Raccontò che, mentre svolgeva le sue ricerche, l’uomo del negozio era stato molto insolente con lei, e lei, a sua volta, aveva alzato la voce; allora aveva udito e riconosciuto il tipico, acuto latrato del levriere provenire da un piano superiore e, corsa di sopra prima che l’uomo potesse prevenirla, aveva trovato «Clytie» legata a un letto con una corda; aveva poi chiamato un poliziotto per potere portar via il cane. Ho spesso udito affermare che lo spiritismo non ha alcuna utilità pratica, e indubbiamente non mira ad averla, ma questo episodio, per lo meno, fu un’eccezione alla regola.
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Una volta, all’estero, fui richiesta da un sacerdote cattolico di tenere una seduta con lui. Prima di allora non aveva mai assistito a una manifestazione, non vi credeva, ma era curioso sull’argomento. Io non sapevo nulla di lui se non che era un prete, un gesuita e un grande amico di mia sorella, di cui ero ospite. Parlava inglese e la conversazione fu tenuta in questa lingua. Mi aveva detto per prima cosa che, se avesse potuto ricevere una prova di carattere strettamente privato, non avrebbe più nutrito dubbi sulla verità delle manifestazioni. Lasciai dunque che conducesse da solo la sua indagine, agendo solo da medium fra lui e l’entità. Appena il tavolino cominciò a muoversi, pose direttamente la sua domanda senza chiedere chi fosse a rispondergli.
«Dov’è la mia pianeta?».
Ora, la pianeta di un sacerdote, direi che deve essere o appesa in sacrestia, o riposta a casa, o mandata a rinnovare o pulire. Ma la risposta andò oltre tutte le mie congetture:
«In fondo al Mar Rosso».
LA MORTE NON ESISTE di Florence Marryat
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Il prete trasalì ma continuò:
«Chi ce l’ha messa?».
«Elias Dodo».
«Perché lo ha fatto?».
«Considerava il pacco un ingombro e non si aspettava alcuna ricompensa per la consegna».
Il sacerdote aveva davvero l’aspetto di uno che si trovi davanti al diavolo. Si asciugò il sudore sulla fronte e fece ancora una domanda:
«Di che cosa era fatta la mia pianeta?».
«Con l’abito da sposa di vostra sorella».
Allora mi spiegò che sua sorella gli aveva fatto una pianeta col suo abito nuziale, un modo di rendimento di grazie alla Chiesa, ma, dopo qualche tempo, la veste era divenuta di forma antiquata, e il vescovo, durante una delle sue visite, gli aveva ordinato di procurarsene un’altra. Egli non voleva gettar via il dono di sua sorella, e così aveva deciso di mandare la vecchia pianeta a un sacerdote dell’India, dove vi è grande povertà e non si bada tanto alla moda. Aveva affidato il pacco a un certo Elias Dodo, nome piuttosto singolare, ma né lui né il prete a cui l’aveva mandata, avevano più avuto notizie della pianeta né dell’uomo che aveva promesso di consegnarla.
Un. giovane artista di nome Courtney mi fece visita in casa, chiedendo di tenere una seduta per lui solo. Quando il tavolo cominciò a battere un gran numero di consonanti, che mi parve una confusione senza senso, mi fermai e 31
glielo dissi. Ma il signor Courtney, che appariva molto interessato, mi pregò di continuare. Terminata la comunicazione, mi disse: «E’ la cosa più strabiliante che abbia mai udito. Mio padre si è manifestato al tavolino parlando in gallese. Mi ha detto il motto della nostra famiglia e tutto ciò che riguarda il mio luogo di nascita e la mia parentela nel Galles». «Non avevo mai saputo che foste del Galles», dissi io.
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