Non conosco niente di meglio del vapore per rinfrancarsi. Unitevi immantinente a me!

Faber era così sorpreso che si lasciò spogliare da un garzone infagottato in un immenso camiciotto, e si ritrovò di lì a poco seduto nel tino dove l’acqua, sulle prime, gli parve di un calore poco meno che insopportabile.

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— Soffrite, vero? — gli domandò, ilare, il suo gigantesco compagno. — È una questione di nobiltà. Il mio signore Sir John Falstaff fa il bagno a temperature che lui solo riesce a tollerare. Che uomo ammirevole! Non potrete davvero lamentarvi del calore della mia accoglienza, ah, ah, ah! Capite ora perché il nostro buon re Enrico IV

ha creato l’Ordine del Bagno? Rilassatevi. Ora ci porteranno da mangiare e da bere su dei vassoi galleggianti.

Faber, stordito dall’afa, non ascoltava quel fiotto di parole che si perdevano nello sciabordio dell’acqua e nel ronzio del fuoco. D’un tratto, non vide più nessuno davanti a sé.

Exmoor si era immerso. Riapparve qualche istante dopo, sbuffando e sputacchiando. I suoi occhioni di pesce fissavano un punto lontano, una specie di cabina adiacente al bagno. Attraverso le nuvole bianche, Faber distinse una specie di spaventapasseri, l’uniforme del comandante posata su un “servitore” di legno e sormontata dalla parrucca. Exmoor la scrutava con intensità, e la pagliacciata della locanda di Boisrenard si ripeté.

— Mi sembra davvero imprudente, da parte tua, fare il bagno senza parrucca —

disse la parrucca con voce stridula. — Meriteresti di affogare. Sai come si salva un uomo che annega? Prendendolo per i capelli!

Exmoor si rivolse a Faber.

— Vedete come mi tiranneggia? — gli disse. — Vi invidio, voi che ignorate tutte le superstizioni e vivete sotto il solo imperio della Ragione. Ah, non è impresa da poco accattivarsi Fortuna. Ma, quando alla fine accetta di sorridervi… Ah, il sorriso di Fortuna!

E il suo faccione irraggiava felicità nei vapori che lo avvolgevano come se fosse una magica apparizione.

Quando Faber preceduto da Exmoor entrò nella tenda d’onore, Porcaro e i suoi due compagni li aspettavano, avendo già preparato tutto per la sfida.

La scacchiera era posata su un tavolo basso con i trentadue pezzi già schierati come in formazione di combattimento.

Un bambino fatto venire dalle cucine tese a Exmoor i due pugni chiusi.

Il comandante si fece da parte.

— Siete mio ospite — disse a Faber. — A voi la scelta.

Faber toccò con un dito il pugno sinistro del bambino. Il piccolo voltò la mano e l’aprì: sul palmo c’era un pedone bianco.

— Prendete posto davanti ai bianchi, ser Faber — disse Porcaro, — e voi, comandante Exmoor, sedete qui.