Nessuno studioso può aver dimenticato quella sua straordinaria relazione letta in seno alla Società Reale di Sheffield, prosaicamente intitolata Alcune riflessioni sulla Insufficienza del Codice Criminale, che sollevò molto rumore soprattutto negli ambienti legali. Nel corso di questa conferenza, infatti, Tillizzini, con la massima calma, ammise di essere stato obbligato, nel corso della sua carriera, a uccidere ben dieci uomini da lui giudicati delinquenti. Benché i suoi nemici, approfittando di queste sue dichiarazioni, avessero tentato con ogni mezzo di trascinarlo davanti ai tribunali del loro paese per rispondere di almeno uno di questi delitti, non erano riusciti in nulla essendo stato il criminologo abbastanza discreto da non dare altre spiegazioni.

Non solo: ma, indizio ancora più sicuro dell’opinione che il pubblico aveva di lui, Tillizzini non venne neanche esonerato dalla carica di professore di Antropologia dell’Università di Firenze, né la buona società di Londra chiuse le sue porte davanti a questo straniero che aveva così freddamente confessato d’aver ucciso dieci uomini. E questo non è tutto; si sapeva infatti che, allorché il Governo anni prima aveva dovuto rimaneggiare la Legge Criminale non aveva esitato a consigliarsi con lui.

Ma fu soprattutto in seguito alla scoperta di una catena di delitti di un carattere particolare che nell’opinione dei più si fece strada il nome di questo uomo ancora giovane che passava sei mesi dell’anno in Inghilterra e gli altri sei nella sua amata Italia, e del quale già si diceva che pensava come un inglese e agiva come un italiano.

Di lui si diceva che conoscesse tutti i segreti dei Borgia, e di lui i cultori Edgar Wallace

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di negromanzia sussurravano le cose più strane. Questa reputazione, che era fortemente radicata soprattutto nella colonia italiana di Londra, gli fu di grande aiuto quando vennero i giorni nei quali dovette lottare a fondo con la Mano Rossa.

L’organizzazione conosciuta appunto con questo nome era stata cacciata dall’America soprattutto per merito dell’eroico Teurn, famoso poliziotto di Cincinnati, sempre pieno di risorse. Erano state applicate leggi draconiane fino alla brutalità, e il sistema di interrogatorio conosciuto sotto il nome di Terzo Grado, accoppiato ai più estremi metodi dell’Inquisizione di Spagna, erano riusciti a frenare il continuo incremento dei ricatti e assassinii nei quali la Mano Rossa si era specializzata. Solo dopo la condanna capitale detta “Condanna dei Sette di Pittsburg” si ebbe una tregua nei delitti. Ma il silenzio che regnava intorno alla Mano Rossa doveva ben presto venire rotto.

Carlo Gattini, ricco italiano che abitava in Cronwell Square Garden, ricevette un laconico biglietto dattilografato nel quale gli si ingiungeva di depositare sotto una certa panchina di Hyde Park la somma di mille sterline in banconote. La lettera, nella quale era menzionata l’ora nonché la data nella quale doveva effettuarsi il deposito, era firmata da una piccola mano rossa che evidentemente era stata applicata mediante un tampone di gomma.

Il signor Gattini sorrise e consegnò la lettera alla polizia. Seguendo i consigli ricevuti, rispose poi attraverso gli annunci del Times dicendo che avrebbe accettato le proposte. Venne appositamente preparato un pacco e messo sotto la panchina designata nella lettera; quattro dei migliori uomini di Scotland Yard stettero in agguato tutta quella notte tempestosa in attesa del misterioso inviato della Mano Rossa. Ma questi non venne: evidentemente sospettava, o sapeva dell’imboscata che gli era stata tesa.

Il giorno dopo, però, il signor Gattini ricevette una seconda lettera, ancora più laconica della prima:

Le diamo un secondo avviso. Se si rivolge ancora alla polizia è un uomo morto. Metta duemila sterline in banconote sotto il primo cespuglio del suo giardino.

Impaurito, il Gattini ritornò dalla polizia e questa, pur negando ogni possibilità di pericolo, prese le sue disposizioni. Quattro uomini travestiti Edgar Wallace

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si nascosero nella casa e nel giardino, altri del servizio segreto si appostarono nella casa di fronte. Ma anche questa volta il messaggero non venne e l’italiano non ricevette nessun’altra comunicazione.

Alla vigilia di Natale il signor Gattini ritornava dalla City dopo una giornata d’affari; era vedovo e viveva da solo con quattro domestici: una vecchia che faceva da cuoca, una domestica per i lavori di casa e due uomini.

Alle 7,30 il suo cameriere salì in camera per annunciare che il pranzo era servito, bussò e ribussò senza ottenere risposta. Ritornò nell’atrio a raccontare quanto accadeva e poi, con l’autista, uscì in strada per cercare di guardare, attraverso la finestra, l’interno della camera del padrone. Tutto era buio. Per combinazione si trovò a passare un ispettore di Scotland Yard che veniva a sorvegliare l’italiano a seguito delle minacce ricevute, e i domestici lo misero al corrente confidandogli le loro paure.

Tutti e tre ritornarono di sopra davanti alla porta del signor Gattini, e bussarono di nuovo ma questa volta più forte; non ricevendo ancora risposta si lanciarono contro la porta e la forzarono.