Poi, con gesti rapidi e precisi, si gettò in ginocchio e strisciò verso la finestra, rimanendo sempre chino alzò le mani fino ad aggrapparsi al davanzale, e all’improvviso, con un balzo, si sporse.
Per un secondo rimase là scrutando nel vuoto; e a un tratto qualche cosa fiammeggiò dalla sua mano: era la sua Browning.
Stette immobile un attimo e poi sparò e di nuovo aspettò. Tutto questo non era durato un minuto; e già Tillizzini veniva verso di loro con il suo radioso sorriso sulle labbra.
- Dunque lei diceva - riprese con la massima calma - che queste cose non avvengono in Inghilterra?…
La sua voce era naturale, e fu con mano ferma che estrasse un fazzoletto dal taschino e si asciugò un rivolo di sangue che gli scendeva dalla fronte.
- Che cosa è dunque accaduto? - domandò sir Ralph. - Certo sarà stato qualche ladro; quei miserabili mi odiano.
- Un ladro non fa uso di una Mauser - disse con calma Tillizzini. - Se prende cura, sir Ralph, di far estrarre le pallottole da quella parete che sfortunatamente è stata alquanto danneggiata, sono sicuro che troverà dei proiettili che non hanno alcuna somiglianza con i suoi, voglio dire cioè con quelli che lei e i suoi amici di solito usate. No - continuò sorridendo - quei colpi non erano per lei, sir Ralph.
Andò alla finestra e guardò ancora attentamente nell’oscurità.
- Mi spiace di averlo mancato - disse - l’ho visto distintamente mentre correva sotto gli alberi.
- Ma chi è? - chiese sir Ralph ansiosamente.
Tillizzini gli diede una delle sue occhiate maliziose, poi: - Chi? - ripeté; e deliberatamente aggiunse: - Credo proprio che sia l’italiano che inviò William Mansingham in casa sua per ricevervi un pacco.
- Ma da chi?
- Questo un giorno probabilmente lo sapremo - rispose Tillizzini evasivamente.
Sir Ralph era andato alla stazione per incontrarsi con Tillizzini e salutarlo prima della partenza, ansioso di conoscere i risultati della visita che questi aveva fatto al prigioniero, visita che lui stesso aveva autorizzato.
Edgar Wallace
16
1913 - La Mano Rossa
Benché avesse la sovrintendenza della prigione locale, concedere il permesso di visita all’italiano non era solo una questione strettamente legale. Ma dal momento che questo Tillizzini aveva così grandi poteri conferitigli dallo stesso ministero, era molto probabile che anche senza il suo permesso sarebbe comunque riuscito a ottenere un colloquio con il prigioniero. Sir Ralph si era dunque accontentato di insinuare che sarebbe stato meglio se la visita fosse avvenuta in sua presenza! Ma l’italiano, con la massima disinvoltura, aveva trascurato questa ingiunzione.
Mancavano cinque minuti alla partenza del treno quando Tillizzini saltò giù dalla carrozza che lo aveva condotto davanti all’entrata della stazione.
Aveva in bocca un lungo sigaro e, almeno da quanto poté giudicare sir Ralph, sembrava allegro e contento di sé. Infatti, canticchiando fra i denti un’arietta alla moda, si diresse a grandi passi verso il chiosco di giornali che era nell’interno.
- Ebbene - domandò ansiosamente sir Ralph - cosa le ha dunque detto a sua difesa, questo nuovo amico?
- Oh, nulla che non le sia già noto, sir Ralph - rispose Tillizzini in tono leggero. - Quell’uomo mi ha semplicemente ripetuto la storia di quel mio misterioso compatriota. Mi ha solo dato uno o due dettagli, che, certo, sono più interessanti per me che per lei.
- E sarebbero…
- Ebbene - Tillizzini esitò un istante - mi ha detto che quell’uomo gli aveva assicurato che il pacco sarebbe stato così piccolo da poterlo facilmente mettere nella tasca del soprabito.
Sir Ralph sorrise sarcasticamente.
- Oh! vi è almeno una dozzina di oggetti, nella mia collezione, che si possono portare via in tasca; no anzi - corresse subito - ve ne è una cinquantina. Ma a proposito - disse a un tratto - non mi ha mai chiesto di visitare la mia collezione. Tillizzini scosse vivamente il capo ed ebbe uno dei suoi più luminosi sorrisi.
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