87

Ma no ’l farà: prevenirò questi empi disegni loro, e sfogherommi a pieno.

Gli ucciderò, faronne acerbi scempi, svenerò i figli a le lor madri in seno, arderò loro alberghi e insieme i tèmpi, questi i debiti roghi a i morti fièno; e su quel lor sepolcro in mezzo a i voti vittime pria farò de’ sacerdoti.

88

Così l’iniquo fra suo cor ragiona, pur non segue pensier sì mal concetto; ma s’a quegli innocenti egli perdona, è di viltà, non di pietade effetto, ché s’un timor a incrudelir lo sprona, il ritien più potente altro sospetto: troncar le vie d’accordo, e de’ nemici troppo teme irritar l’arme vittrici.

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 26

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso La Gerusalemme liberata

Canto primo

Q

89

Tempra dunque il fellon la rabbia insana, anzi altrove pur cerca ove la sfoghi; i rustici edifici abbatte e spiana, e dà in preda a le fiamme i culti luoghi; parte alcuna non lascia integra o sana ove il Franco si pasca, ove s’alloghi; turba le fonti e i rivi, e le pure onde di veneni mortiferi confonde.

90

Spietatamente è cauto, e non oblia di rinforzar Gierusalem fra tanto.

Da tre lati fortissima era pria, sol verso Borea è men secura alquanto; ma da’ primi sospetti ei le munia d’alti ripari il suo men forte canto, e v’accogliea gran quantitade in fretta di gente mercenaria e di soggetta.

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 27

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso La Gerusalemme liberata Canto secondo Q

Canto secondo

1

Mentre il tiranno s’apparecchia a l’armi, soletto Ismeno un dì gli s’appresenta, Ismen che trar di sotto a i chiusi marmi può corpo estinto, e far che spiri e senta, Ismen che al suon de’ mormoranti carmi sin ne la reggia sua Pluton spaventa, e i suoi demon ne gli empi uffici impiega pur come servi, e gli discioglie e lega.

2

Questi or Macone adora, e fu cristiano, ma i primi riti anco lasciar non pote; anzi sovente in uso empio e profano confonde le due leggi a sé mal note, ed or da le spelonche, ove lontano dal vulgo essercitar suol l’arti ignote, vien nel publico rischio al suo signore: a re malvagio consiglier peggiore.

3

— Signor, — dicea — senza tardar se ’n viene il vincitor essercito temuto,

ma facciam noi ciò che a noi far conviene: darà il Ciel, darà il mondo a i forti aiuto.

Ben tu di re, di duce hai tutte piene le parti, e lunge hai visto e proveduto.

S’empie in tal guisa ogn’altro i propri uffici, tomba fia questa terra a tuoi nemici.

4

Io, quanto a me, ne vegno, e del periglio e de l’opre compagno, ad aiutarte: ciò che può dar di vecchia età consiglio, tutto prometto, e ciò che magica arte.

Gli angeli che dal Cielo ebbero essiglio constringerò de le fatiche a parte.

Ma dond’io voglia incominciar gl’incanti e con quai modi, or narrerotti avanti.

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 28

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Torquato Tasso La Gerusalemme liberata Canto secondo Q

5

Nel tempio de’ cristiani occulto giace un sotterraneo altare, e quivi è il volto di Colei che sua diva e madre face quel vulgo del suo Dio nato e sepolto.

Dinanzi al simulacro accesa face continua splende; egli è in un velo avolto.

Pendono intorno in lungo ordine i voti che vi portano i creduli devoti.

6

Or questa effigie lor, di là rapita, voglio che tu di propria man trasporte e la riponga entro la tua meschita: io poscia incanto adoprerò sì forte ch’ognor, mentre ella qui fia custodita, sarà fatal custodia a queste porte; tra mura inespugnabili il tuo impero securo fia per novo alto mistero. —

7

Sì disse, e ’l persuase; e impaziente il re se ’n corse a la magion di Dio, e sforzò i sacerdoti, e irreverente il casto simulacro indi rapio; e portollo a quel tempio ove sovente s’irrita il Ciel co ’l folle culto e rio.

Nel profan loco e su la sacra imago susurrò poi le sue bestemmie il mago.

8

Ma come apparse in ciel l’alba novella, quel cui l’immondo tempio in guardia è dato non rivide l’imagine dov’ella

fu posta, e invan cerconne in altro lato.

Tosto n’avisa il re, ch’a la novella di lui si mostra feramente irato, ed imagina ben ch’alcun fedele abbia fatto quel furto, e che se ’l cele.

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 29

ACTA G.