Una delle conseguenze inevitabili e piú evidenti dell’insensato rispetto per la legge si può osservare incrociando una fila di militari. Colonnello, capitano, caporale, soldati semplici, ragazzini addetti alla polvere da sparo e tutti gli altri, marciano in ammirevole ordine tra valli e colline verso la guerra, contro la loro volontà e, purtroppo, contro il loro buon senso e la loro coscienza, al punto da rendere ancor piú dura la marcia e da sentir palpitare il cuore. Sanno benissimo di prendere parte a una maledetta faccenda; e sono tutti inclini a vivere in pace. E quindi, cosa sono? Veri esseri umani? O fortini mobili e depositi per le munizioni da campo, al servizio di qualche uomo di potere senza scrupoli? Visitate l’arsenale della Marina e osservate un militare, il prodotto tipico di qualunque governo americano, o della magia nera di uno stregone: gli resta soltanto un’ombra, un pallido ricordo di umanità; un uomo apparentemente vivo, che si regge in piedi eppure lo si direbbe già sepolto con l’onore delle armi e un’orazione funebre, forse questa:

Non si udiva tamburo, né nota da funerale,

Mentre con le sue spoglie correvamo verso i bastioni;

Non un soldato ha esploso un colpo di congedo

Sulla tomba dove abbiamo sepolto il nostro eroe3.

Le moltitudini servono cosí lo stato: non come uomini prima di ogni altra cosa, ma come macchine, con i loro corpi. Sono l’esercito permanente, la milizia volontaria, i carcerieri, i poliziotti, i comitati civici per garantire l’ordine ecc. Per la maggior parte di questi ruoli non è richiesto il libero esercizio della facoltà di giudizio né del senso morale; questi uomini si mettono al livello degli alberi, della terra e delle pietre. E non si potrebbero produrre manichini di legno altrettanto utili allo scopo. Meritano il rispetto concesso ai fantocci di paglia o a un mucchio di concime. Hanno il genere di valore che si concede ai cavalli e ai cani. Eppure personaggi del genere sono di norma ritenuti buoni cittadini. Altri – come molti tra i legislatori, gli uomini politici, gli avvocati, i ministri e i funzionari – servono lo stato soprattutto con la loro testa. E facendo di rado distinzioni morali, hanno la stessa probabilità di essere al servizio del diavolo oppure, senza volerlo, di Dio. In pochi – eroi, patrioti, martiri, grandi riformatori, e uomini qualunque – servono secondo coscienza, e inevitabilmente si ritrovano perlopiú a opporsi allo stato; e sono quindi trattati spesso come fossero dei nemici. Un uomo saggio sarà utile solo nel suo essere uomo, e non si arrenderà a essere «argilla», né a «tappare un buco e tener lontano il vento»4, lasciando, al limite, quel compito alle sue polveri:

Sono nato troppo in alto per essere oggetto di possesso,

Per essere il secondo in comando,

O un utile servo e uno strumento

Per qualsiasi stato sovrano al mondo5.

Chi si dona interamente ai suoi simili sembra un inetto egoista. Ma definiscono benefattore e filantropo chi si concede solo in parte.

Un uomo, oggi, come deve porsi rispetto a questo governo americano? Io rispondo che non vi si può associare se non con disonore. Io non posso, nemmeno per un istante, legittimare quell’organizzazione politica come il mio governo se è anche quello degli schiavisti.

Tutti riconoscono il diritto alla rivoluzione; vale a dire, il diritto di rifiutare l’obbedienza al governo e di resistere quando la sua tirannia o la sua incompetenza sono tremende e intollerabili. Ma quasi tutti sostengono che al momento non ci troviamo in questa situazione. Le stesse persone pensano però che fosse cosí prima della Rivoluzione del 17756. Se qualcuno mi dicesse che quello era un cattivo governo perché tassava alcune merci straniere in ingresso ai porti, non lo riterrei forse un gran problema; di quella roba infatti avrei potuto fare a meno. Ogni macchina produce un certo attrito; e può darsi che sia in grado da sola di controbilanciarne la forza negativa. Sarebbe dannoso fomentare una rivolta solo per questo motivo. Ma quando l’attrito arriva a controllare la macchina, e l’oppressione e il furto diventano sistematici, io dico: sbarazziamoci per sempre di quella macchina. In altre parole, quando un sesto della popolazione – nella nazione che si è impegnata a essere il rifugio della libertà – è ridotto in schiavitú, e quando un intero paese è stato ingiustamente invaso e conquistato da un esercito straniero, e sottoposto alla legge marziale, penso che non sia troppo presto per gli uomini onesti ribellarsi e fare la rivoluzione. E il fatto che non sia il nostro paese a essere invaso, ma nostro sia l’esercito invasore, rende questo dovere ancora piú urgente.

Paley, secondo molti un’autorità in merito alle questioni morali, nel capitolo del suo libro dedicato al «Dovere di sottomissione al Governo» risolve ogni obbligo civile riconducendolo alla convenienza; e arriva a sostenere che «finché lo richiedono gli interessi dell’intera società, ovvero, finché il governo in carica non può essere contrastato o cambiato in modo pubblicamente opportuno, è il volere di Dio obbedirgli, senza spingersi oltre… Ammesso questo principio, la legittimità di ogni caso particolare di resistenza si riduce al calcolo, da un lato, dei danni e dei torti, e dall’altro delle probabilità e dei costi del cambiamento»7. Paley sostiene poi, a questo riguardo, che sarà dovere di ciascun individuo fare le proprie valutazioni. Ma non sembra però aver mai pensato a quei casi in cui non si applica la regola della convenienza: quando un popolo, o un singolo individuo, deve ristabilire la giustizia, a qualunque costo. Se ho ingiustamente strappato a un uomo che sta per annegare la tavola a cui è aggrappato, devo restituirgliela, a costo di essere io ad annegare. Questo, secondo Paley, non sarebbe conveniente. Ma chi vorrà salvarsi cosí la vita, la perderà8. Il nostro popolo deve smetterla di possedere schiavi, e di fare guerra al Messico, anche se ciò dovesse costargli la sua stessa esistenza di popolo.

Nella prassi i singoli stati ragionano come vuole Paley; ma davvero qualcuno pensa che il Massachusetts stia facendo ciò che è giusto in questo tempo di crisi?

Una sgualdrina d’alto bordo,

una puttana vestita d’argento,

solleva lo strascico da terra

ma trascina l’anima nella melma9.

Concretamente parlando, gli oppositori del processo di riforma nel Massachusetts non sono centomila politicanti degli stati del Sud, ma centomila commercianti e agricoltori delle nostre parti, che sono piú interessati al commercio e all’agricoltura di quanto non lo siano all’umanità, e non sono intenzionati a rendere giustizia allo schiavo e al Messico, costi quel che costi.