Ma come potevo avere conoscenza del fatto la
notte prima che avvenisse? E se io - addormentata e inconscia - non lo conoscevo, «Charlie» doveva saperlo.
LA MORTE NON ESISTE di Florence Marryat
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Le mie visite aeree ai miei amici, tuttavia, mentre il mio corpo era in tutt’altro luogo, si sono ripetute in modo anche più consistente. Una volta, quando abitavo a Regent’s Park, trascorsi una notte veramente terribile e angosciosa. Il dolore e la paura mi tennero sveglia per la maggior parte del tempo e il mattino mi trovò esausta per le emozioni provate. Verso le undici, con mia sorpresa, arrivò la signora Fitzgerald (meglio conosciuta, come medium, col suo nome di ragazza (1) Bessie Williams), che abitava in Goldhawk Road, Shepherd’s Busch.
(1) Bessie Williams fu una delle più note medium inglesi della seconda metà
del secolo scorso. Il suo controllo era una ragazza pellerossa, «Goccia-dirugiada
», che si divertiva a volte a giocarle scherzi maligni, facendola a
esempio cadere in trance mentre era in omnibus e facendola parlare, ad 35
alta voce in indiano con grande spavento dei passeggeri. Era anche
chiaroveggente e faceva diagnosi paranormali, di cui si valse a lungo un
noto medico. Dovette abbandonare però questa pratica perché ogni volta,
per qualche tempo, presentava lei stessa tutti i sintomi delle malattie
diagnosticate. La Marryat scrisse di lei anche nell’opera Il mondo
spiritico (The Spirit World, 1894) e curò un libro sulla sua medianità
(U.D.).
«Non ho potuto fare a meno di venire da te», cominciò, subito, «perché non sarò tranquilla finché non saprò come stai dopo la terribile esperienza che hai vissuto». La fissai a occhi spalancati. «Chi hai visto?» Le chiesi. «Chi te ne ha parlato?». «Tu stessa», rispose. «Stamane, fra le due e le tre sono stata svegliata da un rumore di singhiozzi e di gemiti nel giardino sulla fronte.
Sono scesa dal letto, ho aperto la finestra e ti ho vista in piedi sul prato, in camicia da notte, che piangevi amaramente. Ti ho chiesto che cosa avevi e tu mi hai detto questo e questo». E seguì una descrizione particolareggiata di tutto quello che era avvenuto in casa mia all’altro capo di Londra, con le precise parole che erano state dette e tutto quello che era avvenuto. Io non avevo visto alcuno né parlato con alcuno tra il momento dei fatti e quello in cui la signora Fitzgerald era venuta a trovarmi. Se quello che disse non era vero, chi aveva potuto informarla così minutamente su di una circostanza che era interesse di tutte le persone coinvolte tenere segreta?
Quando mi unii per la prima volta alla Compagnia teatrale «Patience» del signor d’Oyley Carte, in provincia, per cantare nella parte di «Lady Jane», avevo capito che avrei potuto disporre di quattro giorni di prove. Ma la cantante che io sostituivo, appena saputo che ero arrivata, se ne andò, e l’impresario pretese che mi presentassi in scena la sera stessa del mio arrivo.
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Era una prova alquanto dura per un’artista che, prima di allora, non aveva mai cantato su di un palcoscenico di opera e che non era del tutto perfetta.
Tuttavia, per forza maggiore, consentii a fare del mio meglio, ma ero molto nervosa. Alla fine del secondo atto, durante la scena della votazione, Lady Jane appare improvvisamente in scena gridando «Via di qui!». A tanta distanza di tempo non ricordo se commisi l’errore di prendere la nota una terza più alta o più bassa. So che non era stonata, ma era abbastanza sbagliata per mettere fuori strada il coro e farmi balzare il cuore in gola. Dopo quella prima sera non capitò più, ma, in seguito, ogni volta che mi trovavo fra le quinte in attesa di quell’entrata mi sentivo stringere letteralmente le viscere per il terrore di ripetere quello sbaglio. Dopo qualche tempo mi accorsi che, nella compagnia, si bisbigliava di me, e chiesi al povero Federici (che faceva la 36
parte del colonnello) la ragione di quel fatto, tanto più che, in precedenza, mi aveva pregato di tenermi il più possibile lontana da lui in palcoscenico perché lo magnetizzavo a tal punto che, se gli stavo vicina, non riusciva a cantare.
«Be’, sapete, signorina Marryat», mi rispose, «a volte succede una cosa molto strana che vi riguarda.
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