Il suo aspetto era sempre maestoso e minaccioso: impettita, guardava dall’alto, sporgendo il suo profilo d’imperatore che ascolta solo i suoi pensieri. Non si scomponeva neppure quando aveva fame ed Elia le portava il cibo, anche se questo era il suo preferito: la carne cruda. L’afferrava con la tanaglia del suo becco, se la metteva sotto la zampa sinistra, e prima d’iniziare il pasto si sollevava quanto era alta, con la testa gonfia di alterigia, volgendosi qua e là, ad esplorare se mai qualcuno ardisse avvicinarsi e contrastarle la sua proprietà; infine ficcava il becco nella carne, la strappava a piccoli brani e l’ingoiava lentamente.
Nella bella stagione, spesso comitive di gitanti salivano per visitare la rocca.
Al rumore delle automobili che si fermavano nello spiazzo, l’aquila squittiva e si agitava: nel sentire Elia che andava ad aprire, svolazzava giù, pesante, aggressiva come un cane da guardia, e quando egli, per evitare una spiacevole emozione ai visitatori, la chiudeva nel cortile, non potendo far altro batteva il becco contro la porta o si strappava qualche scaglia di pelle dalle zampe forzute.
Nel rientrare contando le mancie, Elia la trovava ancora agitata.
- Che vuoi che ti portino via, mascalzona? Le pietre, o le catene infisse al suolo nei sotterranei? Non ci sono neppure più i vetri: il vento se li ha sgretolati come caramelle di zucchero d’orzo.
Era vero. Nelle notti di luna i vetri apparivano come pagine bianche con larghi schizzi d’inchiostro nero; e nell’autunno, quando le comitive lasciavano in pace il luogo, il vento irrompeva da masnadiere nei cameroni alti, danzandovi dentro a suon di tamburo.
Il vecchio allora si provvedeva per l’inverno: specialmente di fiaschi di vino che comprava nell’osteria del borgo. L’oste era stato anche lui guardiano nelle carceri della rocca: ancora bell’uomo, forte e sanguigno, faceva onore al suo vino e sebbene ammogliato pizzicava e mordeva con gli occhi tutte le ragazze che capitavano nell’osteria.
La moglie, alta e scura come un gendarme travestito da donna, lo sorvegliava e non gli permetteva di uscire alla sera: egli si lamentava con Elia e gl’invidiava la sua solitudine.
- Avrei fatto bene a starci io: avrei fatto lassù il comodo mio.
D’un tratto però cambiò modi: cominciò a compassionare il vecchio, così solo in quel purgatorio, col rischio, se moriva, di esser divorato dai corvi.
- Ti voglio cercare una serva. Te la procuro gratis, parola di Bernardone. La vuoi o non la vuoi?
- La vorrei, sicuro! Se non mangiasse…
- Se ci ha la bocca deve pur mangiare. Ma qualche salsiccia gliela posso regalare io.
Il vecchio alzava le spalle. Egli aveva anche dimenticato di ridere, e certi scherzi non li capiva neppure.
Una notte, però, lo scherzo si fece realtà.
Era una notte fredda ed egli aveva acceso il fuoco nel caminone della stanzaccia: per riscaldarsi meglio, mentre leggiucchiava certi foglietti con la 39
spiegazione del Vangelo, tirava su un fiasco di vino granato che teneva accanto e vi succhiava dentro con baci avidi e lunghi come i primi che si danno all’amante. Fuori c’erano le nuvole, che una mezza luna giallognola invano si ostinava a falciare: il vento strappava le chiome alle rade quercie del monte, si sbatteva con la sua testa pazza contro i muraglioni della rocca: non uno ma cento masnadieri ballavano sulla torre, e nei sotterranei gemevano i prigionieri incatenati al suolo.
Il vecchio beveva, trovava chiara la spiegazione del Vangelo e sorrideva al fuoco: poiché gli pareva fosse ancora la bella stagione; nel camino ardevano i tramonti d’estate, il rumore nello spiazzo era quello delle automobili dalle quali sbarcavano le belle signore la cui vita è tutta una gita di piacere.
Eppure, sì, d’un tratto, sente bussare al portone. È un’illusione destata dal vino? Bussano ancora: l’aquila si sveglia e squittisce. Elia si toglie gli occhiali come per ascoltare meglio, se li rimette, esce nell’ingresso tutto nero e profondo come una grotta e domanda chi c’è.
- Amici.
Egli non aveva che amici, nel mondo: quindi staccò dalla parete fredda il chiavone che pareva una pistola, ed aprì.
- Sono io, sono Bernardone: non mi riconosci? Ti ho portato la serva.
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