Quel grande già che ’ncontra il cielo eresse l’alta mole d’error, forse tal era; e in cotal atto il rimirò Babelle alzar la fronte e minacciar le stelle.

92

Soggiunse allor Goffredo: — Or riportate al vostro re che venga, e che s’affretti, che la guerra accettiam che minacciate; e s’ei non vien, fra ’l Nilo suo n’aspetti. —

Accommiatò lor poscia in dolci e grate maniere, e gli onorò di doni eletti.

Ricchissimo ad Alete un elmo diede ch’a Nicea conquistò fra l’altre prede.

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 50

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso La Gerusalemme liberata Canto secondo Q

93

Ebbe Argante una spada; e ’l fabro egregio l’else e ’l pomo le fe’ gemmato e d’oro, con magistero tal che perde il pregio de la ricca materia appo il lavoro.

Poi che la tempra e la ricchezza e ’l fregio sottilmente da lui mirati foro, disse Argante al Buglion: — Vedrai ben tosto come da me il tuo dono in uso è posto. —

94

Indi tolto il congedo, è da lui ditto al suo compagno: — Or ce n’andremo omai, io a Gierusalem, tu verso Egitto, tu co ’l sol novo, io co’ notturni rai, ch’uopo o di mia presenza, o di mio scritto esser non può colà dove tu vai.

Reca tu la risposta, io dilungarmi quinci non vuo’, dove si trattan l’armi. —

95

Così di messaggier fatto è nemico, sia fretta intempestiva o sia matura: la ragion de le genti e l’uso antico s’offenda o no, né ’l pensa egli, né ’l cura.

Senza risposta aver, va per l’amico silenzio de le stelle a l’alte mura, d’indugio impaziente, ed a chi resta già non men la dimora anco è molesta.

96

Era la notte allor ch’alto riposo han l’onde e i venti, e parea muto il mondo.

Gli animai lassi, e quei che ’l mar ondoso o de’ liquidi laghi alberga il fondo, e chi si giace in tana o in mandra ascoso, e i pinti augelli, ne l’oblio profondo sotto il silenzio de’ secreti orrori sopian gli affanni e raddolciano i cori.

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 51

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso La Gerusalemme liberata Canto secondo Q

97

Ma né ’l campo fedel, né ’l franco duca si discioglie nel sonno, o almen s’accheta, tanta in lor cupidigia è che riluca omai nel ciel l’alba aspettata e lieta, perché il camin lor mostri, e li conduca a la città ch’al gran passaggio è mèta.

Mirano ad or ad or se raggio alcuno spunti, o si schiari de la notte il bruno.

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 52

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso La Gerusalemme liberata Canto terzo Q

Canto terzo

1

Già l’aura messaggiera erasi desta a nunziar che se ne vien l’aurora; ella intanto s’adorna, e l’aurea testa di rose colte in paradiso infiora quando il campo, ch’a l’arme omai s’appresta, in voce mormorava alta e sonora, e prevenia le trombe; e queste poi dièr più lieti e canori i segni suoi.

2

Il saggio capitan con dolce morso i desideri lor guida e seconda, ché più facil saria svolger il corso presso Cariddi a la volubil onda, o tardar Borea allor che scote il dorso de l’Apennino, e i legni in mare affonda.

Gli ordina, gl’incamina, e ’n suon gli regge rapido sì, ma rapido con legge.

3

Ali ha ciascuno al core ed ali al piede, né del suo ratto andar però s’accorge; ma quando il sol gli aridi campi fiede con raggi assai ferventi e in alto sorge, ecco apparir Gierusalem si vede, ecco additar Gierusalem si scorge, ecco da mille voci unitamente

Gierusalemme salutar si sente.

4

Così di naviganti audace stuolo, che mova a ricercar estranio lido, e in mar dubbioso e sotto ignoto polo provi l’onde fallaci e ’l vento infido, s’al fin discopre il desiato suolo, il saluta da lunge in lieto grido, e l’uno a l’altro il mostra, e intanto oblia la noia e ’l mal de la passata via.

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 53

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso La Gerusalemme liberata Canto terzo Q

5

Al gran piacer che quella prima vista dolcemente spirò ne l’altrui petto, alta contrizion successe, mista di timoroso e riverente affetto.

Osano a pena d’inalzar la vista vèr la città, di Cristo albergo eletto, dove morì, dove sepolto fue,

dove poi rivestì le membra sue.

6

Sommessi accenti e tacite parole, rotti singulti e flebili sospiri de la gente ch’in un s’allegra e duole, fan che per l’aria un mormorio s’aggiri qual ne le folte selve udir si suole s’avien che tra le frondi il vento spiri, o quale infra gli scogli o presso a i lidi sibila il mar percosso in rauchi stridi.