- Ma sì, - disse Amelia. Lo presero al banco perché costava di meno.

Ora Ginia cominciava a sentirsi accaldata, e senza fatica mentre uscivano disse ad Amelia: - Volevo chiederti questo. Vorrei vederti posare.

Ne parlarono per un pezzo di strada, e Amelia rideva perché, nuda o vestita che sia, la modella interessa agli uomini, non a un altra ragazza. La modella sta ferma, cosa c’è da vedere? Ginia disse che voleva vedere il pittore dipingerla: non aveva mai visto maneggiare i colori e doveva esser bello. - Non è per oggi né per domani, - diceva, adesso sei senza lavoro. Ma se torni da qualche pittore, mi devi promettere che conduci anche me -. Amelia rise un’altra volta e le disse che, quanto ai pittori, era il meno: sapeva dove stavano e poteva condurcela. - Ma sono carogne, sta attenta-. Anche Ginia rideva.

Poi si trovarono sedute su una panchina e nessuno passava, perché non era più né presto né tardi. Finirono la sera in una sala da ballo in collina.

3

 

 

 

Da quella volta Amelia venne sovente a prenderla, per uscire o per discorrere insieme Entrava nella stanza e parlava forte e non lasciava dormire Severino. Quando Rosa passava nel pomeriggio a chiamar Ginia, le trovava tutte e due pronte a uscire. Amelia finiva la sua sigaretta - quando l’aveva - e dava dei consigli a Rosa che le aveva raccontata la storia del suo Pino. Si capiva che nella sua portieria non stava volentieri, e non avendo niente da fare tutto il giorno si accontentava della loro compagnia. Anche con Rosa, che quand erano sole prendevano in giro, Amelia scherzava facendo finta di non credere alle sue storie e ridendole in faccia.

Ginia entrò in confidenza con Amelia quando fu convinta che, per quanto così vivace, era una povera diavola. Ginia ormai lo capiva solo a guardarle gli occhi o la bocca mal truccata. Amelia andava senza calze, ma perché non ne aveva; portava sempre quel bel vestito, ma non ne aveva un altro. Ginia se ne convinse, una volta che s’accorse che anche lei quando usciva senza cappello si sentiva più matta. Chi le dava sui nervi era Rosa, che l’aveva capita subito. - Val la pena aver fatto la vita, - disse Rosa, - per doversi mettere a letto quando si strappa il vestito -. Diverse volte Ginia le chiese perché non tornava a posare, e Amelia le diceva che per trovare lavoro bisogna non essere disoccupate.

Sarebbe stato bello non far niente tutto il giorno, e uscire insieme a passeggiare sull’ora che rinfresca ma essere così eleganti che, mentre guardavano le vetrine, la gente guardasse loro. - Essere libera come son io, mi fa rabbia - diceva Amelia. Ginia avrebbe pagato a sentirla parlare con voglia di molte cose che a lei piacevano, perché la vera confidenza è sapere quel che desidera un altro, e quando piacciono le stesse cose una persona non dà più soggezione. Ma Ginia non era sicura che Amelia, quando passavano verso sera sotto i portici, guardasse quello che lei guardava. Non si poteva mai giudicare che le piacesse quel cappello o quella stoffa, e c’era sempre da aspettarsi che ridesse come faceva con Rosa. Sola com era tutto il giorno, non diceva mai quel che avrebbe voluto fare di bello, o se parlava non parlava sul serio. - Hai mai fatto attenzione, aspettando qualcuno, quante facce da maiale e quante gambe da galline passano? È un divertimento -. Forse Amelia scherzava ma forse era vero che passava così i quarti d’ora, e Ginia a buon conto pensava ch’era stata ben scema a lasciarle capire quella sera la sua gran voglia di veder dipingere.

Adesso, quando uscivano, era Amelia che sceglieva di andare in un posto o in un altro, e Ginia si lasciava portare, facendo la compiacente. Quando tornarono nella sala da ballo di quella sera, Ginia che s’era tanto divertita allora non riconobbe più né lampade né orchestra e le piacque soltanto il fresco che veniva dai balconi aperti. Voleva dire che non si sentiva così ben vestita da scendere in mezzo ai tavolini, ma Amelia si era messa a parlare con un giovanotto che le dava del tu, e cessata la musica ne spuntò un altro che le salutò con la mano, e Amelia voltandosi disse: - Ce l’hai con te quel tale? - Allora Ginia fu contenta di esser stata riconosciuta da qualcuno, ma il giovanotto era scomparso, e un tale antipatico, che aveva ballato con lei passò in fretta senza vederla. Pareva a Ginia che la prima sera non fossero mai state sedute ad un tavolino se non per riprendere fiato, e invece adesso aspettarono un pezzo sotto la finestra e Amelia, che fu la prima a sedersi, disse forte: - in un divertimento anche questo -.