64

La bella donna, ch’ogni cor più casto arder credeva ad un girar di ciglia, oh come perde or l’alterezza e ’l fasto!

e quale ha di ciò sdegno e meraviglia!

Rivolger le sue forze ove contrasto men duro trovi al fin si riconsiglia, qual capitan ch’inespugnabil terra stanco abbandoni, e porti altrove guerra.

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65

Ma contra l’arme di costei non meno si mostrò di Tancredi invitto il core, però ch’altro desio gli ingombra il seno, né vi può loco aver novello ardore; ché sì come da l’un l’altro veneno guardar ne suol, tal l’un da l’altro amore.

Questi soli non vinse: o molto o poco avampò ciascun altro al suo bel foco.

66

Ella, se ben si duol che non succeda sì pienamente il suo disegno e l’arte, pur fatto avendo così nobil preda di tanti eroi, si riconsola in parte.

E pria che di sue frodi altri s’aveda, pensa condurgli in più secura parte, ove gli stringa poi d’altre catene che non son quelle ond’or presi li tiene.

67

E sendo giunto il termine che fisse il capitano a darle alcun soccorso, a lui se ’n venne riverente e disse:

— Sire, il dì stabilito è già trascorso, e se per sorte il reo tiranno udisse ch’i’ abbia fatto a l’arme tue ricorso, prepareria sue forze a la difesa, né così agevol poi fòra l’impresa.

68

Dunque, prima ch’a lui tal nova apporti voce incerta di fama o certa spia, scelga la tua pietà fra i tuoi più forti alcuni pochi, e meco or or gli invia, ché se non mira il Ciel con occhi torti l’opre mortali o l’innocenza oblia, sarò riposta in regno, e la mia terra sempre avrai tributaria in pace e in guerra. —

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 112

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Così diceva, e ’l capitano a i detti quel che negar non si potea concede, se ben, ov’ella il suo partir affretti, in sé tornar l’elezion ne vede; ma nel numero ognun de’ diece eletti con insolita instanza esser richiede, e l’emulazion che ’n lor si desta più importuni li fa ne la richiesta.

70

Ella, che ’n essi mira aperto il core, prende vedendo ciò novo argomento, e su ’l lor fianco adopra il rio timore di gelosia per ferza e per tormento; sapendo ben ch’al fin s’invecchia Amore senza quest’arti e divien pigro e lento, quasi destrier che men veloce corra se non ha chi lui segua e chi ’l precorra.

71

E in tal modo comparte i detti sui e ’l guardo lusinghiero e ’l dolce riso, ch’alcun non è che non invidii altrui, né il timor de la speme è in lor diviso.

La folle turba de gli amanti, a cui stimolo è l’arte d’un fallace viso, senza fren corre, e non li tien vergogna, e loro indarno il capitan rampogna.

72

Ei ch’egualmente satisfar desira ciascuna de le parti e in nulla pende, se ben alquanto or di vergogna or d’ira al vaneggiar de’ cavalier s’accende, poi ch’ostinati in quel desio li mira novo consiglio in accordarli prende:

— Scrivansi i vostri nomi ed in un vaso pongansi, — disse — e sia giudice il caso. —

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73

Subito il nome di ciascun si scrisse, e in picciol’urna posti e scossi foro, e tratti a sorte; e ’l primo che n’uscisse fu il conte di Pembrozia Artemidoro.

Legger poi di Gherardo il nome udisse, ed uscì Vincilao dopo costoro: Vincilao che, sì grave e saggio inante, canuto or pargoleggia e vecchio amante.

74

Oh come il volto han lieto, e gli occhi pregni di quel piacer che dal cor pieno inonda, questi tre primi eletti, i cui disegni la fortuna in amor destra seconda!

D’incerto cor, di gelosia dan segni gli altri il cui nome avien che l’urna asconda, e da la bocca pendon di colui

che spiega i brevi e legge i nomi altrui.

75

Guasco quarto fuor venne, a cui successe Ridolfo ed a Ridolfo indi Olderico, quinci Guglielmo Ronciglion si lesse, e ’l bavaro Eberardo, e ’l franco Enrico.

Rambaldo ultimo fu, che farsi elesse poi, fé cangiando, di Giesù nemico (tanto pote Amor dunque?); e questi chiuse il numero de’ diece, e gli altri escluse.

76

D’ira, di gelosia, d’invidia ardenti, chiaman gli altri Fortuna ingiusta e ria, a te accusano, Amor, che le consenti che ne l’imperio tuo giudice sia.

Ma perché instinto è de l’umane genti che ciò che più si vieta uom più desia, dispongon molti ad onta di fortuna seguir la donna come il ciel s’imbruna.

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 114

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77

Voglion sempre seguirla a l’ombra al sole, e per lei combattendo espor la vita.

Ella fanne alcun motto, e con parole tronche e dolci sospir a ciò gli invita, ed or con questo ed or con quel si duole che far convienle senza lui partita.

S’erano armati intanto, e da Goffredo toglieano i diece cavalier congedo.