Sono fuggita da quella dei miei padroni perché mi maltrattavano; non sono del paese.
- Lo sento; ma non mi pare che lei sia una donna di servizio.
- Dica governante, dama di compagnia, o quello che vuole: è lo stesso.
- Ma non si fugge così dalla casa dei padroni per quanto malvagi siano: ci si licenzia e si cerca un altro posto.
- Lei non può sapere: succedono tante cose nella vita, peggio che nei romanzi.
- Ho capito. Forse il padrone, o il padroncino, le faceva una corte spietata; e lei preferisce andarsene con un compagno più di suo genio.
- Lei non può sapere: e poi sono cose che non la riguardano.
- È vero: ma io, le ripeto, ho il dovere di non lasciarla qui sola. Può passare anche una guardia e domandarle la carta d’identità.
- Ce l’ho; ed anche il passaporto.
- Va bene; ma se la persona che lei aspetta non viene più, che farà lei qui?
- Aspetterò l’alba. C’è anche il mare laggiù.
Queste parole provocarono nell’uomo un pesante senso di freddo, come se la nebbia si addensasse tutta sopra di lui, stringendolo entro un sacco nero: non era forse il fantasma della sua prima sposa che gli stava davanti e gli parlava?
Come i ragazzi che cantano al buio per farsi coraggio, egli disse, con voce alta e ridente:
- Via, via, è meglio che aspetti l’alba, allora. E mi dica, almeno, con qual mezzo doveva venire l’atteso?
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- Con la macchina.
- Ma non potevano darsi un convegno più vicino alla casa dei suoi padroni? Che io sappia, qui, in queste ville, non c’è più nessuno.
Ella si mise a ridere: e fu come una impressione di luce intorno. All’uomo parve anche di vedere gli occhi e i denti di lei luccicare.
- Ma sa che è troppo curioso lei? È forse un poliziotto?
- Sì, un poliziotto del buon Dio.
Ma ella, d’un tratto ripiombata nella sua tormentosa inquietudine, non gli badò più: torcendosi le mani sotto i suoi scialli, si volgeva alle quattro lontananze del crocicchio, e, non vedendone che gli sfondi di gallerie cavernose, diceva a sé stessa:
- Non capisco, non capisco; gli sarà accaduta una disgrazia.
- Senta, signorina, venga con me: la mia casa è qui a due passi: o vuole che l’accompagni all’albergo del paese?
- Dio, Dio, non capisco…
- Vede, - egli insisté, tendendo una mano, - comincia anche a piovigginare.
Ella rispondeva sempre di non capire: e davvero non capiva altro che la sua angoscia. Anche lui cominciò ad esserne travolto: e non parlò più; ma se la passione di lei lo vinceva contro la sua stessa volontà, un desiderio malvagio, fomentato da un sùbito calcolo, l’accompagnava: che l’uomo atteso non arrivasse più.
Così forse la sconosciuta si sarebbe lasciata convincere a seguirlo, a rimanere nella sua casa. Nell’alone della fantasia, già questa casa gli apparve d’un tratto diversa, illuminata da una luce nuova, oh, come più viva di quella del camino solitario. Ed anche lui si sentiva diverso da quello che era pochi minuti prima. Attimi di rinnovamento di vita che, come la trasfusione di sangue umano in un moribondo, salvano un’anima malata.
Con una voce che a lui stesso parve nuova disse:
- Signorina, venga con me. Non si pentirà.
Ella scoppiò in un grido di gioia e aprì le braccia, scoprendo la sua figura.
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