Lo rividi…, per modo di dire. Dopo sei anni di buio assoluto, chiudevo gli occhi alla luce del sole, come un pipistrello. Lo incontrai, nel cortile della prigione, e lo riconobbi, pur attraverso una specie di nebbia opaca. Quello che intravidi bastò a stringermi il cuore. I suoi capelli erano tutti bianchi ed era precocemente invecchiato. Il petto incavato e le guance smunte. E la mano gli tremava furiosamente per la paralisi.
Camminando, vacillava.
Mi riconobbe, e i suoi occhi, nel volgersi verso di me, si riempirono di lacrime.
Ma anch’io non ero ormai che un fetido rottame. Non pesavo che una trentina di chili. I miei capelli, spruzzati di bianco come i baffi e la barba, erano irsuti, non avendo più conosciuto un paio di forbici. Barcollavo come lui, e a tal punto che per farmi attraversare quella fetta di cortile, smagliante di sole, i guardiani dovevano sostenermi sotto le braccia.
Il mio sguardo e quello di Skysail s’incrociarono.
Sapeva bene che, parlandomi, infrangeva le regole. Ma il suo spirito indomabile non si curava di ciò.
- I miei complimenti, Standing, - mormorò con voce spezzata. - Sei veramente un uomo. Non hai detto niente della dinamite…
Con quel filo di voce che mi restava in corpo, mormorai a mia volta:
- Non ne ho mai saputo niente, della dinamite… Credo proprio che non sia mai esistita…
- Bene… - mi rispose, scuotendo la testa come un bambino. - Tu non vuoi parlare, l’ho capito… Sei veramente un uomo, Standing, e meriti rispetto…
I guardiani mi trascinarono via, e non ebbi più modo di rivedere Skysail. Era però evidente che anche lui aveva finito con il credere a quella dinamite fantasma.
Perché, ora, mi trovo qui, a Folsom, e perché, fra poco, penderò dalla forca? Adesso ve lo racconto. Non è per quella vecchia storia del professor Haskell, che ho ucciso; ma perché sono stato dichiarato colpevole d’aggressione contro uno dei miei guardiani.
E qui è la mia disgrazia. Nell’epoca in cui uccisi il professore Haskell, questa legge non esisteva. Fu approvata soltanto dopo la mia prima condanna. E’ chiaro allora, per quanto mi riguarda, che l’applicazione retroattiva di questa legge è incostituzionale. E non c’è uomo di buon senso che non sia del mio parere.
Ma quale effetto può avere un argomento del genere sullo spirito di sedicenti uomini di legge, che vogliono sbarazzarsi a ogni costo del noto e rispettabile professore d’agronomia Darrell Standing? Del resto devo riconoscere che c’è un precedente. Un anno fa, è stato impiccato Giacomo Oppenheimer, proprio qui, a Folsom, e per un delitto uguale. La sola differenza tra i due casi è che lui non aveva fatto sanguinare con il suo pugno il naso d’un guardiano. No. Ma, con il suo coltello per il pane, aveva tagliuzzato un po’ di pelle a un altro guardiano.
La nostra esistenza quaggiù, i rapporti tra gli uomini, il groviglio inestricabile delle leggi… mio Dio! com’è buffo e strano tutto ciò! Scrivo queste righe nella stessa cella che occupava Oppenheimer. L’hanno fatto uscire di qui per impiccarlo.
Così faranno con me.
Come se voi foste in grado, branco di idioti, banda di cialtroni, di strangolare la mia anima immortale, con la vostra corda e la vostra forca! A dispetto di tutti, io calpesterò ancora, e più d’una volta, questa nostra terra. E vi camminerò, in carne e ossa, come per il passato, principe o contadino, sapiente o stupido; a volte sulla vetta della scala sociale, a volte stritolato dalla ruota del destino.
5. IN SEGREGAZIONE
Tutto quello che scrivo risente naturalmente della situazione, e potrà apparire un po’ sconnesso…
Ritorniamo a San Quintino e alla cella numero 1, dove mi avevano rinchiuso.
Mi sentivo disperatamente solo, e le prime ore passarono con una lentezza estenuante, i primi giorni mi sembrarono senza fine.
Il battito del tempo era segnato soltanto dal cambio regolare dei guardiani, e dal succedersi del giorno e della notte. Il giorno non era che una luce debole e confusa, che tuttavia mi consolava della totale oscurità della notte. Una luce che filtrava appena, attraverso uno spiraglio, e che portava con sé ben poco del solare chiarore del mondo esterno.
La luce non era mai abbastanza perché fosse possibile leggere. Del resto, non avevo niente da leggere.
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