Non più scettico ormai, si mise immediatamente in comunicazione con lo spirito. Il dialogo fu il seguente:
Domanda: - Sapete il vostro nome?
Risposta: - Io credo di sì!
Domanda: - Comincia con una P?
Risposta (per la seconda volta): - Io credo di sì.
Domanda: - Avete due nomi e ognuno comincia con una P?
Risposta (per la terza volta): - Io credo di sì!
Domanda: - Basta con questa leggerezza, ve lo ordino. Ditemi come vi chiamano.
Lo spirito, dopo aver riflettuto per qualche secondo, compitò lettera per lettera P.O.R.C.O. Allora lo strumento musicale eseguì un'aria breve e frammentaria. Dopo di che lo spirito riprese a battere e compitò la parola P.A.S.T.I.C.C.I.O.
Orbene, questa precisa specialità gastronomica, questa particolare vivanda o pietanza che dir si voglia, aveva costituito appunto il piatto forte del pranzo dell'autore - che lo schernitore lo sappia - e gli era stata servita proprio dalla giovane che ora sapeva essere una potente medium! Grandemente gratificato dalla convinzione prepotentemente entrata nella sua testa che l'interlocutore con il quale stava conversando non fosse di questo mondo, l'autore continuò il dialogo.
Domanda: - Vi chiamano Pasticcio di Porco?
Risposta: - Sì.
Domanda (che l'autore formulò timidamente dopo aver lottato con una certa comprensibile riluttanza): - Siete un pasticcio di porco in realtà?
Risposta: - Sì.
Sarebbe vano rischiare una descrizione del benessere mentale e del sollievo che l'autore trasse da questa fondamentale risposta. Egli continuò:
Domanda: - Cerchiamo di capirci. Una parte di voi è porco e una parte è pasticcio?
Risposta: - Esatto.
Domanda: - Di che cosa è fatta la parte pasticcio?
Risposta: - Lardo -.
In quel momento si udì un'aria mesta arrivare dallo strumento musicale. Quindi la parola: - Strutto.
Domanda: - Come vi devo immaginare? A cosa somigliate di più?
Risposta (fulminea): - Piombo.
Domanda: - L'altra vostra natura è porcina. Di che cosa si è alimentata soprattutto questa natura?
Risposta (gioiosa): - Di porco è certo!
Domanda: - Non direi. Porco che si ciba di porco?
Risposta: - No, eppure...
Uno strano moto interiore, simile a un volo di piccioni, si impadronì dell'autore. Ebbe poi un'illuminazione improvvisa e riprese:
- Capisco bene quello che dite, insinuando che la razza umana, quando attacca incautamente le indigeste fortezze che portano il vostro nome e non ha tempo abbastanza per aprirsi un varco, considerata l'eccezionale solidità delle loro quasi inespugnabili mura, è solita abbandonare gran parte di quello che si trova al loro interno in mano ai medium, che con questo porco nutrono i porci dei futuri pasticci?
Risposta: - Proprio così!
Domanda: - Dunque, per parafrasare le parole del nostro bardo immortale...
Risposta (interrompendo):
"Un solo porco in vita sua è buono per molti pasticci. Almeno per sette."
L'emozione dell'autore era profonda. Tuttavia, visto che voleva anche stavolta provare ulteriormente lo spirito per accertare se usando la fraseologia poetica degli illustri profeti degli Stati Uniti egli provenisse da una delle cerchie più alte ed esclusive, saggiò così il suo interlocutore:
Domanda: - Nella selvaggia armonia dello strumento musicale che ho dentro e del quale sono ancora conscio, che arie di altre sostanze ci sono, oltre a quelle già nominate?
Risposta: - Gommagutta del Capo. Camomilla. Melassa. Alcool. Patate distillate.
Domanda: - Nient'altro?
Risposta: - Nient'altro di rilevante.
Lo schernitore tremi e si inchini; lo stolido scettico arrossisca di vergogna! L'autore a pranzo aveva ordinato alla potente medium un bicchiere di cherry e in più un bicchierino di acquavite. Chi può dubitare che gli articoli di consumo indicati dallo spirito non fossero stati forniti sotto quelle due denominazioni da quella fonte?
Basterà un altro esempio per dimostrare che non è più possibile mettere in dubbio esperienze della stessa natura di quelle sopra descritte e che tentare di metterle in chiaro dovrebbe diventare di fondamentale importanza. E' uno squisito caso di tavolo mosso da uno spirito. Era scritto nel destino che l'autore dovesse nutrire una passione non corrisposta per la signorina L.B. di Bangay nella contea del Suffolk. La signorina L.B., quando si manifestarono i sussulti del tavolo, non aveva respinto esplicitamente l'offerta di matrimonio e di devozione dell'autore; ma fino a quel momento era sembrato probabile che lei si sarebbe astenuta dal farlo per timore filiale nei confronti del padre, il signor B., che era propenso ad accogliere la proposta dell'autore. Ora, occhio ai sussulti del tavolo: un giovane spregevole agli occhi di tutti quelli che hanno il bene dell'intelletto (dopo di allora sposo alla signorina L.B.) era ospite della casa. Anche il giovane B. vi si trovava per le vacanze scolastiche. L'autore era dei loro. La famiglia al completo si era riunita intorno a un tavolo rotondo. Eravamo nel mese di luglio, all'ora spirituale del crepuscolo. Impossibile distinguere gli oggetti con il pur minimo grado di chiarezza. All'improvviso il signor B., i cui sensi si erano placati nel riposo, ci terrorizzò lanciando un urlo di collera o di viva indignazione.
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