Si piegò su di me e sottovoce mi disse:

«Aroldo, mi dai un bacio?».

Io ricordavo perfettamente ch’ella era a letto, in agonia, e l’idea di darle il bacio, il bacio che lei voleva, mi destò un senso di ripugnanza. Quindi feci un cenno di rifiuto. Allora ella piegò la testa sul seno, come fanno gli uccelli per pettinarsi col becco le piume, e con i denti trasse dal suo corpetto una spilla. E con questa spilla, dopo avermi alquanto scoperto, mi punse sul braccio segnandovi, come un tatuaggio, la lettera B. Poi sparve. Io sentii il dolore delle punture, vidi da queste stillare il sangue.

Mi svegliai tutto in sudore e mi misi a gridare, tanto erano il turbamento e l’angoscia che sentivo. Accorse quasi tutto il personale della Clinica, e tutti videro sul mio braccio la lettera sanguinante. La vide anche la suora mia compagna di cucina, e quando mi sentì raccontare il sogno impallidì e mise la sua mano sulla mia bocca.

«Taci, cristiano. La disgraziata è morta pochi momenti fa, mentre tu sognavi.

Era una ballerina».

Il segno mi rimase sul braccio per oltre un mese. Lo esaminò il professore, lo esaminarono altri scienziati: nessuno volle darmi la spiegazione della cosa.

Notare, che io ignoravo completamente che la poveretta era una ballerina, suicida per amore. Lei, che sa tante cose, che ne dice?

Lo scrittore, un barbone che rassomigliava a San Gerolamo nella spelonca, seduto su una poltrona di vimini, fumava la pipa, piegandosi ogni tanto a sputare abbondantemente dentro una conculina etrusca. Come San Gerolamo (a parte l’ambiente lussuoso intorno), una vecchia cornacchia spelacchiata lo accompagnava: cioè stava appollaiata sulla traversa inferiore della poltrona, e ogni tanto pizzicava teneramente il sedere dell’uomo illustre.

Egli aveva ascoltato il racconto del bellissimo Aroldo con una intensità nascosta quanto esasperata: tutta la sua sensibilità d’uomo e d’artista vibrava ad ogni parola del servo; e un brivido - l’eterno brivido del mistero - gli percorse lo spirito e la carne alla conclusione della strana avventura.

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Spirito e carne, ragione e senso, furono subito in guerra e in tumulto dentro di lui. E, sinceramente, cercò di dare al suo domestico, che in quel momento era, per lui, solo un uomo alle prese con un problema doloroso della sua anima, la spiegazione del mistero. Tuttavia la sua voce era leggera, ironica e crudele come quella di un giovine senza cuore, che parla a un vecchione semplice e ostinatamente sentimentale.

- Amico mio, i casi sono due. Uno lo spiega la scienza, e altamente mi meraviglio che il vostro bravo professore e i suoi non meno ottimi colleghi non ve lo abbiano spiegato. Ve lo spiego subito io, alla meglio, perché non m’intendo molto di scienza: voi, dunque, che, a parte i complimenti, siete un bel ragazzo e di buoni costumi, nel vedere l’infelice fanciulla morente per amore, ne avete sentito una pietà profonda. Dalla pietà all’amore, voi lo sapete già, c’è un solo passo: e questo passo voi lo avete fatto mentre portavate il secondo brodo alla bella signorina. Senza saperlo, voi pensavate: ella vivrà ed io potrò un giorno possederla. Ed ecco, al fluido del vostro pensiero, o meglio al calore del vostro desiderio, il corpo di lei si rianima: ella riapre gli occhi e vi guarda: rivede in voi l’uomo, il maschio che potrà un giorno ridarle l’amore e il piacere, per la cui perdita ella ha tentato di morire; e vi ama e vi desidera anche lei. Voi lo sentite, con tutta la vostra carne; ma la vostra ragione vi impedisce di tornare dalla moribonda. E questa muore pensando a voi: e voi la sognate nell’attimo della sua morte: la sognate col vostro istinto carnale, che ha già indovinato la natura e lo stato della donna: le punture della spilla ve le siete fatte da voi, nel momento sonnambolico fra il sogno e il completo risveglio: e i vostri famosi professori non vi hanno saputo dir niente perché o non hanno capito niente, o si infischiavano del vostro caso.