Il suo carattere la portava a essere cortese coi nemici quanto con gli amici e a mostrarsi riconoscente a tutti per il solo fatto che le permettevano di stare al mondo.

«Ma ora la ragazza l’ha sposato lo stesso,» disse Humphrey.

«Dopo d’allora la signora Yeobright ha cambiato idea; e adesso era d’accordo,» riprese Fairway con aria indifferente, per dimostrare che le sue parole non erano un seguito a quelle di Humphrey, ma il risultato di riflessioni indipendenti.

«Anche se si vergognavano, non vedo perché non potessero sposarsi qui lo stesso,» disse una donna così grossa che, se appena si chinava o voltava, faceva scricchiolare le balene del busto e le scarpe. «È bello invitare i vicini a fare un po’ di d’allegria di tanto in tanto; e perché non farlo quando ci si sposa, oltre che alle solite feste? Non mi piacciono le cose fatte di nascosto.»

«Bene, forse voi non mi crederete, ma io non ci tengo per niente alle feste di nozze,» disse Timothy Fairway, girando di nuovo gli occhi attorno. «Vi confesso che non mi spiace affatto che Thomasin Yeobright e il vicino Wildeve abbian voluto far le cose senza pompa. Una festa di nozze vuol dire ballare cinque o sei gighe in un’ora; e questo non è un complimento per le gambe d’un uomo che ha passato i quarant’anni.»

«È vero. Una volta in casa della sposa, non puoi rifiutarti di fare la tua parte: devi pur guadagnarti il pranzo.»

«A Natale devi ballare perché è la più grossa festa dell’anno; alle nozze devi ballare perché è la più grossa festa della vita. C’è chi riesce a ballare anche ai battesimi, magari solo due o tre giri. Senza parlar delle canzoni che devi cantare… Per conto mio preferisco quasi un bel funerale. Si mangia e si beve magnificamente, meglio ancora che alle altre feste. E a chiacchierare con un poveretto per consolarlo non ti rompi le gambe come a ballare al suono delle cornamuse.»

«Vuoi dire allora che nove persone su dieci non penserebbero di mettersi a ballare a un funerale?» insinuò il nonno Cantle.

«È l’unico ricevimento a cui un uomo posato possa starsene tranquillo, dopo aver bevuto due o tre bicchieri.»

«Già; ma io non capisco perché una brava e garbata ragazza come Tamsin Yeobright abbia accettato di sposarsi in modo simile,» disse Susan Nunsuch, la grassona, insistendo sul suo punto di vista. «Non lo fanno neanche i poveri. E poi, non avrei mai sposato quel tipo, anche se qualcuno dice che è un bell’uomo.»

«Bisogna riconoscere che, a modo suo, è un uomo intelligente e istruito; quasi intelligente come Clym Yeobright. Con l’istruzione che ha, avrebbe potuto far qualcosa di meglio che l’oste della “Buona Donna”. Un ingegnere: ecco quel che era, a quanto sappiamo; ma non è riuscito a far fortuna, ed eccolo ridotto a tenere una locanda per vivere. A che gli è servita l’istruzione?»

«A niente, come capita a tanti,» disse Olly, la fabbricante di scope. «Chissà perché la gente ci tiene tanto a diventare istruita! Anche quei tipi che una volta, neanche per salvarsi la pelle, avrebbero saputo fare una O con l’imbuto, ora sanno scrivere il loro nome senza piantare il pennino nella carta, a volte addirittura senza una macchia; che dico? …a volte senza neanche doversi appoggiare con lo stomaco e i gomiti sul tavolino.»

«Proprio così. È straordinario come il mondo s’è incivilito, disse Humphrey.

«Eh, prima d’andare a fare il soldato, nel corpo dei “Campioni territoriali” (così ci chiamavano) nel 1804,» intervenne a questo punto la voce allegra di nonno Cantle, «non sapevo niente del mondo, come il più ignorante tra voi. Ma poi, quante cose ho imparato!»

