Le sue labbra sottili, sebbene apparentemente serrate nello sforzo del pensiero, avevano di quando in quando agli angoli un fremito come di sorriso. Indossava un abito di fustagno d’ottima qualità che gli stava a pennello, e metteva in risalto la sua figura aitante e vigorosa, non troppo vecchio e adattissimo al mestiere, che gli aveva tolto però il colore originario. Una cert’aria d’agiatezza faceva pensare ch’egli non fosse, tra i suoi pari, uno dei più poveri; anzi, a chi lo osservasse veniva fatto di chiedersi perché un uomo con simili qualità avesse scelto di nasconderle adottando quello strano mestiere.
Rispose al saluto del vecchio, ma non parve disposto a continuare la conversazione, benchè camminassero ora uno accanto all’altro, chè il vecchio sembrava desideroso di compagnia. Non s’udivano altri suoni che il rombo del vento sulla distesa d’erba scura che li circondava, il cigolio delle ruote; i passi dei due uomini e il rumore degli zoccoli dei cavallini dal pelo lungo che tiravano il carro. Erano, questi, animali piccoli e robusti, d’una razza tra la Galloway e l’Exmoor, noti nella zona col nome di «cavalli di brughiera».
Mentre continuavano a camminare, il venditore d’ocra abbandonava di quando in quando il compagno e, portandosi dietro il carro, dava un’occhiata ansiosa nell’interno, attraverso un finestrino. Tornava poi accanto al vecchio, che faceva qualche altra osservazione circa lo stato della campagna, e così via, a cui l’altro di nuovo rispondeva distrattamente, per ricadere poi nel silenzio. Ma questo silenzio non dava fastidio nè all’uno nè all’altro; in questi luoghi solitari spesso i viandanti, dopo un primo saluto, camminano per miglia e miglia senza scambiarsi una parola; lo star vicini costituisce come una tacita conversazione là dove, diversamente che in città, basta un lieve mutar d’umore per por fine alla vicinanza, e il non porle fine vale perciò quanto un discorso.
Probabilmente i due non avrebbero più detto nulla sino al momento di separarsi, se l’uomo rosso non avesse continuato ad andar a gettare occhiate nell’interno del carro. Dopo la quinta volta, il vecchio disse: «C’è qualcosa là dentro, oltre il solito carico?»
«Sì.»
«Qualcuno che le sta a cuore?»
«Sì.»
Poco dopo si sentì come un gemito uscire dall’interno del carro. Il venditore d’ocra s’affrettò a passare dietro, guardò nel finestrino, poi tornò accanto all’altro.
«È un bambino?»
«No, signore, una donna.»
«Che diamine! E perché gemeva?»
«S’è addormentata e, non essendo abituata a viaggiare, si agita e fa brutti sogni.»
«È giovane?»
«Sì, giovane.»
«La cosa avrebbe potuto interessarmi una quarantina d’anni fa. È sua moglie?»
«Mia moglie!» disse l’altro con amarezza. «Si sentirebbe disonorata a sposare uno come me. Ma non capisco perché debba dirle tutto questo.»
«È vero. Ma io non capisco perché non dovrebbe dirmelo. Che male posso farle?»
Il venditore d’ocra guardò il vecchio bene in faccia. «Vede, signore,» si decise poi a dire, «la conosco da tempo, anche se forse sarebbe stato meglio che non l’avessi conosciuta mai. Ma non è nulla per me come io non sono nulla per lei e non sarebbe nel mio carro se si fosse trovato un veicolo migliore.
«Posso chiederle di dove viene?»
«Da Anglebury.»
«Conosco bene la città. Che ci stava a fare?»
«Niente di cui valga la pena di parlare! Ora è stanca morta, comunque, è un po’ sofferente: ecco perché si agita. S’è addormentata circa un’ora fa, e credo che un sonnellino le farà bene.»
«È una bella ragazza?»
«Direi di sì.»
L’altro viaggiatore si voltò a guardare con interesse il finestrino del carro e, sempre fissandolo, disse: «Potrei darle un’occhiata?»
«No,» rispose il venditore d’ocra con tono brusco. «Ormai è buio e non la vedrebbe neanche; e poi non posso permetterglielo. È una fortuna che dorma così bene: spero che non si svegli finchè non sia arrivata a casa.»
«Chi è? Una del vicinato?»
«Chi sia non ha importanza, mi scusi.»
«Non è per caso quella ragazza di Blooms-End di cui s’è parlato qualche tempo fa? In questo caso, la conosco; e posso immaginare quel ch’è avvenuto.»
«Non ha importanza… Ma ora, signore, mi dispiace dirle che dobbiamo separarci. I miei cavalli sono stanchi, e ho ancora un bel pezzo di strada; li farò riposare per un’oretta, al riparo di questa collina.»
Il vecchio annuì col capo con aria indifferente e il venditore d’ocra fece girare i cavalli col carro sul prato vicino alla strada, dicendo: «Buona notte.» L’altro ricambiò il saluto e continuò la sua strada come prima.
Il giovane lo guardò allontanarsi finchè la sua figura, sempre più piccola, si ridusse a una macchia sulla strada e finì con l’esser assorbita completamente dai veli sempre più densi della notte. Prese allora un po’ di fieno da un fascio appeso sotto il carro e, dopo averne gettata una parte dinanzi ai cavalli, ammucchiò il resto in terra accanto al veicolo, facendone una specie di cuscino su cui sedette, appoggiando la schiena alla ruota. Giungeva dall’interno al suo orecchio il lieve suono d’un calmo respiro. Ne parve soddisfatto e si mise a contemplare pensosamente il paesaggio come se si chiedesse che cosa doveva fare.
Agire ponderatamente e a gradi sembrava logico e inevitabile nelle valli di Egdon, in un’ora come questa. Qualcosa nella brughiera stessa pareva suggerire l’idea d’una lunga, esitante incertezza. Emanava dal luogo un senso di riposo: non un riposo fatto d’inerzia, ma una sensazione creata da un ritmo incredibilmente lento. Una vita sana tanto simile al torpore della morte è già di per sè cosa notevole; quel suo apparire immobile come un deserto, pur contenendo forze in movimento simili a quelle esistenti in un prato o addirittura in una foresta, non poteva fare a meno di colpire chi vi si soffermasse col pensiero, suscitando quel tipo d’attenzione intensa sollecitata in genere da ogni atteggiamento di reticente discrezione.
Lo spettacolo che s’offriva agli occhi del venditore d’ocra era una serie graduale di lievi pendii in ascesa dalla strada fino al cuore della brughiera. Comprendeva collinette, fosse, creste, pendenze, l’una dietro l’altra, il tutto concluso da un alto colle che si stagliava contro il cielo ancor chiaro. L’occhio del viaggiatore osservò tutto questo per un momento, finchè non si fermò su un punto che attirò la sua attenzione. Era una montagnola, un tumulo costruito dall’uomo.
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