Tre anni son che è in guerra, e intempestiva molle piuma del mento a pena usciva.
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 19
ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso La Gerusalemme liberata
Canto primo
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Passati i cavalieri, in mostra viene la gente a piede, ed è Raimondo inanti.
Regea Tolosa, e scelse infra Pirene e fra Garona e l’ocean suoi fanti.
Son quattromila, e ben armati e bene instrutti, usi al disagio e toleranti; buona è la gente, e non può da più dotta o da più forte guida esser condotta.
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Ma cinquemila Stefano d’Ambuosa e di Blesse e di Turs in guerra adduce.
Non è gente robusta o faticosa, se ben tutta di ferro ella riluce.
La terra molle, lieta e dilettosa, simili a sé gli abitator produce.
Impeto fan ne le battaglie prime, ma di leggier poi langue, e si reprime.
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Alcasto il terzo vien, qual presso a Tebe già Capaneo, con minaccioso volto: seimila Elvezi, audace e fera plebe, da gli alpini castelli avea raccolto, che ’l ferro uso a far solchi, a franger glebe, in nove forme e in più degne opre ha vòlto; e con la man, che guardò rozzi armenti, par ch’i regni sfidar nulla paventi.
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Vedi appresso spiegar l’alto vessillo co ’l diadema di Piero e con le chiavi.
Qui settemila aduna il buon Camillo pedoni, d’arme rilucenti e gravi, lieto ch’a tanta impresa il Ciel sortillo, ove rinovi il prisco onor de gli avi, o mostri almen ch’a la virtù latina o nulla manca, o sol la disciplina.
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 20
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Canto primo
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Ma già tutte le squadre eran con bella mostra passate, e l’ultima fu questa, quando Goffredo i maggior duci appella, e la sua mente a lor fa manifesta:
— Come appaia diman l’alba novella vuo’ che l’oste s’invii leggiera e presta, sì ch’ella giunga a la città sacrata, quanto è possibil più, meno aspettata.
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Preparatevi dunque ed al viaggio ed a la pugna e a la vittoria ancora. —
Questo ardito parlar d’uom così saggio sollecita ciascuno e l’avvalora.
Tutti d’andar son pronti al novo raggio, e impazienti in aspettar l’aurora.
Ma ’l provido Buglion senza ogni tema non è però, benché nel cor la prema.
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Perch’egli avea certe novelle intese che s’è d’Egitto il re già posto in via inverso Gaza, bello e forte arnese da fronteggiare i regni di Soria.
Né creder può che l’uomo a fere imprese avezzo sempre, or lento in ozio stia; ma, d’averlo aspettando aspro nemico, parla al fedel suo messaggiero Enrico: 68
— Sovra una lieve saettia tragitto vuo’ che tu faccia ne la greca terra.
Ivi giunger dovea (così m’ha scritto chi mai per uso in avisar non erra) un giovene regal, d’animo invitto, ch’a farsi vien nostro compagno in guerra: prence è de’ Dani, e mena un grande stuolo sin da i paesi sottoposti al polo.
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Canto primo
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Ma perché ’l greco imperator fallace seco forse userà le solite arti, per far ch’o torni indietro o ’l corso audace torca in altre da noi lontane parti, tu, nunzio mio, tu, consiglier verace, in mio nome il disponi a ciò che parti nostro e suo bene, e di’ che tosto vegna, ché di lui fòra ogni tardanza indegna.
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Non venir seco tu, ma resta appresso al re de’ Greci a procurar l’aiuto, che già più d’una volta a noi promesso e per ragion di patto anco è dovuto. —
Così parla e l’informa, e poi che ’l messo le lettre ha di credenza e di saluto, toglie, affrettando il suo partir, congedo, e tregua fa co’ suoi pensier Goffredo.
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Il dì seguente, allor ch’aperte sono del lucido oriente al sol le porte, di trombe udissi e di tamburi un suono, ond’al camino ogni guerrier s’essorte.
Non è sì grato a i caldi giorni il tuono che speranza di pioggia al mondo apporte, come fu caro a le feroci genti l’altero suon de’ bellici instrumenti.
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