Puoi pure raschiare e raschiare come l'attuale proprietario ha fatto, o piallare e piallare come fece suo padre, o strofinare e strofinare come fece il nonno, o scrostare e scrostare con potenti acidi corrosive come fece il bisnonno, ma il sangue era sempre lì: né più rosso né più scolorito, né di più né di meno sempre e solo lo stesso.

 

Capitò così che in una talaltra casa ci sia una porta stregata che non resterà mai aperta , o il suono stregato di un arcolaio o di un martello, o un rumore di passi, o un urlo, o un sospiro, o uno scalpitìo di cavalla, o uno strepitìo di catene. Diversamente c'è un orologio sulla torre che a mezzanotte batte tredici rintocchi quando il capofamiglia sta per morire; o una carrozza nera fosca e immobile che in quei momenti qualcuno vede sempre ferma vicino ai grandi cancelli delle scuderie.

 

E capitò così che Lady Mary andò a visitare una casa grande e isolata nelle Highlands scozzesi e che stanca per il lungo viaggio si ritirò presto nella sua stanza e la mattina seguente disse candidamente al tavolo della colazione: - Che stramberia dare una festa così tardi la notte scorsa in un posto così fuori mano e non avermelo detto prima che andassi a letto!

Al che tutti chiesero a Lady Mary cosa voleva dire. Lady Mary allora rispose:

- Ma come, se per tutta la notte le carrozze non hanno mai smesso di rintronare sul pavimento del terrazzo sotto la mia finestra!

A quelle parole il proprietario della casa impallidì, altrettanto fece la sua signora e Charles MacDoodle di MacDoodle fece cenno a Lady Mary di non aggiungere altro e tutti rimasero in silenzio.

Dopo colazione Charles MacDoodle informò Lady Mary che nella tradizione di quella famiglia lo strepito delle carrozze sul terrazzo era un segno di morte.

E così fu poiché due mesi più tardi la gentildonna della villa spirò.

E Lady Mary, che era damigella d'onore a Corte, raccontava spesso questa storia alla vecchia regina Carlotta; e ogni volta il vecchio re diceva: - Eh eh? Che che? Fantasmi fantasmi? No queste cose no queste cose no!

E non la smetteva di ripetere le stesse parole fino al momento di andare a dormire.

 

Capitò anche che l'amico di un tale, uno che la maggior parte di noi conosce, quando era giovane si fece un amico speciale all'università con il quale strinse il patto che se allo spirito fosse stato consentito di tornare sulla Terra dopo la separazione dal corpo, quello che dei due fosse morto prima sarebbe dovuto riapparire all'altro.

Con il passare del tempo il nostro amico dimenticò il patto; i due giovani infatti avevano continuato la loro vita prendendo strade molto differenti l'una dall'altra. Ma una note, parecchi anni dopo, al nostro amico che allora si trovava nel nord dell'Inghilterra e per la notte si era fermato in una locanda nelle brughiere dello Yorkshire, capitò di guardare poco più in là del letto; e lì al chiarore della luna, appoggiato a uno scrittoio vicino alla finestra, con lo sguardo fisso su di lui, vide il suo compagno d'università!

Rivolgendosi a lui in modo grave l'apparizione disse in una specie di sussurro ma ben percettibile: - Non ti avvicinare. Io sono morto. Sono qui per onorare la mia promessa. Vengo da un altro mondo ma non posso rivelarne i segreti!

Poi la sagoma impallidì si sciolse, per così dire, nel chiarore della luna e svanì.

 

Si racconta poi della figlia del primo inquilino della pittoresca casa elisabettiana tanto famosa dalle nostre parti. Avete mai sentito parlare di lei? No?

Diamine: costei, una splendida fanciulla di appena diciassette anni, uscì di casa una sera d'estate al tramonto per cogliere fiori in giardino; poco dopo rientrò correndo nell'ingresso terrorizzata e disse al padre: - Oh caro padre, ho incontrato me stessa!

