Non so come accadesse che la lettiga noleggiata di fretta si ruppe, ed il Principe si vide costretto a fare a piedi il resto della strada. Biondello lo precedeva, la strada conduceva per vie remote ed oscure, e l’alba non essendo molto lontana, i fanali cominciavano ad offuscarsi, od erano di già estinti. Poteva essere trascorso un quarto d’ora di cammino, allorché Biondello venne a scoprire che avea smarrito la strada retta. La somiglianza de’ ponti lo avea ingannato, ed in vece di passare a S. Marco, erasi trovato nel sestiere di Castello. Quest’era una delle piú lontane contrade, ove non si vedea anima vivente: si dovette ritornare indietro per orientarsi in una strada maestra. Aveano fatto appena pochi passi, allorché in una contrada poco di là distante udirono gridare: “Aiuto! son morto!”. Il Principe, disarmato com’era, strappò il bastone dalle mani di uno de’ domestici, e con quella intrepidezza d’animo, ch’ella in lui conosce, corse verso la parte da dove echeggiava questa voce. Tre terribili assassini sono in procinto di atterrare un uomo, che si difende ancora, ma debolmente, con un suo compagno; il Principe comparisce in tempo opportuno per impedire il mortal colpo. Il suo grido e quello de’ domestici atterriscono gli assassini, che in luogo sí remoto non si aspettavano una simile sorpresa, di modo che, dopo alcuni lievi colpi di pugnale, abbandonano quell’infelice, e si danno alla fuga. Quasi svenuto e spossato dalla lotta sanguinosa, cade il ferito tra le braccia del Principe; il suo compagno gli scopre ch’egli ha salvato il Marchese di Civitella nipote del Cardinale A***i. Siccome il Marchese perdeva molto sangue dalle ricevute ferite, perciò Biondello, alla meglio ch’ei seppe, e di fretta fece da chirurgo, ed il Principe ebbe cura di farlo trasportare al palazzo di suo zio, ch’era poco di là lontano, e dove egli medesimo lo accompagnò. Quivi lasciollo chetamente, e senza darsi a conoscere per quello ch’egli era.
Ma per mezzo d’un domestico, che avea riconosciuto Biondello, fu scoperto il di lui nome. Alla mattina vegnente comparve subito il Cardinale, vecchio amico del Bucentauro. La visita durò un’ora: il Cardinale parve molto agitato nell’uscire; egli avea le lagrime agli occhi, ed anche il Principe era commosso. Quella stessa sera fu fatta una visita all’ammalato, del quale il chirurgo diede le migliori speranze. Il mantello nel quale era avvolto, aveva divertiti i colpi, e scemata di molto la loro forza. Dopo tale accidente non è passato giorno in cui il Principe non abbia fatto visita in casa del Cardinale, o non ne abbia ricevuto dal medesimo, ed una intrinseca amicizia comincia a formarsi tra questi due personaggi.
Il Cardinale è un venerabile sessagenario, di maestoso aspetto, con fronte serena e temperamento robusto. Egli è tenuto per uno de’ piú ricchi prelati in tutto il territorio della Repubblica. Egli governa ancora le sue immense sostanze con giovanil vigore, ed anche con giudiziosa parsimonia non disprezza i divertimenti del secolo. Questo nipote è il suo unico erede, il quale però non è sempre in buona intelligenza con suo zio, per quanto vien detto. Comunque questo vecchio non sia nemico de’ piaceri, la condotta di suo nipote può esaurire e stancare la piú grande e lunga indulgenza. I suoi principi libertini, e la sua sfrenata condotta, sgraziatamente sostenuta da tutto ciò che può abbellire il vizio ed allettare la sensualità, lo rendono il terrore di tutti i genitori, e l’oggetto di maledizione di tutti i mariti: anche quest’ultimo attacco dev’esserselo acquistato, per quanto si sostiene, con un intrico amoroso ch’egli avea formato con la consorte dell’Inviato ***ese: per nulla dire d’altri cattivi affari, da’ quali soltanto il danaro e l’autorità del Cardinale hanno potuto salvarlo con molta difficoltà. Senza di ciò quest’ultimo sarebbe il mortale piú invidiabile in tutta l’Italia, giacché egli possiede tutto ciò che può rendere la vita cara e desiderabile. Con questo solo rammarico in famiglia la fortuna gli ritoglie tutti i suoi doni, e bilancia il godimento delle sue sostanze col continuo timore che aver non debbano alcun erede.
Tutte queste notizie io le ho avute da Biondello. In quest’uomo il Principe ha acquistato un vero tesoro. Ogni giorno egli sa rendersi vie piú necessario, ogni giorno noi scopriamo in lui qualche nuovo talento. Ultimamente il Principe erasi riscaldato, e non poteva aver riposo. Il lume della notte si era estinto, ed il suono del campanello non poteva svegliare il cameriere, perché era ito fuor di casa in traccia di avventure amorose. Il Principe si risolve quindi d’alzarsi egli stesso per chiamare qualcuno de’ suoi domestici.
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