei pagine che aveva ricevuto quel pomeriggio da suo figlio, nella quale la speranza dì casa Brigot gli spiegava i suoi motivi per avere immediatamente licenziato un collaboratore assolutamente indispensabile. Il senor Brigot bestemmiò tra sé maledicendo il primogenito.
Proprio in coincidenza con l’arrivo della lettera era sopraggiunto José Ferreira, che si era, nel frattempo, trattenuto a Madrid per una settimana. I pensieri del senor Brigot erano tutti incentrati su José Ferreira, quando proprio quest’ultimo, con un sorriso affettato e un’aria dì scusa come consapevole della trasandatezza dei propri abiti, scivolò sulla sedia dì fronte a lui. Brigot lo fissò un attimo e Jose Ferreira si dimenò a disagio sulla sedia.
- Se mi avessi telegrafato, avrei sistemato la faccenda - esclamò Brigot, come se stesse continuando una conversazione interrotta qualche minuto prima. - Invece, da quello sciocco che sei, sei venuto fino a Parigi sprecando del tempo prezioso a Madrid, e io vengo a sapere della cosa da mio figlio.
- È stato deplorevole - mormorò José - ma don Brigot…
- Don Brigot! - schernì il padre dì quest’ultimo. - Don Brigot è una bestia! Perché mai gli hai prestato attenzione? Non hai nient’altro da fare a Tangeri che occuparti dì quel teatro pidocchioso? Non hai anche altri compiti?
- Il giovane senor ha insistito - mormorò José in tono dì scusa. - Mi ha ordinato dì andarmene, cosa avrei mai potuto fare?
Brigot grugnì qualcosa dì poco lusinghiero.
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