Non accesi neppure un fiammifero, perché non avevo le mani libere; col braccio sinistro reggevo la mia piccola amica, con la destra stringevo la sbarra di ferro.

«Per qualche tempo udii soltanto lo scricchiolio dei ramoscelli secchi sotto i miei piedi, il fruscio della brezza tra le foglie, il mio respiro e il pulsare del sangue nelle orecchie; poi mi parve di sentir parlottare attorno a me. Il timore mi fece affrettare il passo.

«Il chiacchierio divenne più distinto; udivo gli stessi strani rumori che avevo già conosciuti nel mondo inferiore: i Morlock dovevano essere numerosi, e anche molto vicini; difatti, dopo un minuto sentii tirami la giaccia, poi un braccio. Weena fu scossa da un brivido violento, quindi si irrigidì e rimase immobile. Era tempo di accendere un fiammifero, ma per farlo fui costretto a posare Weena per terra. Mentre mi frugavo in tasca, ebbi la sensazione che qualcuno si agitasse nel buio davanti alle mie ginocchia senza parlare, emettendo i caratteristici suoni gutturali dei Morlock, e manine leggere mi toccavano la giacca, le spalle, perfino il collo. Accesi un fiammifero, lo sollevai in alto, e vidi i dorsi bianchi, dei Morlock in fuga attraverso gli alberi; afferrai svelto un pezzo di canfora e mi preparai a dargli fuoco non appena il fiammifero avesse accennato a spegnersi.

«Poi mi volsi a guardare Weena: era sdraiata, aggrappata ai miei piedi, immobile col viso contro la terra. Mi chinai spaventato su di lei, e mi parve che respirasse appena. Detti fuoco al blocchetto di canfora e lo lanciai al suolo; si spezzò, e mentre i frammenti luminosi allontanavano i Morlock e le tenebre, mi inginocchiai e sollevai Weena fra le braccia.

 

Nel bosco, dietro di noi, si levò il mormorio eccitato di una piccola folla.

«Weena mi parve svenuta; l'appoggiai con ogni cura contro la mia spalla, e mi alzai per riprendere il cammino. Fu allora che feci un'orribile scoperta: manovrando i fiammiferi e prestando aiuto a Weena, mi ero rigirato parecchie volte su me stesso, e ora non sapevo più in che direzione seguire il sentiero; niente di più facile che il palazzo di porcellana verde fosse di faccia a me. Ero madido di sudore freddo, dovevo definire all'istante un piano d'azione. Decisi di accendere un fuoco e di accamparci dove ci trovavamo. Posai Weena, tuttora immobile, su un tronco d'albero coperto di muschio, e mentre il primo pezzo di canfora stava consumandosi, radunai in gran fretta foglie e rami. Attorno a me, nelle tenebre, gli occhi dei Morlock brillavano come rubini.

«La canfora mandò ancora qualche guizzo, poi si spense. Accesi un fiammifero, facendo fuggire a precipizio due figure bianche che si stavano avvicinando; una di esse restò così accecata dalla luce, che mi venne addosso, e ne sentii le ossa sotto il pugno; gettò un grido di paura, barcollò e cadde. Accesi un altro blocco di canfora e seguitai a radunare il materiale per il falò. Notai poco dopo che le foglie degli alberi erano estremamente asciutte: dal giorno del mio arrivo sulla Macchina del Tempo, una settimana prima, non era più caduta goccia di pioggia. Allora, invece di cercare per terra ramoscelli secchi, cominciai a staccare quelli degli alberi: ottenni ben presto un fuoco di legna verde e di rami secchi, che mandava una quantità di fumo ma che mi permise di economizzare la canfora. Tornai nel punto in cui Weena giaceva accanto alla mazza di ferro; feci del mio meglio per rianimarla, ma la mia piccola amica sembrava una morta; non riuscii neppure ad accertarmi se respirasse o no.

«Il fumo adesso mi avviluppava completamente, minacciando di soffocarmi; e, in più, l'aria era piena di vapori di canfora; mi assicurai che per circa un'ora fosse inutile aggiungere legna al fuoco, e mi sedetti perché mi sentivo stanchissimo dopo le fatiche compiute. Il bosco era pieno di mormorii soffocati, che percepivo appena; abbassai il capo sonnecchiando, e riaprii immediatamente gli occhi, o così mi parve.

Tutto era buio attorno a me, e mi sentivo addosso le mani dei Morlock. Mi sciolsi dalla stretta delle loro dita, e mi frugai febbrilmente le tasche cercando la scatola dei fiammiferi: sparita! I piccoli mostri mi furono di nuovo sopra.

«Ricostruii in un attimo l'accaduto: mi ero addormentato, il fuoco si era spento, la morte mi sovrastava. Un odore di legna bruciata riempiva il bosco; mi sentivo preso per il collo, per i capelli, per le braccia e spinto a terra. L'impressione di quella massa di creature morbide ammucchiate addosso a me nel buio era raccapricciante: mi sembrava di essere diventato una gigantesca tela di ragno. Ero sopraffatto, e caddi sentendo sul collo il morso di minuscoli denti. Mi rotolai su me stesso fino a che ebbi sotto mano la clava di ferro; allora ripresi forza, riuscii ad alzarmi in piedi, a scuotere via quei topi umani e, reggendo forte la sbarra, cominciai a menare colpi pressappoco all'altezza dei loro visi: sentivo cedere sotto la mazza la carne e le ossa, e per un attimo fui libero.

«Venni colto allora da quel bizzarro senso di esultanza che accompagna così spesso una lotta disperata; sapevo che tanto io quanto Weena eravamo perduti, ma i Morlock avrebbero pagato caro il loro cibo. Mi appoggiai con la schiena a un albero, sempre roteando la clava davanti a me; tutto il bosco risuonava del tumulto e delle grida dei nostri nemici.

Trascorse così qualche minuto, poi le loro voci parvero levarsi ancor più eccitate, e i loro movimenti si fecero così veloci, che non potei colpire più nessuno di loro con la sbarra. Fissai le tenebre che mi circondavano, mentre rinasceva in me la speranza. Di che cosa avevano paura i Morlock? Subito dopo accadde qualcosa di molto strano: l'oscurità si faceva a poco a poco luminosa. Cominciai a scorgere, se pure confusi, i Morlock attorno a me: tre di essi giacevano massacrati ai miei piedi, mentre gli altri, con mia grande sorpresa, correvano in massa a rifugiarsi nel folto del bosco. Il loro dorso non mi sembrava più bianco, ma rossastro; e mentre li fissavo sconcertato, vidi una favilla trasportata dal vento svanire attraverso una breccia fra le chiome degli alberi. A questo punto compresi che cosa significavano l'odore di legna bruciata, il brusio soffocato che andava crescendo fino a divenire un rombo fragoroso, i bagliori rossastri, la fuga dei Morlock.

«Mi allontanai dall'albero a cui ero appoggiato, e mi guardai alle spalle.