66

Impon che sian le tende indi munite e di fosse profonde e di trinciere, che d’una parte a cittadine uscite, da l’altra oppone a correrie straniere.

Ma poi che fur quest’opere fornite, vols’egli il corpo di Dudon vedere, e colà trasse ove il buon duce estinto da mesta turba e lagrimosa è cinto.

67

Di nobil pompa i fidi amici ornaro il gran ferètro ove sublime ei giace.

Quando Goffredo entrò, le turbe alzaro la voce assai più flebile e loquace; ma con volto né torbido né chiaro frena il suo affetto il pio Buglione, e tace.

E poi che ’n lui pensando alquanto fisse le luci ebbe tenute, al fin sì disse: 68

— Già non si deve a te doglia né pianto, ché se mori nel mondo, in Ciel rinasci; e qui dove ti spogli il mortal manto di gloria impresse alte vestigia lasci.

Vivesti qual guerrier cristiano e santo, e come tal sei morto; or godi, e pasci in Dio gli occhi bramosi, o felice alma, ed hai del bene oprar corona e palma.

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 69

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso La Gerusalemme liberata Canto terzo Q

69

Vivi beata pur, ché nostra sorte, non tua sventura, a lagrimar n’invita, poscia ch’al tuo partir sì degna e forte parte di noi fa co ’l tuo piè partita.

Ma se questa, che ’l vulgo appella morte, privati ha noi d’una terrena aita, celeste aita ora impetrar ne puoi che ’l Ciel t’accoglie infra gli eletti suoi.

70

E come a nostro pro veduto abbiamo ch’usavi, uom già mortal, l’arme mortali, così vederti oprare anco speriamo, spirto divin, l’arme del Ciel fatali.

Impara i voti omai, ch’a te porgiamo, raccòrre, e dar soccorso a i nostri mali: indi vittoria annunzio; a te devoti solverem trionfando al tempio i voti. —

71

Così diss’egli; e già la notte oscura avea tutti del giorno i raggi spenti, e con l’oblio d’ogni noiosa cura ponea tregua a le lagrime, a i lamenti.

Ma il capitan, ch’espugnar mai le mura non crede senza i bellici tormenti, pensa ond’abbia le travi, ed in quai forme le machine componga; e poco dorme.

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Sorse a pari co ’l sole, ed egli stesso seguir la pompa funeral poi volle.

A Dudon d’odorifero cipresso

composto hanno un sepolcro a piè d’un colle, non lunge a gli steccati; e sovra ad esso un’altissima palma i rami estolle.

Or qui fu posto, e i sacerdoti intanto quiete a l’alma gli pregàr co ’l canto.

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 70

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso La Gerusalemme liberata Canto terzo Q

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Quinci e quindi fra i rami erano appese insegne e prigioniere arme diverse, già da lui tolte in più felici imprese a le genti di Siria ed a le perse.

De la corazza sua, de l’altro arnese, in mezzo il grosso tronco si coperse.

Qui vi fu scritto poi giace Dudone: onorate l’altissimo campione.

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Ma il pietoso Buglion, poi che da questa opra si tolse dolorosa e pia,

tutti i fabri del campo a la foresta con buona scorta di soldati invia.

Ella è tra valli ascosa, e manifesta l’avea fatta a i Francesi uom di Soria.

Qui per troncar le machine n’andaro, a cui non abbia la città riparo.

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L’un l’altro essorta che le piante atterri, e faccia al bosco inusitati oltraggi.

Caggion recise da i pungenti ferri le sacre palme e i frassini selvaggi, i funebri cipressi e i pini e i cerri, l’elci frondose e gli alti abeti e i faggi, gli olmi mariti, a cui talor s’appoggia la vite, e con piè torto al ciel se ’n poggia.

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Altri i tassi, e le quercie altri percote, che mille volte rinovàr le chiome, e mille volte ad ogni incontro immote l’ire de’ venti han rintuzzate e dome; ed altri impone a le stridenti rote d’orni e di cedri l’odorate some.

Lasciano al suon de l’arme, al vario grido, e le fère e gli augei la tana e ’l nido.

Op.