Può forse sembrare strano che non avessi già notato tutti questi particolari; ma era tutto così strano! Adesso però la cosa mi pareva abbastanza chiara. Queste persone del futuro erano tutte simili fra loro nel modo di vestire, senza quella differenza di fogge che distingue i sessi l'uno dall'altro. I figlioli sembravano le miniature dei loro genitori; e giudicai allora che i bambini di quel tempo fossero estremamente precoci, per lo meno dal punto di vista fisico: ebbi più tardi abbondanti conferme della mia impressione. Osservando la tranquillità e la sicurezza in cui viveva quella gente, pensai che la stretta rassomiglianza dei sessi era, dopo tutto, quello che uno si sarebbe dovuto aspettare: poiché la forza dell'uomo, la debolezza della donna, l'istituzione della famiglia e la diversità dei compiti imposti a ciascuno sono solo necessità inerenti a un'epoca caratterizzata dalla forza fisica: dove la popolazione è equilibrata e abbondante, troppe nascite diventano per lo Stato un male anziché un bene; dove la violenza è quasi sconosciuta e la discendenza è sicura, c'è meno necessità - anzi non ce n'è affatto - di una famiglia efficiente; la specializzazione dei sessi, per quanto riguarda le esigenze dei figli, non ha più ragione di essere. Di questo stato di cose, definitivo in quella lontana epoca, possiamo del resto vedere un inizio anche ai tempi nostri. Ma debbo farvi notare che se queste erano le mie opinioni del momento, dovevo accorgermi più tardi quanto fossero vicine alla realtà.

«Mentre mi abbandonavo a queste riflessioni, la mia curiosità fu attirata da un grazioso edificio piuttosto piccolo, una specie di pozzo sotto una cupola: strano, notai, che esistessero ancora dei pozzi; quindi ripresi il filo dei miei pensieri. Verso la sommità della collina non vi erano grandi fabbricati e forse la mia resistenza nella marcia era superiore a quella dei miei ospiti, perché dopo qualche tempo fui lasciato solo per la prima volta; mi avviai verso la vetta spinto da uno strano senso di libertà e di avventura.

«Giunto sulla cima trovai un sedile dai braccioli lavorati a forma di teste di grifone, ricavato da un metallo giallognolo che non riconobbi; era corroso in più punti dalla ruggine e ricoperto in gran parte di muschio. Mi sedetti e, nel tramonto di quella lunga giornata, osservai l'esteso panorama del nostro vecchio mondo: il panorama più bello che avessi mai visto. Il sole era già tramontato tingendo l'orizzonte d'oro e di porpora; potevo scorgere, in fondo, la vallata del Tamigi, in cui il fiume si snodava come un nastro di acciaio fuso. Ho già parlato dei grandi palazzi che sorgevano nella pianura variegata di verde, alcuni dei quali ridotti allo stato di rovine, altri tuttora abitati; qua e là nell'ampio giardino della terra si levava una statua bianca o argentea, qua e là svettava la linea verticale di un obelisco o quella tondeggiante di una cupola; e non si notavano barriere né delimitazioni di proprietà, nessuna traccia di agricoltura: la terra era divenuta veramente un giardino.

«Guardavo, cercando di interpretare il significato di quello che vedevo, ed ecco le conclusioni a cui giunsi. (Più tardi mi accorsi di aver colto la verità soltanto in parte, o meglio di aver notato soltanto un aspetto della verità). Avevo l'impressione di esser capitato in mezzo a un'umanità in declino: e quel luminoso tramonto mi faceva pensare al tramonto del genere umano. Per la prima volta ero in grado di comprendere le strane conseguenze di tutti gli sforzi che stiamo compiendo nel campo sociale; conseguenze abbastanza logiche, se ci pensiamo bene: la forza deriva dalla necessità, e la sicurezza rappresenta un cardine della debolezza. Gli espedienti escogitati per migliorare le condizioni di vita - l'autentico processo di civilizzazione che rende la vita sempre più sicura - erano ormai giunti al loro punto culminante; i trionfi dell'intera umanità sulla natura si erano susseguiti gli uni agli altri; le idee che adesso sembrano soltanto sogni erano diventate a poco a poco progetti condotti a termine: e il risultato lo avevo sotto gli occhi!

