Tuttavia, molto prima che si sentisse parlare del monaco, io non riuscii a dormire in casa sua per i disturbi che avvenivano nella mia stanza e per i quali mia sorella era solita deridermi. Ma anche quando mio marito, il colonnello Lean, vi stava insieme con me, era la stessa cosa. Una notte lo svegliai per fargli LA MORTE NON ESISTE di Florence Marryat
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vedere la figura di una donna, che mi aveva spesso fatto visita, dritta ai piedi del letto. Indossava una sorta di strano corpetto o giustacuore di pelle allacciato sul davanti su di un sott’abito di lana di colore scuro. Portava una cuffia di pizzo di Malines, con due grandi ali ai lati come usano ancor oggi le donne fiamminghe, i suoi capelli erano pettinati ben tesi sulla fronte e sfoggiava una gran quantità di ornamenti d’oro. Mio marito potrebbe descriverla con la stessa evidenza il che dimostra come chiaramente si sia palesata la visione. Mi svegliai più volte per vedere questa donna apparentemente affaccendata col contenuto di un vecchio armadio di quercia intagliata che era in un angolo della stanza e che, suppongo, aveva qualche cosa a che fare con lei. In questa occasione il mio figlio maggiore era con me a Bruges. Era un giovane di vent’anni che non aveva mai praticato lo spiritismo né se n’era mai occupato, fresco del servizio prestato in marina e libero da paure e da fantasie superstiziose quanto può esserlo un mortale. Era stato messo a dormire in una stanza sull’altro lato della casa, e io vidi subito che non ne era affatto contento, ma non gliene chiesi la ragione sebbene fossi sicura, per esperienza personale, che avrebbe visto o sentito qualche cosa fra non molto. Dopo qualche giorno venne da me dicendomi:
«Mamma, stanotte porterò il mio materasso nello spogliatoio del colonnello e dormirò lì». Gli chiesi perché. «E’ impossibile restare più a lungo in quella camera», mi rispose. «Pazienza se mi lasciassero dormire, ma non me lo permettono. C’è qualcosa che se ne va in giro nel pieno della notte, bisbigliando e borbottando e toccando le coperte, e, sebbene non creda ai tuoi assurdi spiriti, possa essere “strimpellato” se vado ancora a letto là». E non fu
«strimpellato» (qualunque cosa questa parola possa significare) perché si rifiutò di rimettere piede in quella stanza.
Non posso chiudere più appropriatamente questo capitolo se non riferendo un notevolissimo caso di «illusione ottica» che fu osservato solo da me. Era il giugno del 1880, e io ero andata da sola a Brighton per starmene una settimana in pace. Dovevo portare a termine un importante lavoro letterario, e le esigenze della «stagione» londinese mi portavano via troppo tempo.
Raccolsi dunque il mio materiale, presi un alloggio per me sola e mi misi 45
alacremente al lavoro. Ero solita lavorare tutto il giorno e uscire di sera.
Allora vi era luce fino alle otto o alle nove e la Esplanade era affollata fino a tardi. La sera del 9 luglio mi facevo strada tra la folla pensando soprattutto al mio lavoro quando ebbi la certezza di vedere il mio figliastro, Francis Lean, appoggiato col dorso alla palizzata sull’estremità della scogliera e sorridermi.
Era un bel ragazzo di diciotto anni, che credevamo partito per il Brasile con la sua nave già da cinque mesi. Ma era un tipo inquieto, che aveva procurato molti guai e preoccupazioni a suo padre, e la mia prima impressione fu quella di un profondo disappunto perché, naturalmente, pensai che non si fosse LA MORTE NON ESISTE di Florence Marryat
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affatto imbarcato e fosse fuggito dalla nave all’ultimo momento. Mi affrettai dunque a raggiungerlo, ma, quando fui quasi al suo fianco, egli si voltò tranquillamente e scese rapido per una gradinata che conduceva alla spiaggia.
Lo seguii e mi trovai in mezzo a un gruppo di pescatori che rattoppavano le loro reti, ma non riuscii a vedere Francis da nessuna parte. Non sapevo che fare, ma non mi passò nemmeno per la testa che non fosse lui o che si trattasse di qualcuno che gli somigliasse. La stessa notte, comunque, dopo che fui andata a letto in una stanza sgradevolmente illuminata dal chiaro di luna che fluiva dalla finestra, fui svegliata da qualcuno che girava la maniglia della porta, ed ecco là Francis, nella sua uniforme di marina, con in testa il berretto a visiera, che mi sorrideva come aveva fatto sulla scogliera. Balzai a sedere sul letto per parlargli, ma egli si mise un dito sulle labbra e scomparve.
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