Non sarei più io se non ci andassi: lo sanno tutti che non perdo mai un’occasione di far festa!

 

«Metti una tonaca da frate,

e io ne metterò una compagna,

e andremo dalla regina Eleonora,

travestiti da frati ambedue.»

 

«Ho incontrato ieri sera la signora Yeobright, zia della sposina, e m’ha detto che suo figlio Clym verrà a casa per le feste di Natale. Che testa, quel giovanotto! Vorrei sapere tutto quello che sa lui. Be’, le ho parlato, scherzando, come faccio sempre, e lei mi ha detto: “Ma guarda un po’ se un vecchione venerabile deve fare discorsi simili!” - così ha detto. Ma a me non me n’importa un cavolo, che diamine, e gliel’ho anche detto. “Non me n’importa un cavolo, che diamine!” L’ho messa a posto, no?»

«Mi sembra che sia stata lei a mettere a posto voi!» disse Fairway.

«Via,» disse nonno Cantle, un po’ mortificato, «a me non sembra affatto.»

«E a me sì, invece. Comunque, è a causa del matrimonio di sua cugina che Clym viene a casa per Natale. Ormai sua madre è rimasta sola. Non credete che sia per questo?»

«Sì, proprio per questo. Ma ascoltami, Timothy,» disse il nonno con tono serio. «Anche se mi piace scherzare, so, quando voglio, parlare sul serio. E ora sentimi. So tutto degli sposi. So che questa mattina alle sei sono andati fuori a sposarsi, e da allora nessuno li ha più visti per niente, anche se credo che nel pomeriggio siano tornati a casa, l’uomo e la donna, anzi la moglie. Non ho parlato sul serio ora, Timothy? Vedi che la signora Yeobright ha avuto torto?»

«Bene. Non sapevo che quei due avessero ripreso a parlarsi dopo l’autunno scorso, quando la zia s’è opposta alle pubblicazioni. Da quando hanno ricominciato a vedersi? Tu lo sai, Humphrey?»

«Sì, da quando?» disse nonno Cantle con aria maliziosa, rivolgendosi anche lui a Humphrey. «È proprio quello che mi chiedo.»

«Da quando la zia ha cambiato idea e ha detto che, se proprio voleva, poteva sposarselo,» rispose Humphrey, senza distogliere lo sguardo dal fuoco. Era un giovane dall’aria seria, quasi solenne. Portava le insegne del suo mestiere, e cioè il falcetto e i guantoni dei tagliatori di ginestra, e aveva le gambe inguainate in grosse e pesanti ghette, rigide come gli schinieri di rame dei filistei. «Ecco perché sono andati a sposarsi fuori, penso. Dopo aver fatto tante storie e tenuta la ragazza chiusa in casa come in convento, ed essersi opposta alle pubblicazioni, come poteva poi permettere che si sposassero in pompa magna proprio nella parrocchia, come se non avesse mai avuto niente in contrario?»

«Non poteva, proprio così; ma dev’esser stato un brutto affare per quei due poveretti,» disse nonno Cantle, con tono faticosamente serio e corretto.

«Il caso ha voluto ch’io fossi in chiesa, quel giorno,» disse Fairway; «e non è una cosa che capiti molto sovente.»

«Non per darmi delle arie,» disse il nonno con enfasi, «ma quest’anno non ci sono ancora stato; e difficilmente ci andrò ora che viene l’inverno.»

«Io non ci vado da tre anni,» disse Humphrey, «perché alla domenica ho sempre un sonno da morire; ed è terribilmente lontano; e poi, anche se ci vai, è così poco probabile che scelgano proprio te, fra tanti, per accoglierti in cielo, che preferisco starmene tranquillamente a casa.»

«Il caso ha voluto non soltanto che ci fossi,» disse Fairway, riprendendo con rinnovata enfasi, «ma che fossi addirittura seduto nello stesso banco della signora Yeobright. E voi forse non mi crederete, ma a sentirla mi si gelò il sangue nelle vene. Vi sembrerà strano, sì, ma pensate che ero gomito a gomito con lei.» E così dicendo, si voltò a guardare gli astanti, che s’erano avvicinati per ascoltarlo; le sue labbra erano più che mai tirate e strette nello sforzo di raccontare l’episodio con la dovuta moderazione e sobrietà.

«È grave quando ti capitano le cose in un posto come quello,» disse una donna in seconda fila.

«”… è tenuto a dichiararlo,” aveva appena finito di dire il parroco,» continuò Fairway. «E vedo alzarsi in piedi una donna vicino a me: così vicina che quasi la toccavo. “Dio m’accechi se non è la signora Yeobright quella che si alza,” dissi a me stesso. Sì, amici, ho detto proprio così, benchè fossi nel tempio della preghiera. È contro la mia coscienza imprecare e bestemmiare quando sono in compagnia, e spero che le donne presenti mi scuseranno. Ma quel che ho detto l’ho detto, e sarei un bugiardo se non volessi riconoscerlo.

«Hai ragione, vicino Fairway.»

«“Dio m’accechi se non è la signora Yeobright che si alza,” dissi,» insistè il narratore, ripetendo le parole blasfeme con lo stesso volto impassibile e severo di prima, come a dimostrare che le ripeteva per necessità e non per gusto. «E poi subito sento che dice: “Mi o oppongo alle pubblicazioni.” “Ne parliamo dopo la funzione,” disse il parroco con tono dimesso: sì, sembrava un uomo qualunque, senza niente di sacro, come te o come me. Com’era pallida! Vi ricordate quel monumento nella chiesa di Waterbury? Quel soldato seduto a gambe incrociate a cui i ragazzini della scuola han rotto un braccio? Bene, la faccia della donna era bianca come quel marmo quando disse: “Mi oppongo alle pubblicazioni.”»

I presenti si schiarirono la gola e gettarono alcuni rametti nel fuoco non perché fosse necessario, ma per aver il tempo di meditare sulla morale della storia.

«Quando ho sentito che avevano proibito le pubblicazioni son stata più contenta che se mi avessero messo in tasca un sixpence,» disse con voce seria: quella di Olly Dowden, una donna che viveva facendo scope di ginestra, o granate.