«Sapresti fare la tua firma, sicuro,» disse Fairway, «se tu fossi tanto giovane da poterti risposare, come Wildeve e la signorina Tamsin: ed è più di quello che saprebbe fare il nostro Humph, il quale, quanto a istruzione, non vale più di suo padre. Non dimenticherò mai, Humph, quando mi sono sposato, come mi ha guardato in faccia tuo padre, vedendo che scrivevo il mio nome sul registro. Lui e tua madre erano stati gli ultimi a sposarsi prima di noi, e sulla pagina c’era la croce fatta da tuo padre, con le braccia tese come un grosso spaventapasseri. Una grossa croce nera: tutta tuo padre! Confesso che mi venne proprio da ridere quando la vidi, anche se ero tutto sudato un po’ per il matrimonio, un po’ per quella donna che mi stava attaccata al braccio, un po’ perché Jack Changley e una squadra d’altri giovanotti mi stavano a guardare ghignando dalla finestra della chiesa. Ma un momento dopo mi sentii morire, perché ricordai che tuo padre e tua madre da quando s’eran sposati non avevano fatto che litigare, e io, disgraziato, ero andato a cacciarmi nei medesimi guai… Che giornata!»

«Wildeve ha diversi anni più di Tamsin Yeobright. E lei è anche una bella ragazza. Come ha fatto una donna giovane, e che ha da vivere, a perder la testa per un uomo simile?»

Quello che aveva parlato, uno scavatore di torba arrivato un minuto prima, portava sulla spalla la grossa vanga a forma di cuore usata nel suo mestiere; e la lama ben affilata brillava come un arco d’argento alla luce del fuoco.

«Almeno cento ragazze sarebbero state felici di sposarlo, se le avesse chieste,» disse la donnona.

«Hai mai conosciuto un uomo che nessuna donna vorrebbe sposare, vicino?» chiese Humphrey.

«No,» rispose il boscaiolo.

«Nemmeno io,» disse un altro.

«E neanch’io,» disse nonno Cantle.

«Io invece ne ho conosciuto uno,» disse Timothy Fairway, battendo forte col piede in terra. «Ho conosciuto un uomo simile. Ma uno solo, badate.» Si schiarì la gola a fondo, come se si sentisse in dovere di non farsi fraintendere parlando con voce rauca. «Sì, l’ho conosciuto,» disse.

«Chissà che mostro sarà stato quel poveretto!» disse lo scavatore di torba.

«Non era nè sordo, nè muto, nè cieco. Non so cos’avesse.

«È uno di queste parti?» chiese Olly Dowden.

«Può darsi,» rispose Timothy, «ma non voglio far nomi… Su, riattizzate il fuoco, ragazzi.»

«Perché mai batte i denti Christian Cantle?» disse un ragazzo di tra il fumo e le ombre dall’altra parte del falò. «Hai freddo, Christian?»

Si sentì una voce sottile e un po’ stridula rispondere: «No, per niente.»

«Vieni avanti, Christian, e fatti vedere. Non sapevo ch’eri qui» disse Fairway, gettando da quella parte un’occhiata compassionevole.

Così invitato, un uomo dall’aria irresoluta, i capelli radi, le spalle cascanti e grossi polsi e caviglie che spuntavano dalle maniche e dai pantaloni, fece due o tre passi avanti di sua volontà e fu poi spinto per un’altra dozzina di passi dalla volontà degli altri. Era il figlio minore di nonno Cantle.

«Perché tremi, Christian?» disse lo scavatore di torba con dolcezza.

«Sono io quell’uomo.»

«Quale uomo?»

«Quello che nessuna donna vuol sposare.»

«Ma che diamine!» disse Timothy Fairway, con uno sguardo che includeva molto di più della piccola figura di Christian, mentre nonno Cantle lo fissava come una chioccia fissa i pulcini usciti dall’uovo che ha covato.

«Sì, sono proprio io; e ho una gran paura,» disse Christian.