«Dopo tutto, l'agricoltura e l'igiene sono, ai giorni nostri, quasi allo stato rudimentale; la scienza del nostro tempo è in grado di combattere solo una minima parte dei mali che affliggono l'umanità, eppure, anche così, questa persevera nel suo cammino con fermezza e tenacia. I nostri agricoltori e i nostri orticoltori demoliscono qualche erbaccia e coltivano una minima parte delle piante esistenti, lasciando che tutte le altre crescano come possono; noi curiamo il miglioramento delle piante e degli animali che preferiamo - e sono pochi - a gradi e per mezzo di allevamenti selezionati, producendo ora una varietà di pesche dalle caratteristiche migliori, ora una qualità di uva senza semi, ora fiori più grandi e più belli, ora capi di bestiame derivati da incroci razionali. Questi miglioramenti li realizziamo a poco a poco, perché procediamo per tentativi e perché le nostre cognizioni sono assai limitate; anche la natura, infatti, diventa pigra e recalcitrante nelle nostre mani maldestre. Ma con l'andare del tempo tutto verrà organizzato molto meglio: nonostante i vortici, bisognerà pur seguire il corso delia corrente. L'umanità intera diverrà più intelligente, meglio educata e più incline alla cooperazione; si tenderà sempre più a soggiogare la natura, e alla fine si riuscirà a sottomettere la vita animale e vegetale alle necessità dell'uomo.

«Tutto questo doveva essere stato fatto - e fatto bene -, in quello spazio di tempo in cui era balzata la mia macchina. L'aria era pura, libera da insetti, la terra non recava tracce di erbe parassite e di funghi, da per tutto crescevano frutti dolcissimi e fiori meravigliosi; farfalle dalle ali dipinte a colori brillanti volavano per l'aria; la medicina preventiva doveva ormai aver sconfitto definitivamente le malattie. Durante la mia permanenza nel futuro, non notai, infatti, alcun male contagioso, e più tardi dovrò dirvi che anche il processo di putrefazione aveva subito un profondo mutamento.

«Dal punto di vista sociale le cose andavano ugualmente bene: vidi che tutti gli esseri umani avevano a disposizione magnifici alloggi, erano vestiti splendidamente e, a quanto potei giudicare, non dovevano sottoporsi alla minima fatica; nessun segno di lotta era visibile sia nel campo sociale che in quello economico. La pubblicità, i negozi, i traffici, tutti i commerci che costituiscono l'anima del mondo odierno non esistevano più. Era ben naturale che in quella sera dorata io riuscissi ad accettare l'idea di un paradiso sociale. Dovevano già essere stati sperimentati, è evidente, i disagi derivati dal crescere della popolazione, e la popolazione aveva cessato di crescere.

«Col mutare delle condizioni di vita è inevitabile che sopravvenga un adattamento a tale trasformazione. Quali sono le cause, a meno che la scienza biologica non sia un cumulo di errori, che spronano l'intelligenza e il vigore dell'uomo? Le avversità e la libertà: sotto la loro spinta l'uomo attivo, forte e astuto sopravvive, mentre quello più debole soccombe; per esse l'unione leale di individui capaci riceve il suo premio, meritato a costo di repressioni, di pazienza e di fermezza. L'istituzione della famiglia e i sentimenti che ne derivano: violenta gelosia, tenerezza per i figli, devozione incondizionata verso i genitori, tutto ciò è giustificato dai pericoli a cui va incontro la gioventù. Ma ora dove è più l'imminenza di questi pericoli? E allora ecco nascere e affermarsi altri sentimenti: contro la gelosia dei coniugi, contro un troppo esclusivo senso della maternità, contro le passioni di tutte le specie, ormai non più necessarie, e che farebbero di noi dei sopravvissuti barbari e imbarazzanti, stonature in una vita raffinata e piacevole.

«Pensavo alla debolezza fisica di quegli esseri, alla loro limitatissima intelligenza, alle numerose, enormi rovine che avevo davanti agli occhi, e sentivo rafforzarsi sempre più in me la fede in una perfetta conquista della natura da parte degli uomini: a ogni lotta succede la quiete. L'umanità era stata forte, piena di energia, intelligente, ed aveva adoperato la sua abbondante vitalità per alterare le condizioni in cui viveva; adesso era sopravvenuta la reazione, provocata appunto dalle alterate condizioni di vita.

«In questo nuovo stato di perfetto benessere e di sicurezza, l'infaticabile energia che è la nostra forza non può non mutarsi in debolezza. Anche ai nostri giorni certe tendenze e certi desideri, necessari soltanto a sopravvivere, sono una fonte costante di decadenza: il coraggio fisico e l'amore per la lotta, ad esempio, non sono più un grande aiuto - possono anzi rappresentare un ostacolo - per un uomo civilizzato. In condizioni di perfetto equilibrio fisico e di perfetta sicurezza, la forza intellettuale e quella fisica sarebbero fuori posto. Pensavo che per innumerevoli anni non vi era stata, là dove mi trovavo, alcuna minaccia di guerre o di violenze individuali, nessun pericolo di belve feroci, nessuna epidemia devastatrice, che richiedessero, per combatterli, forti costituzioni e necessità di sforzi intensi.