Solo lei, la piccolina, non risponde; anzi, agita i pugni con una forza che fa sorridere la madre; e smorfie di protesta, di noia, di disgusto le smuovono il visino come se un sogno tempestoso le agiti l’anima ancora addormentata.

Ma il padre sorveglia tanto la madre quanto la figlia, e nel quadro gaio e dorato del battesimo la sua figura grezza, dominante, con gli occhi neri, la barba nera, le sopracciglia che sembrano baffi, è ancora più significativa di quella del sacerdote.

Lo stesso cipiglio riapparve sul viso di lui, sollevatosi sulle coltri, quando tra il fragore della bufera si sentì picchiare alla porta.

La moglie, che già si era assopita, non si dava pena: chi sarà? Chi non sarà?

Forse un vicino che ha urgente bisogno di qualche cosa; forse uno dei problematici disgraziati viandanti senza rifugio, dei quali parlava poco prima il marito. Penserà lui, il marito, a rispondere.

Egli infatti, insolitamente silenzioso si era già buttato dal letto, aveva acceso il lume e si vestiva: e lo faceva non con troppa fretta, quasi anzi con ostentata lentezza, come per darsi il tempo di preparare una risposta al visitatore importuno. Ma il cuore gli batteva forte, riecheggiando i colpi alla porta, e le dita gli tremavano nel cercare i bottoni del vestito. Questo suo silenzio, questo suo esitare impensierirono la donna. Qualche ombra le passò nella mente; ed anche il suo cuore si destò quasi mugolando. La sua testa d’oro e d’argento affiorò sui guanciali e le coltri, come uscendo da un’onda schiumosa: gli occhi grandi e azzurri di bambina spaventata cercarono invano quelli del marito.

Egli già lasciava la camera, portandosi via il lume.

- Signore, Signore - invocò la donna, e stette ad ascoltare, nel caos della bufera, del letto scoperto, dell’agitazione del suo cuore.

L’uomo, giù, doveva aver aperto la porta perché non si sentiva più bussare; e doveva adesso parlamentare nell’ingresso col visitatore importuno, perché non tornava su.

La moglie si sollevò a sedere, tendendo meglio le orecchie; ma solo il rumore della tempesta gliele feriva: e le pareva che la pioggia fredda e furibonda le penetrasse fino al cuore.

E non osava muoversi oltre, con un senso di terrore panico. Ma un grido salì dalla strada, fece tremare la camera e la illuminò con la luce della folgore.

- Mamma!

La donna si precipitò dal letto, si precipitò per le scale, fu nell’ingresso. In camicia, scarmigliata, pareva fuggisse da un incendio. Il marito stava sulla porta appena dischiusa, lapidato dalla pioggia, e parlava con la persona alla 21

quale impediva di entrare. Appena si accorse che la moglie era alle sue spalle si volse di scatto, livido, col viso bagnato come di un sudore di lotta, e aprì di più la porta, ma sbarrandola con la stanga delle braccia nerborute: ed ella vide la figura che già le stava nelle pupille smarrite.

La figlia era lì, pallida e grondante d’acqua come un’annegata, e invano domandava di entrare.

- Mamma, mamma…

- Figlia mia, che hai fatto?

Entrambe tentarono di smuovere l’uomo, per ricongiungersi; ma egli non si smoveva, anzi adesso aveva ripreso la sua aria di beffa crudele e pareva prendesse gusto alla lotta.

- Mamma, mamma! Sono fuggita di casa, perché lui mi ha parlato male. Non voglio più stare con lui. Voglio tornare a casa. Sono fuggita, a piedi, così, così…

La madre appoggiò la testa sul collo dell’uomo, come volesse morderlo; invece piangeva.

- Basta, - egli disse allora, - la scena ha da finire: io e questa signorina andiamo a casa sua in bicicletta.

- Lasciala almeno entrare ad asciugarsi.

- Nulla! Altrimenti prende il vizio di queste passeggiatine, e non si sa dove si va a finire. Su, porta qui le biciclette e il mio cappotto.