Così, qualor si rasserena il cielo, or da candida nube il sol traspare, or da la nube uscendo i raggi intorno più chiari spiega e ne raddoppia il giorno.

30

Fa nove crespe l’aura al crin disciolto, che natura per sé rincrespa in onde; stassi l’avaro sguardo in sé raccolto, e i tesori d’amore e i suoi nasconde.

Dolce color di rose in quel bel volto fra l’avorio si sparge e si confonde, ma ne la bocca, onde esce aura amorosa, sola rosseggia e semplice la rosa.

31

Mostra il bel petto le sue nevi ignude, onde il foco d’Amor si nutre e desta.

Parte appar de le mamme acerbe e crude, parte altrui ne ricopre invida vesta: invida, ma s’a gli occhi il varco chiude, l’amoroso pensier già non arresta, ché non ben pago di bellezza esterna ne gli occulti secreti anco s’interna.

32

Come per acqua o per cristallo intero trapassa il raggio, e no ’l divide o parte, per entro il chiuso manto osa il pensiero sì penetrar ne la vietata parte.

Ivi si spazia, ivi contempla il vero di tante meraviglie a parte a parte; poscia al desio le narra e le descrive, e ne fa le sue fiamme in lui più vive.

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 79

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso La Gerusalemme liberata Canto quarto Q

33

Lodata passa e vagheggiata Armida fra le cupide turbe, e se n’avede.

No ’l mostra già, benché in suo cor ne rida, e ne disegni alte vittorie e prede.

Mentre, sospesa alquanto, alcuna guida che la conduca al capitan richiede, Eustazio occorse a lei, che del sovrano principe de le squadre era germano.

34

Come al lume farfalla, ei si rivolse a lo splendor de la beltà divina, e rimirar da presso i lumi volse che dolcemente atto modesto inchina; e ne trasse gran fiamma e la raccolse come da foco suole esca vicina, e disse verso lei, ch’audace e baldo il fea de gli anni e de l’amore il caldo: 35

— Donna, se pur tal nome a te conviensi, ché non somigli tu cosa terrena, né v’è figlia d’Adamo in cui dispensi cotanto il Ciel di sua luce serena, che da te si ricerca? ed onde viensi?

qual tua ventura o nostra or qui ti men Fa’ che sappia chi sei, fa’ ch’io non erri ne l’onorarti; e s’è ragion, m’atterri. —

36

Risponde: — Il tuo lodar troppo alto sale, né tanto in suso il merto nostro arriva.

Cosa vedi, signor, non pur mortale, ma già morta a i diletti, al duol sol viva; mia sciagura mi spinge in loco tale, vergine peregrina e fuggitiva.

Ricovro al pio Goffredo, e in lui confido, tal va di sua bontate intorno il grido.

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 80

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso La Gerusalemme liberata Canto quarto Q

37

Tu l’adito m’impetra al capitano, s’hai, come pare, alma cortese e pia. —

Ed egli: — È ben ragion ch’a l’un germano l’altro ti guidi, e intercessor ti sia.

Vergine bella, non ricorri in vano, non è vile appo lui la grazia mia; spender tutto potrai, come t’aggrada, ciò che vaglia il suo scettro o la mia spada. —

38

Tace, e la guida ove tra i grandi eroi allor dal vulgo il pio Buglion s’invola.

Essa inchinollo riverente, e poi vergognosetta non facea parola.

Ma quei rossor, ma quei timori suoi rassecura il guerriero e riconsola, sì che i pensati inganni al fine spiega in suon che di dolcezza i sensi lega.

39

— Principe invitto, — disse — il cui gran nome se ’n vola adorno di sì ricchi fregi che l’esser da te vinte e in guerra dome recansi a gloria le provincie e i regi, noto per tutto è il tuo valor; e come sin da i nemici avien che s’ami e pregi, così anco i tuoi nemici affida, e invita di ricercarti e d’impetrarne aita.

40

Ed io, che nacqui in sì diversa fede che tu abbassasti e ch’or d’opprimer tenti, per te spero acquistar la nobil sede e lo scettro regal de’ miei parenti; e s’altri aita a i suoi congiunti chiede contra il furor de le straniere genti, io, poi che ’n lor non ha pietà più loco, contra il mio sangue il ferro ostile invoco.

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 81

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso La Gerusalemme liberata Canto quarto Q

41

Io te chiamo, in te spero; e in quella altezza puoi tu sol pormi onde sospinta io fui, né la tua destra esser dée meno avezza di sollevar che d’atterrar altrui, né meno il vanto di pietà si prezza che ’l trionfar de gl’inimici sui; e s’hai potuto a molti il regno tòrre, fia gloria egual nel regno or me riporre.

42

Ma se la nostra fé varia ti move a disprezzar forse i miei preghi onesti, la fé, c’ho certa in tua pietà, mi giove, né dritto par ch’ella delusa resti.