Il suo stupore crebbe a misura che si procedette nella visita. Poiché era l’altro che gli faceva da guida e gli svelava il mistero di ogni cosa.

- Questa è l’antica cucina, ancora paesana, con le pareti affumicate, le padelle di rame, le graticole, gli spiedi. E questo il camino - disse, fermandosi a guardare la cenere ammucchiatavi dentro come un monticello grigio su uno sfondo di nuvole nere. - Qui, d’inverno, era il suo rifugio prediletto, specialmente alle cimase della sua vita: l’infanzia, e gli ultimi anni, quando ai suoi ammiratori infidi il suo cuore pareva già spento peggio di questo camino, mentre continuava a sfolgorare come il sole che a noi sembra tramontato.

- E questa è la scala: la prima rampata è di granito rosso, patinato dal tempo: le altre, sì, ecco, sono di scalini in muratura, ricoperti di lastre di lavagna.

Sulla parete di mezzo una finestra vuota guarda da una rampata all’altra; e affacciandovisi, il poeta, fanciullo, ebbe forse le prime sensazioni di un’arte introspettiva quale fu la sua.

- Questo il pianerottolo fra la sua camera da letto e il suo studio: gli serviva anche da spogliatoio. I suoi vestiti stavano attaccati dentro questo armadio a muro.

Fu il visitatore a sollevare una tenda di stoffa gialla che nascondeva l’armadio; e sul fondo polveroso della parete gli attaccapanni di ferro arrugginito parvero spaventarsi per la luce improvvisa: era invece un ragno che risaliva rapido un filo invisibile della sua tela, e spariva come sciogliendosi nella luce stessa che lo aveva disturbato.

23

Prima dello studio, al contrario degli altri visitatori, questo volle vedere la camera da letto.

Qui non parlò, ed anzi parve piegarsi e raccogliersi riverente, quasi in atto di preghiera: e il proprietario stesso ebbe voglia di interrogarlo. Non lo fece, per risparmiarsi di nuovo una troppo cattiva figura; ma guardò con occhi nuovi, scrutatori e profondi, la grande camera triste per sé stessa, come le altre però rallegrata dalla sinfonia del giardino. Poiché le cime degli alberi raggiungevano le finestre, adesso su un chiarore azzurro e roseo di cielo già vespertino, il cui riflesso dava alle pareti giallastre toni dorati e caldi.

La banalità provinciale dei mobili vecchi svaniva in questa atmosfera di poesia; e per la prima volta il proprietario vide sul letto di ferro, coperto da una coltre di seta canarina scolorita, il poeta che sognava, il poeta che moriva.

Il visitatore riprese a parlare quando finalmente furono nella stanza di fronte alla camera da letto: ampia, anche questa, con le finestre che ripetevano il quadro, la luce, i colori del tramonto sul giardino.

- E questo era il suo studio: e qui resta davvero l’alito della sua vita. Poiché non è nella cucina o nella sala da pranzo, e neppure nella camera da letto, vi sia pur egli nato e morto, che l’artista vive e muore: è nella stanza dove egli ha creato le sue opere.

- Gli scaffali sono ancora quelli, - disse poi, toccandone le mensole, come per assicurarsi che non s’ingannava; - legno solido, di rovere: lo scrittoio è lo stesso, semplice e nudo, coi quattro cassetti dove egli riponeva i suoi manoscritti. L’ordine più perfetto regnava intorno; l’ordine, segno del vero genio. E quando egli lavorava, il poeta, voleva il silenzio nella sua casa: forse per questo non si è creato una famiglia. Solo, con la sua arte. Eppure, -

aggiunse il visitatore, che si era seduto davanti allo scrittoio e appoggiandovi i gomiti reclinava il viso fra le mani, - l’amore riempì la sua vita, dal primo all’ultimo giorno: amore per tutto e per tutti, dall’amante all’amico, dall’ultima foglia di questi suoi alberi alla stella che, ecco, adesso vi spunta sopra e ancora riflette gli occhi di lui. La potenza di questa passione è rimasta nei suoi libri; per questo, dopo averli letti, ci si muove di lontano e si viene qui in pellegrinaggio, come si va ad un santuario o verso una fonte miracolosa, per ritrovare qui, dove egli è stato uomo mortale come noi, la salute dello spirito malato.

Lentamente, come si era seduto, il visitatore si alzò: rimase un momento con le mani appoggiate allo scrittoio, gli occhi rivolti al mirabile sfondo della finestra: e le sue labbra parvero mosse da una preghiera silenziosa.

Tremavano invece, come quelle dell’uomo che sta per dare e ricevere il primo bacio d’amore.

Il proprietario della casa si sentì preso anche lui da una suggestione di rispetto, quasi di rimorso. Gli parve di esser lui davvero il visitatore, di conoscere solo allora la grandezza del luogo che abitava. E, sia pure per un momento, anche nel suo vecchio cuore succhiato da una lunga vita inutile, si compì il miracolo del quale parlava l’altro.

FAMIGLIE POVERE

Povera e numerosa era la famiglia del salinaro, raccolta come una tribù di selvaggi in certe catapecchie davanti alle quali il mare, nei giorni burrascosi, appariva come uno straccio sporco sbattuto dal vento, e d’estate le saline, simili a cave di calce, bruciavano gli occhi a chi le fissava.