Passato questo intervallo, ed aggiustati tutti i miei ordigni a mio talento, approfittai d’una serata alquanto fredda, in cui la famiglia, giusta il costume, era d’intorno a me radunata, per carpirne l’assenso, o piuttosto per indurla essa medesima, senz’avvedersene, a farmene la preghiera. La giovane Contessina, di cui la presenza era pur tanto essenziale, fu quella che vi oppose le maggiori difficoltà, ma ci soccorse opportunamente lo slancio entusiastico della sua passione, e forse piú ancora un debole barlume di speranza che il creduto defunto vivesse ancora e non comparirebbe allo scongiuro. La diffidenza della cosa per se stessa, ed il dubbio dell’arte mia furono le sole difficoltà ch’io non ebbi a combattere.“Ottenuto l’assenso della famiglia fu stabilito il terzo giorno per dar mano all’opera. Orazioni protratte sino alla mezzanotte, digiuni, vigilie, solitudine e mistica disciplina, unite all’uso di un certo musicale strumento ancora ignoto, da me in simili casi sperimentato assai efficace, furono i preliminari di quest’atto solenne, i quali riuscirono talmente a seconda de’ miei desideri che il fanatico entusiasmo de’ miei ascoltatori riscaldò la mia propria fantasia ed aumentò non poco l’illusione di cui dovevo invasarmi in tale occasione. Arrivò Finalmente l’ora tanto aspettata.”— Io indovino — gridò il Principe — quella persona che siete ora per tirare in iscena; ma continuate pure… continuate.— Altezza, no. Lo scongiuro riuscí a maraviglia.— Ma come? Dove resta l’Armeno?— Non si dubiti di nulla — rispose il Siciliano — l’Armeno comparirà pur troppo presto.“Io non entrerò nel dettaglio di questa farsa che d’altronde mi renderebbe troppo prolisso. Basterà il dire che soddisfece ad ogni mia aspettativa. Il vecchio Marchese, la giovine Contessina con sua madre, il Cavaliere, ed alcuni altri parenti furono presenti. Le signorie loro si figureranno di leggieri che durante il lungo soggiorno da me fatto in quella casa non mi sono mancate le occasioni di prendere le piú esatte informazioni di tutto ciò che riguardava il defunto. Diversi suoi ritratti, da me colà osservati, mi posero in istato di dare la piú identica rassomiglianza allo spettro, e siccome io non lo feci parlare che per via di cenni, rimase tolto ogni sospetto, che avrebbe potuto dare la diversità della voce. Il defunto apparve in barbaro ammanto di schiavo con profonda ferita nel collo. Le signorie loro osserveranno” disse il Siciliano “che in ciò io mi dipartii dalla comune congettura che lo presumeva estinto nell’onde, poiché io avea fondamento di sperare che appunto l’inaspettato colpo di questa catastrofe aumenterebbe non poco la credibilità della visione stessa, siccome all’opposto nulla sembravami piú pericoloso di una troppo evidente approssimazione al naturale.”— lo credo che il vostro giudizio sia stato in ciò molto giusto — disse il Principe rivolgendosi a noi. — In una serie di strane apparizioni dovea, per quanto a me sembra, la piú naturale essere la meno opportuna. La facilità di concepire l’ottenuta scoperta non avrebbe qui fatto che avvilire il mezzo per cui erasi conseguita. La facilità di rinvenirla lo avrebbe anche reso sospetto, poiché a qual fine incomodare uno spirito, quando null’altro da lui saper si deve se non se quello che, senza di lui, con la scorta del solo comun senso arguir si dovea? Ma la sorprendente novità e la difficoltà della scoperta è qui quasi mallevadrice del prodigio pel quale si è ottenuta, poiché chi oserà sparger dubbi sulla natura soprannaturale d’un’operazione, se ciò che ne risulta da naturali forze esser non potea eseguito? Ma io vi ho interrotto — soggiunse il Principe. — Terminate il vostro racconto.— Io feci fare — proseguí l’altro — allo Spirito la dimanda se egli nulla piú avea, che suo chiamasse in questo mondo, e se nulla vi avea lasciato che a lui fosse caro. Lo Spirito crollò tre volte il capo, e stese una delle sue mani al cielo. Prima di partire cavossi dal dito un anello, che, dopo sparito, fu ritrovato sul pavimento. Allorché la Contessina l’ebbe attentamente esaminato, trovò ch’era il suo anello matrimoniale.— Il suo anello matrimoniale! — gridò il Principe con istupore. — Il suo anello matrimoniale! Ma come arrivaste voi a tanto?— Io… quello non era già il legittimo, Altezza, Io lo avea… non era che un anello contraffatto.— Contraffatto! — ripigliò il Principe — per contraffarlo vi abbisognava il vero, e come lo otteneste voi, giacché il defunto certamente non ve lo porse dal dito?— Quest’è vero — disse il Siciliano, non senza indizio di confusione — ma da una descrizione che mi era stata fatta del vero anello matrimoniale.— E chi ve l’avea dunque fatta?— Già da lungo tempo — disse il Siciliano. — Era un anello d’oro affatto semplice col nome della giovane Contessina, se non erro. Ma ella mi ha guasto interamente il filo della narrazione.— Via, come andò il rimanente? — disse il Principe con aria mal soddisfatta e dubbiosa.— Allora tutti mostraronsi persuasi, che Girolamo piú non vivesse. La famiglia dopo quel giorno dichiarò la sua morte al pubblico, e vestí solennemente il lutto per lui. La circostanza dell’anello piú non permise ad Antonia ulterior dubbio, e diede alle premure del Cavaliere una maggior energia. Ma la violenta impressione fatta sopra di lei da quell’apparizione la precipitò in una pericolosa malattia, che poco mancò a deludere per sempre le speranze del suo amante. Essendosi alfine ristabilita, ella formò la risoluzione di vestir l’abito religioso, dalla quale non si lasciò rimuovere che dalle forti rimostranze in contrario del suo confessore, nel quale riposto avea un’illimitata fiducia. Finalmente egli riuscí co’ di lui sforzi, uniti a quelli della famiglia a strapparle dalle labbra un sí. L’ultimo giorno del lutto esser dovea il dí felice che il vecchio Marchese, con la cessione di tutti i suoi beni al legittimo erede, pensava di rendere ancor piú solenne.“Arrivò questo giorno, e Lorenzo ricevette all’altare la sua tremante sposa. Venuta la sera, un lautissimo pasto attendeva i lieti convitati nella gran sala da nozze superbamente illuminata, ed una strepitosa sinfonia vie piú destava il giubilo della festosa adunanza. Il lieto vecchio avrebbe voluto tutto il mondo a parte della sua gioia; tutti gl’ingressi del palazzo erano aperti, ed era il benvenuto chiunque andava a congratularsi seco lui.
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