Mi riferisco all’operazione fatta da R. Ronchi, Il canone minore, Feltrinelli, Milano 2017.
Disobbedienza civile
Accolgo di tutto cuore il motto che recita: «È migliore il governo che meno governa»1 e vorrei diventasse a tutti gli effetti realtà il prima possibile. Di fatto non significa altro se non ciò in cui ho sempre e comunque creduto, ossia: «Il miglior governo è quello che non governa». Quando gli uomini saranno pronti, potranno organizzarsi cosí. Il governo è, perlopiú, un espediente; ma qualunque forma di governo è spesso, se non sempre, un danno. Le tante pesanti obiezioni sollevate contro l’esercito permanente – che meritano di essere ascoltate – possono in fondo essere poste anche contro il governo permanente. L’esercito permanente infatti è solo un’arma di quest’ultimo. In sé il governo non è che lo strumento con cui il popolo ha scelto di mettere in atto la propria volontà, ma tende comunque a degenerare e logorarsi prima che possa agire per suo tramite. Lo testimonia l’attuale guerra contro il Messico2: l’opera di un gruppo relativamente ristretto di individui che usa il governo permanente come fosse uno strumento di sua proprietà. Il popolo certo non l’avrebbe approvata.
Cos’è poi questo governo americano se non una tradizione, pur recente, che tenta di trasmettersi integra alle generazioni future, perdendo però attimo dopo attimo un po’ della sua purezza? Non ha la vitalità e la forza di un singolo essere umano; infatti un solo uomo può piegarlo al proprio volere. È una sorta di pistola giocattolo per il popolo. Eppure il popolo non la trova inutile, perché gli basta avere in mano un marchingegno complicato, o chissà cosa, e sentirne il fracasso, per poter credere che serva a qualcosa. I governi mostrano allora come gli uomini, per convenienza, possano essere soggiogati e anche soggiogarsi da soli. Bisogna ammettere che è un fatto eccezionale. Ma questo governo concretamente non ha mai incoraggiato nessuna grande impresa, se non togliendosi di torno in fretta. Il governo non mantiene il paese libero. Il governo non conquista il West. Il governo non educa. La naturale indole del popolo americano è la ragione di ogni suo successo; e si sarebbe spinta anche oltre, se il governo non si fosse intromesso. Perché il governo è solo un accorgimento attraverso cui gli individui dovrebbero lasciarsi lietamente in pace l’un l’altro; e, come già detto, è tanto piú efficace quanto a loro volta sono lasciati in pace i governati. Gli scambi e il commercio, se non fossero elastici come gomma, non riuscirebbero a rimbalzare oltre gli ostacoli che i legislatori mettono di continuo sulla loro strada; e se uno dovesse valutare i governanti soltanto dai risultati delle loro azioni, e non in parte in base alle intenzioni, meriterebbero di essere giudicati e puniti come quelle persone dispettose che gettano intralci sui binari della ferrovia.
Ma, parlando in termini pragmatici e da cittadino, a differenza di chi si definisce categoricamente antigovernativo, io non chiedo l’immediata abolizione del governo, ma esigo da subito un governo migliore. Lasciamo che ogni uomo sia libero di esprimersi su quale forma di governo gli incuterebbe rispetto; sarà questo il primo passo verso la sua costituzione.
Dopotutto, la ragione pratica per cui, quando il potere si trova nelle mani del popolo, si permette alla maggioranza di governare, e di farlo per lunghi periodi, non è perché la maggioranza abbia piú probabilità di essere nel giusto. E certo non è neanche perché sembri legittimo alla minoranza. Glielo si concede perché quelli in maggioranza sono materialmente i piú forti. Eppure un governo in cui la maggioranza comanda a prescindere non può dirsi fondato sulla giustizia, anche per quel poco che la conoscono gli uomini. Non possiamo avere un governo in cui non sono le maggioranze a stabilire a priori il giusto e lo sbagliato, ma le coscienze? In cui le maggioranze affrontano solo questioni alle quali è possibile applicare le regole dell’opportunità? Deve il cittadino, anche solo per un istante o in minima parte, lasciare che la sua coscienza si arrenda al legislatore? E allora perché ogni uomo è dotato di una coscienza? Io penso che dovremmo essere prima uomini e, poi, sudditi. Non si dovrebbe nutrire rispetto per la legge, ma per ciò che è giusto. Il solo dovere del quale posso con diritto farmi carico è di agire sempre seguendo quanto ritengo giusto. Si dice, verosimilmente, che una società non ha coscienza; ma una società di persone coscienziose è una società con una coscienza. La legge non ha reso gli uomini per niente piú onesti, anzi, nel tentativo di rispettarla persino quelli meglio disposti si rendono responsabili di ingiustizie ogni giorno.
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