«Io sono una persona conosciuta. Se vuole, può trovare facilmente il mio indirizzo».
Lo spirito parve riflettere un momento; poi batté: «Aspetta: farò venire mio fratello. Verrà qui lui stesso e ti dirà quel che ne pensa».
Poco dopo il tavolino ebbe un movimento diverso e batté il nome del mio vecchio amico. Dopo avere scambiato poche parole e dopo che gli ebbi detto di darmi una prova della sua identità, mi chiese di prendere un foglio e una matita e di scrivere sotto sua dettatura. Obbedii ed egli dettò queste frasi. «E’
passato davvero molto tempo dai giorni che mi richiamate alla mente, ma il tempo, per quanto lungo, non cancella il passato. Non ho mai cessato di pensare a voi e di pregare per voi, così come sentivo che anche voi pensavate a me e pregavate per me. Scrivete all’indirizzo che vi ha dato mia sorella.
Desidero avere vostre notizie».
Nonostante l’imponenza e l’apparente genuinità del messaggio, passò LA MORTE NON ESISTE di Florence Marryat
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qualche tempo prima che mi decidessi a seguire le sue istruzioni. Il mio orgoglio me lo impediva. Dieci giorni dopo, tuttavia, avendo ricevuto varie altre visite dalla sorella, feci quello che lei desiderava e inviai un biglietto a suo fratello al Club Leamington. La risposta giunse a giro di posta e conteneva, fra l’altro, le identiche parole che lui mi aveva dettato. Il signor Stuart Cumberland, o qualche altro sapiente possono spiegarmi che cosa o chi mi aveva fatto visita dieci giorni prima dettandomi parole che difficilmente potevano essere nel cervello del mio corrispondente prima di ricevere la mia lettera? Sono pronta ad accogliere qualsiasi ragionevole 40
spiegazione in proposito da parte di scienziati, filosofi, chimici o argomentatori di tutto il mondo, pienamente disposta a convincermi se il mio buon senso mi dirà che il loro ragionamento è vero. Ma la mia attuale convinzione è che nessun uomo o donna saprà dar ragione, su di un piano ordinario, di un così straordinario esempio di «cerebrazione inconscia».
Soggetta come sono a «illusioni ottiche», ne ho naturalmente avute parecchie da parte dello spirito della mia bambina, «Florence», che mi si è sempre manifestata vestita di bianco. Una notte, tuttavia, quando abitavo sola in Regent’s Park, vidi «Florence» (così mi parve) in piedi nel mezzo della stanza, vestita di un abito verde da amazzone con fenditure arancione e, in testa, un cappello di feltro grigio ornato da una lunga piuma verde col fermaglio d’oro. Ella mi volgeva il dorso, ma potevo vedere il suo profilo perché si guardava dietro la spalla tenendo in mano un lembo della gonna.
Era il più straordinario abbigliamento in cui si potesse vedere «Florence», e, incuriosita, il giorno dopo la interrogai in proposito.
«Florence», le dissi, «perché ieri sera sei venuta da me in abito verde da amazzone?».
«Ieri sera non sono venuta da te, mamma. Era mia sorella Eva».
«Santo cielo!», esclamai. «Le è successo qualcosa?».
«No, sta benissimo».
«E allora perché è venuta da me?».
«In realtà non è venuta, ma i suoi pensieri erano tutti rivolti a te, e così hai visto il suo spirito per chiaroveggenza».
Mia figlia Eva, che era attrice, stava allora compiendo un corso di recite a Glasgow ed era molto occupata.
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