Lui la prese in braccio e le disse che era solo una fantasia; ma lei continuò:- Oh no! Ho incontrato me stessa nel viale grande; ero pallida e coglievo fiori appassiti, ho girato la testa e li ho raccolti !

Quella notte lei morì; il quadro che avevano iniziato per illustrare la sua storia non fu mai finite e ancora oggi dicono si trova in qualche parte della casa rivolto contro il muro.

 

Si racconta ancora dello zio della moglie di mio fratello che stava tornando a casa in sella al cavallo una tiepida sera al crepuscolo quando su un viottolo erboso vicino casa vide un uomo che gli stava di fronte al centro esatto dello stretto sentiero. "Chissà perché si è messo là quell'uomo col mantello..."pensò. "Vuole forse che lo travolga con il mio cavallo?". Ma la figura non si mosse. Fu preso allora da una strana sensazione vedendola così quieta ma rallentò al trotto e avanzò guidando il cavallo in quella direzione. Quando fu tanto vicino da toccarla quasi con la staffa il cavallo si impennò e la figura scivolò sul lato del viottolo con un movimento strano che non pareva di questa terra - all'indietro e senza dare l'impressione di usare i piedi - e sparì. Lo zio della moglie di mio fratello esclamò: - Santo cielo! E' mio cugino Harry di Bombay! -.

Spronò il cavallo che subito fu madido di sudore e chiedendosi il perché di un comportamento tanto strano si precipitò di gran carriera verso la casa finché non vi si fermò davanti. Lì vide la stessa figura varcare la soglia delle alte porte-finestre del salotto che si aprivano sul giardino. Lanciò le redini a un domestico e le si affrettò dietro. Sua sorella sedeva lìsola.

- Alice dov'è mio cugino Harry?

- Tuo cugino Harry, John?

- Sì, il mio cugino di Bombay. L'ho incontrato poco fa sul viottolo e proprio ora l'ho visto entrare qui -.

Nessuna creatura era stata vista da nessuno a quell'ora e in quell'attimo però, come poi si venne a sapere, questo cugino moriva in India.

 

Si racconta poi di quella anziana signorina, donna molto saggia, che morì a novantanove anni conservando intatta la lucidità fino alla fine. Lei vide davvero l'Orfanello. Questa storia è stata spesso raccontata con molte inesattezze ma la versione più attendibile - dato che in realtà è una storia che appartiene alla nostra famiglia e l'anziana signorina era una nostra conoscente - è la seguente.

Quando lei aveva più o meno quarant'anni ed era ancora una donna di straordinaria bellezza (il suo amato morì giovane e questo è il motivo per cui lei non si sposò mai anche se riceveva molte offerte di matrimonio) andò ad abitare in una residenza di campagna nel Kent che suo fratello, un mercante della Compagnia delle Indie, aveva di recente acquistato. Correva voce che la proprietà fosse un tempo appartenuta al tutore di un fanciullo del quale era anche l'erede più prossimo e che l'avesse ucciso sottoponendolo a duri e crudeli maltrattamenti. Di questo lei non sapeva niente. Si dice che nella sua camera da letto ci fosse una gabbia nella quale il tutore era solito rinchiudere il ragazzo. Ma una cosa del genere non c'è mai stata. C'è solo uno stanzino. Lei andò a coricarsi e non diede nessun allarme durante la notte e al mattino disse alla cameriera quando entrò nella stanza: - Chi è il grazioso bimbo dall'aria derelitta che per tutta la notte ha fatto capolino da quello stanzino? -

La cameriera rispose lanciando un grido stridulo e abbandonò il campo in men che non si dica. Lei rimase stupita; ma era una donna di forte vigore intellettuale e così si vestì scese a pianterreno e si appartò in privato con il fratello.

- Ebbene, Walter - disse -tutta la notte sono stata disturbata da un grazioso ragazzo dall'aria derelitta che continuamente faceva capolino da quello stanzino che non riesco ad aprire. E' una burla.

- Ho paura di no, Charlotte - lui disse - è la leggenda della casa. E' l'Orfanello. Che faceva?

- Apriva la porta pian pianino - lei rispose - e faceva capolino.