Banchi d'argilla s'immergevano, salici accennavano, giunchi ondeggiavano, martore si tuffavano e facevano capolino. Nessun indizio d'essere umano nel labirinto delle acque.

— Padrone mio — disse il battelliere, tenendo ferma la barca con un remo, — credo di non sbagliarmi se dico che John della Palude è sull'isola. Porta un rancore nero a tutta la gente di Sir Daniel. Che ne dite se risalgo la corrente e vi sbarco a un tiro di freccia oltre il sentiero? Sarebbe meglio che non v'immischiaste con John della Palude.

— Ah sì? Fa parte della compagnia? — domandò Dick.

— Già, acqua in bocca — disse Hugh. — Ma io risalirei la corrente, Dick. E se una freccia pigliasse "Master" Matcham? — e di nuovo rise.

— Va bene, Hugh — rispose Dick.

— Allora sentite — continuò Hugh. — Se deve essere così, tirate giù la balestra, così; ora preparatela, bene, così; tenetemi puntata contro una freccia. Sì, rimanete così, e guardatemi con la grinta feroce.

— Ma che significa questa storia? — chiede Dick.

— Be', padrone mio, se ve la faccio svignare, deve essere sotto la spinta della paura — rispose il battelliere; — altrimenti, se John della Palude viene a saperlo, c'è tutta la probabilità che mi diventi un vicino assai pericoloso.

— Sono così violenti questi mascalzoni? — s'informò Dick. — La fanno da padroni sul traghetto di Sir Daniel?

— Eh — sussurrò il battelliere, ammiccando. — Sentite quello che vi dico. Sir Daniel è in ribasso. Ha fatto il suo tempo. Cadrà. Ma zitti!

— E si piegò sui remi.

Risalirono il fiume per un buon tratto, aggirarono una isola, e scesero dolcemente giù per il canale angusto presso la sponda opposta.

Allora Hugh si tenne fermo nel mezzo della corrente.

— Devo sbarcarvi qui fra i salici — disse.

— Qui non c'è alcun sentiero, ma acquitrini pieni di salici e pantani — osservò Dick.

— "Master" Shelton — replicò Hugh, — non oso portarvi più giù, nel vostro stesso interesse. Sta sorvegliando il passo, con l'arco pronto.

Tutti quelli che passano e sono dipendenti di Sir Daniel, li abbatte come conigli. L'ho sentito giurarlo per la croce. Se non vi conoscessi da tempo, eh sì, da molto molto tempo, vi avrei lasciato proseguire; ma in memoria dei vecchi tempi, e perché avete qui con voi questo giocattolino che non è fatto per le ferite o le battaglie, ho rischiato le mie due povere orecchie per farvi passare sani e salvi.

Accontentatevi; non posso fare di più, per la salute mia!

Hugh stava ancora parlando, poggiandosi sui remi, quando si levò un grand'urlo tra i salici dell'isola, e poi il rumore d'un uomo robusto che si faceva strada a forza nella boscaglia.

— Che peste! — gridò Hugh. — Stava proprio sull'isola! — Remò a tutta forza verso la sponda. — Minacciatemi con l'arco, buon Dick, minacciatemi senza equivoco — soggiunse. — Ho cercato di salvarvi la pelle, salvate la mia, ora.

La barca andò a urtare con un tonfo contro un folto boschetto di salici. Matcham, pallido ma sicuro e vigile, a un segno di Dick, corse lungo il sedile e saltò a riva; Dick, prendendo il cavallo per la briglia, cercò di fare altrettanto, ma sia per la massiccia struttura dell'animale, sia perché i salici erano troppo fitti, rimasero tutti e due incagliati. Il cavallo nitriva e scalciava; e la barca, oscillante in un risucchio, si accostava e si allontanava da riva beccheggiando con violenza.

— Non è possibile, Hugh; qui non si può sbarcare — gridò Dick; ma continuava a lottare coraggiosamente con il boschetto ostinato e l'animale impaurito.

Un uomo alto comparve sulla sponda dell'isola, armato di balestra.

Dick lo scorse per un istante, con la coda dell'occhio, che curvava l'arco con grande sforzo, rosso in viso per la corsa.

— Chi va là? — urlò. — Hugh, chi va là?

— E' "Master" Shelton, John — rispose il traghettatore.

— Ferma, Dick Shelton! — gridò l'uomo sull'isola. — Non vi si farà alcun male, in nome della croce. Fermatevi! Fatti indietro, Hugh del traghetto!

Dick gli gridò di rimando una risposta ch'era una canzonatura.

— E sta bene, allora, andrete a piedi — ribatté l'uomo; e lasciò partire una freccia. Il cavallo, colpito, balzò di dolore e di terrore; la barca si capovolse, e un istante dopo tutti lottavano nei vortici del fiume.

Quando tornò a galla, Dick si trovava a un metro circa dalla riva; e prima ancora che gli occhi gli si schiarissero, la sua mano si era chiusa su qualcosa di solido e di forte che immediatamente cominciò a tirarlo avanti. Era il frustino che Matcham, arrampicatosi su un ramo di salice reclino sull'acqua, gli aveva molto tempestivamente infilato nel pugno.

— Per la messa! — esclamò Dick, mentre l'altro l'aiutava a salire sulla sponda, — ora è la vita che ti devo. So nuotare come una palla di cannone. — E subito si volse verso l'isola.

In mezzo al fiume, Hugh del Traghetto nuotava con la sua barca capovolta, mentre John della Palude, furioso per il cattivo risultato del suo colpo, gli urlava di fare presto.

— Andiamo, Jack19 — disse Shelton, — di corsa! Prima che Hugh possa trascinare a riva il suo barcone, e che fra tutti e due riescano a raddrizzarlo, possiamo farcela a metterci fuori tiro.

E facendo seguire l'esempio alle parole, si mise a correre, schivando i salici e nei pantani saltando da zolla a zolla. Non aveva tempo di curarsi della direzione; tutto quello che poteva fare era voltare le spalle al fiume, e mettere tutta l'energia nella corsa.

Ma non passò molto tempo che il terreno cominciò a salire, dimostrandogli che si stava ancora tenendo nella giusta direzione, e ben presto sbucarono su un pendio di terra solida e verde, dove gli olmi cominciavano a mescolarsi ai salici.

Ma qui Matcham, che si era trascinato rimanendo molto indietro, si lasciò cadere, abbandonandosi.

— Lasciami, Dick! — gridò affannato; — io non ce la faccio più.

Dick si volse e tornò sui suoi passi fin dove era caduto il suo compagno.

— Ma no, Jack, lasciarti! — esclamò.