Ci fu un certo Duckworth che fu molto sagacemente biasimato in proposito; ma i tempi erano turbolenti, e non c'era da ottenere giustizia.
— Accadde a Moat House? — osò domandare Dick, con il cuore che gli batteva.
— Accadde tra Moat House e Holywood — rispose calmo Sir Daniel: ma lanciò uno sguardo di sfuggita e cupo di sospetto, al viso di Dick. E adesso — soggiunse il cavaliere, — finisci presto di mangiare; tornerai a Tunstall con poche righe mie.
Dick si rattristò in volto.
— Di grazia, Sir Daniel — esclamò, — mandate uno dei contadini! Vi supplico di farmi prendere parte alla battaglia. So tirare bene, ve l'assicuro.
— Non lo metto in dubbio — rispose Sir Daniel, accingendosi a scrivere. — Ma qui non si tratta, Dick, di farsi onore. Rimango a Kettley finché non avrò avuto notizie sicure della guerra, e allora soltanto andrò a unirmi al vincitore. Non gridare alla vigliaccheria; è semplicemente saggezza, Dick; perché questo povero regno è talmente scombussolato dalle rivolte e il nome e la guardia del re cambiano tanto spesso, che nessuno può essere certo del domani. Il rischio e la spensieratezza si precipitano a testa bassa, ma il signor buon consiglio se ne rimane da parte, aspettando.
Con ciò, Sir Daniel, voltando le spalle a Dick e andandosi a mettere all'angolo più lontano del lungo tavolo, cominciò a scrivere la sua lettera, con la bocca storta, perché quella faccenda della Freccia Nera gli si era ficcata di traverso in gola.
Intanto il giovane Shelton continuava di buon appetito la sua colazione, quando si sentì toccare sul braccio e udì una voce sussurrargli pianissimo all'orecchio: — Non vi muovete, vi supplico — disse la voce, — ma per carità insegnatemi la strada più diretta per Holywood. Vi supplico, ragazzo buono, confortate una povera anima in pericolo e in estrema angustia, e fatemi andare via, lontano, dove possa trovar pace.
— Prendete la via del mulino a vento — rispose Dick, nel medesimo tono; — vi porterà fino al traghetto del Till; là domandate.
E senza volgere la testa, riprese a mangiare. Ma con la coda dell'occhio vide di sfuggita il giovanotto chiamato "Master" John che scivolava furtivo fuori della stanza.
— Diamine — pensò Dick, — è giovane come me. E mi ha chiamato «ragazzo buono»! Se l'avessi saputo, avrei visto quel ragazzino impiccato prima di dargli l'informazione. Be', se traversa la palude, posso raggiungerlo e tirargli le orecchie.
Mezz'ora dopo, Sir Daniel diede a Dick la lettera ordinandogli di affrettarsi a tornare a Moat House. E un'altra mezz'ora dopo la partenza di Dick, arrivò un messaggero, in grande urgenza, da parte di Lord Risingham.
— Sir Daniel — disse il messaggero, — vi siete perduto grande onore, davvero! Si è ripreso a combattere questa mattina prima dell'alba e abbiamo battuto la loro avanguardia e disperso l'ala destra. Solo al centro resiste dura la battaglia. Se avessimo la vostra truppa fresca, li scaraventeremmo tutti a fiume. Ma come, cavaliere! Volete essere l'ultimo? Non si addice alla vostra buona fama.
— No di certo! — esclamò il cavaliere. — Stavo proprio per mettermi in marcia. Selden, suona il buttasella. Signore, sono con voi all'istante. E' soltanto due ore fa che è arrivata la maggior parte degli uomini ai miei ordini, signor messo. Che volete? Speronare sta bene, ma si finisce per ammazzare il cavallo. Animo, ragazzi!
Ora la tromba squillava allegramente nel mattino, e da tutte le parti gli uomini di Sir Daniel si riversarono nella strada principale e si mettevano in formazione davanti alla locanda. Avevano dormito armati, con i cavalli sellati, e in dieci minuti un centinaio di armigeri e di arcieri, ben equipaggiati, disciplinati e vispi, si erano allineati ed erano pronti. La maggior parte portavano i colori di Sir Daniel, amaranto e azzurro, con bell'effetto sullo schieramento. I meglio armati cavalcavano di fronte; e senza farsi notare, in coda alla colonna, veniva il mesto rinforzo giunto la notte. Sir Daniel guardò con orgoglio la sfilata.
— Ecco dei ragazzi che nei guai vi serviranno — disse.
— Sono in gamba, davvero — ammise il messaggero. — Tanto più mi dispiace che non vi siate messo in marcia prima.
— Be' — fece il cavaliere, — che ci volete fare? Il principio della festa alla fine della zuffa, signor messo — e montò in sella. — Ma come, dov'è ora? — gridò. — John! Joanna! No, per la santa croce! dove s'è cacciata? Oste, dov'è quella ragazza?
— Ragazza, Sir Daniel? — esclamò l'oste. — No, signore, non ho visto nessuna ragazza.
— Ragazzo, allora, vecchio barbogio! — urlò il cavaliere. — Ma non hai visto che era una ragazza? Quella nel mantello color amaranto, che ha fatto colazione con l'acqua, imbecille, dov'è?
— Ma come, che i santi ci benedicano! "Master" John, lo chiamavate disse l'oste.
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