Il signor di Courvoisier amò tanto di più sua moglie, raddoppiò il proprio zelo prolifico, e i due erano citati come la coppia più felice di Parigi. Non si diceva altrettanto dei Saint-Loup, perché Robert, anziché accontentarsi dell’inversione, faceva morire di gelosia la moglie mantenendo, senza alcun piacere, delle amanti.

Può darsi che Morel, essendo nerissimo, fosse necessario a Saint-Loup come l’ombra al raggio di sole. Si può benissimo immaginare in quella famiglia così antica un gran signore biondo oro, intelligente, dotato d’ogni prestigio, capace di celare nel più profondo un gusto segreto, da tutti ignorato, per i negri.

Robert, d’altronde, non lasciava mai che la conversazione toccasse il genere d’amori ch’era il suo. Se io vi accennavo: «Ah! non saprei», rispondeva, con un distacco così profondo che si lasciava sfuggire il monocolo, «non ho la minima idea di queste cose. Se vuoi informazioni in proposito ti consiglio, mio caro, di rivolgerti altrove. Io sono un soldato, punto e basta. Tanto mi lasciano indifferente queste faccende, altrettanto mi appassiona la guerra balcanica. Una volta ti interessava, l’etimologia delle battaglie. Allora ti dicevo che si sarebbero riviste, sia pure nelle condizioni più diverse, le battaglie tipiche, per esempio il grande saggio di aggiramento sull’ala, la battaglia di Ulm. Ebbene! saranno particolari quanto vuoi, queste guerre balcaniche, ma Luleburgaz è ancora Ulm, l’aggiramento sull’ala. Ecco gli argomenti di cui puoi parlare con me. Del genere di cose a cui alludevi, ne so quanto di sanscrito».

Questi argomenti che Robert disprezzava tanto, Gilberte, una volta che lui era ripartito, li affrontava invece volentieri con me. Non in relazione al marito, visto che ignorava o fingeva di ignorare tutto. Ma vi si soffermava volentieri in quanto concernevano gli altri, sia che vi vedesse una sorta di scusa indiretta per Robert, sia che questi, diviso come suo zio fra un silenzio severo sull’argomento e un bisogno di sfogo e di maldicenza, l’avesse largamente istruita. Fra tutti, Charlus non veniva risparmiato; probabilmente Robert, pur non parlando di Charlie a Gilberte, quand’era con lei non poteva trattenersi dal ripeterle, in una forma o nell’altra, quanto veniva a sapere dal violinista. E costui perseguitava col suo odio l’ex benefattore. Queste conversazioni, che Gilberte prediligeva, mi permisero di chiederle se, in un genere parallelo, Albertine, che avevo sentita nominare per la prima volta proprio da lei, quando erano compagne di scuola, avesse quei gusti. Gilberte non poté darmi l’informazione richiesta. D’altronde, la cosa aveva smesso da tempo di interessarmi. Ma continuavo a occuparmene meccanicamente, come un vecchio che, perduta la memoria, chieda di tanto in tanto notizie del figlio che ha perduto.

La cosa curiosa, e sulla quale non posso dilungarmi, è sino a che punto, più o meno in quel periodo, tutte le persone amate da Albertine, tutte quelle che avrebbero potuto farle fare quel che avessero voluto, abbiano chiesto, implorato, oserei dire mendicato, in mancanza della mia amicizia, qualche rapporto con me. Non ci sarebbe stato più bisogno d’offrire del denaro a Madame Bontemps perché facesse tornare Albertine da me. Questo ripensamento della vita, che si verificava quando non serviva più a niente, mi rattristava profondamente, non a causa di Albertine – che avrei vista tornare senza alcun piacere se me l’avessero riportata non più dalla Touraine, ma dall’altro mondo –, ma a causa di una giovane donna che amavo e che non mi riusciva d’incontrare. Mi dicevo che se fosse morta, o se avessi smesso d’amarla, tutti coloro che avrebbero potuto avvicinarmi a lei sarebbero caduti ai miei piedi. Nell’attesa, cercavo invano di agire su di loro, non guarito dall’esperienza che avrebbe dovuto insegnarmi – ammesso che possa mai insegnare qualcosa – che amare è una malasorte come quelle delle fiabe, contro le quali non c’è niente da fare finché l’incantesimo non sia cessato.

«Il libro che ho qui parla proprio di queste cose», mi disse Gilberte. (Parlai a Robert di quel misterioso: «Ci saremmo capiti, io e lei». Dichiarò di non ricordarsene, e che la cosa non aveva comunque nessun senso particolare.)

«È un vecchio Balzac che mi sto sorbendo per mettermi alla pari con gli zii, La Fille aux yeux d’or. Ma è assurdo, inverosimile, un incubo bello e buono. Del resto, una donna può forse essere sorvegliata così da un’altra donna, mai da un uomo. – Vi sbagliate, ho conosciuto una donna che un uomo innamorato di lei era arrivato a sequestrare nel vero senso della parola; non poteva mai vedere nessuno, e usciva solo con servitori fidati. – Ebbene, dovrebbe farvi orrore, a voi che siete così buono.