58
Alete è l’un, che da principio indegno tra le brutture de la plebe è sorto; ma l’inalzaro a i primi onor del regno parlar facondo e lusinghiero e scòrto, pieghevoli costumi e vario ingegno al finger pronto, a l’ingannare accorto: gran fabro di calunnie, adorne in modi novi, che sono accuse, e paion lodi.
59
L’altro è il circasso Argante, uom che straniero se ’n venne a la regal corte d’Egitto; ma de’ satrapi fatto è de l’impero, e in sommi gradi a la milizia ascritto: impaziente, inessorabil, fero, ne l’arme infaticabile ed invitto, d’ogni dio sprezzatore, e che ripone ne la spada sua legge e sua ragione.
60
Chieser questi udienza ed al cospetto del famoso Goffredo ammessi entraro, e in umil seggio e in un vestire schietto fra’ suoi duci sedendo il ritrovaro; ma verace valor, benché negletto, è di se stesso a sé fregio assai chiaro.
Picciol segno d’onor gli fece Argante, in guisa pur d’uom grande e non curante.
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 42
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Canto secondo Q
61
Ma la destra si pose Alete al seno, e chinò il capo, e piegò a terra i lumi, e l’onorò con ogni modo a pieno che di sua gente portino i costumi.
Cominciò poscia, e di sua bocca uscièno più che mèl dolci d’eloquenza i fiumi; e perché i Franchi han già il sermone appreso de la Soria, fu ciò ch’ei disse inteso.
62
— O degno sol cui d’ubidire or degni questa adunanza di famosi eroi che per l’adietro ancor le palme e i regni da te conobbe e da i consigli tuoi, il nome tuo, che non riman tra i segni d’Alcide, omai risuona anco fra noi, e la fama d’Egitto in ogni parte del tuo valor chiare novelle ha sparte.
63
Né v’è fra tanti alcun che non le ascolte come egli suol le meraviglie estreme, ma dal mio re con istupore accolte sono non sol, ma con diletto insieme; e s’appaga in narrarle anco a le volte, amando in te ciò ch’altri invidia e teme: ama il valore, e volontario elegge teco unirsi d’amor, se non di legge.
64
Da sì bella cagion dunque sospinto, l’amicizia e la pace a te richiede, e ’l mezzo onde l’un resti a l’altro avinto sia la virtù s’esser non può la fede.
Ma perché inteso avea che t’eri accinto per iscacciar l’amico suo di sede, volse, pria ch’altro male indi seguisse, ch’a te la mente sua per noi s’aprisse.
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 43
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Canto secondo Q
65
E la sua mente è tal, che s’appagarti vorrai di quanto hai fatto in guerra tuo, né Giudea molestar, né l’altre parti che ricopre il favor del regno suo, ei promette a l’incontro assecurarti il non ben fermo stato. E se voi duo sarete uniti, or quando i Turchi e i Persi potranno unqua sperar di riaversi?
66
Signor, gran cose in picciol tempo hai fatte che lunga età porre in oblio non pote: esserciti, città, vinti, disfatte, superati disagi e strade ignote, sì ch’al grido o smarrite o stupefatte son le provincie intorno e le remote; e se ben acquistar puoi novi imperi, acquistar nova gloria indarno speri.
67
Giunta è tua gloria al sommo, e per l’inanzi fuggir le dubbie guerre a te conviene, ch’ove tu vinca, sol di stato avanzi, né tua gloria maggior quinci diviene; ma l’imperio acquistato e preso inanzi e l’onor perdi, se ’l contrario aviene.
Ben gioco è di fortuna audace e stolto por contra il poco e incerto il certo e ’l molto.
68
Ma il consiglio di tal cui forse pesa ch’altri gli acquisti a lungo ancor conserve, e l’aver sempre vinto in ogni impresa, e quella voglia natural, che ferve e sempre è più ne’ cor più grandi accesa, d’aver le genti tributarie e serve, faran per aventura a te la pace fuggir, più che la guerra altri non face.
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 44
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Canto secondo Q
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T’essorteranno a seguitar la strada che t’è dal fato largamente aperta, a non depor questa famosa spada, al cui valore ogni vittoria è certa, sin che la legge di Macon non cada, sin che l’Asia per te non sia deserta: dolci cose ad udir e dolci inganni ond’escon poi sovente estremi danni.
70
Ma s’animosità gli occhi non benda, né il lume oscura in te de la ragione, scorgerai, ch’ove tu la guerra prenda, hai di temer, non di sperar cagione, ché fortuna qua giù varia a vicenda mandandoci venture or triste or buone, ed a i voli troppo alti e repentini sogliono i precipizi esser vicini.
71
Dimmi: s’a’ danni tuoi l’Egitto move, d’oro e d’arme potente e di consiglio, e s’avien che la guerra anco rinove il Perso e ’l Turco e di Cassano il figlio, quai forze opporre a sì gran furia o dove ritrovar potrai scampo al tuo periglio?
T’affida forse il re malvagio greco il qual da i sacri patti unito è teco?
72
La fede greca a chi non è palese?
Tu da un sol tradimento ogni altro impara, anzi da mille, perché mille ha tese insidie a voi la gente infida, avara.
Dunque chi dianzi il passo a voi contese, per voi la vita esporre or si prepara?
chi le vie che comuni a tutti sono negò, del proprio sangue or farà dono?
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 45
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Canto secondo Q
73
Ma forse hai tu riposta ogni tua speme in queste squadre ond’ora cinto siedi.
Quei che sparsi vincesti, uniti insieme di vincer anco agevolmente credi, se ben son le tue schiere or molto sceme tra le guerre e i disagi, e tu te ’l vedi; se ben novo nemico a te s’accresce e co’ Persi e co’ Turchi Egizi mesce.
74
Or quando pure estimi esser fatale che non ti possa il ferro vincer mai, siati concesso, e siati a punto tale il decreto del Ciel qual tu te ’l fai; vinceratti la fame: a questo male che rifugio, per Dio, che schermo avrai?
Vibra contra costei la lancia, e stringi la spada, e la vittoria anco ti fingi.
75
Ogni campo d’intorno arso e distrutto ha la provida man de gli abitanti, e ’n chiuse mura e ’n alte torri il frutto riposto, al tuo venir più giorni inanti.
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