«Sul continente».

«In quale parte?».

«Fra Digione e Maçon».

«In che modo lo hai incontrato?».

«In una carrozza ferroviaria».

«Che cosa ci facevi?».

A questo punto riprese a parlare in francese e disse:

«Ce m’est impossible de dire».

Il signor Stacke dichiarò di essere stato in treno fra Digione e Macon una sola volta in vita sua e che, se lo spirito era stato con lui in quella occasione, doveva ricordarsi quello che era successo con il loro compagno di viaggio.

«Mais oui, oui: il était fou», rispose lei, cosa che risultò essere perfettamente esatta. Il signor Stacke ricordò anche che due signore, nella LA MORTE NON ESISTE di Florence Marryat

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stessa carrozza, si erano terribilmente spaventate, e che lui le aveva aiutate a passare in un’altra.

Valerie proseguì: «Priez pour moi».

«Pourquoi, Valerie?».

«Parceque j’ai beaucoup péché».

V’era un’entità che, in quel tempo, frequentava il nostro gruppo e si nominava «Charlie».

Dichiarò che il suo nome completo era stato «Stephen Charles Bernard Abbot», che era stato un monaco di grande cultura letteraria, che aveva abbracciato la vita monastica sotto il regno della regina Maria e che aveva fatto apostasia sotto quello di Elisabetta per ragioni politiche, rimanendo, di conseguenza, «legato alla terra per sempre».

«Charlie» una notte ci chiese di cantare e noi attaccammo il popolarissimo ritornello «Champagne Charlie»: ma egli protestò molto sdegnato chiedendo qualche cosa di più serio. Io cominciai: «O banchi e rive del dolce Don».

«Evvia, questa è peggio dell’altra» disse Charlie. «Era una canzone oscena e ribalda sotto il regno di Elisabetta. La cantavano i perdigiorno ubriachi quando, a sera, tornavano barcollando a casa».

«Devi sbagliarti, Charlie! E’ un’aria scozzese molto conosciuta».

«E’ scozzese quanto lo sono io», rispose. «Gli scozzesi sostengono di avere inventato ogni cosa. E’ una ballata del tempo di Elisabetta. Domandalo a Brinley Richards».

Poiché avevo il piacere di conoscere questo dotto, che era un’autorità in 28

fatto di origini delle ballate nazionali, mi rivolsi a lui per informazioni, ed egli mi fece sapere, nella risposta, che «Charlie aveva ragione, ma che lui stesso, Richards, aveva appreso la cosa solo dopo aver fatto ricerche nei vecchi manoscritti del British Museum per accertare la verità».

Una sera stavo dando una seduta per un ufficiale di Aldershot, mio cugino, il quale era deciso a mettere in ridicolo qualunque cosa potesse avvenire.

Dopo avermi tormentata perché gli dessi una seduta, cominciò a imbrogliare lui stesso, e poi accusò me di imbrogliarlo, fino a farmi perdere del tutto la pazienza. Infine gli proposi una prova, sebbene con poca speranza di successo.

«Chiediamo a John Powles di andare fino ad Aldershot», dissi, «e riferirci quello che stanno facendo gli ufficiali tuoi colleghi».