Solo lo spiritista sa.

Penso che la straordinaria indifferenza che la folla mostra nell’accertare queste verità per se stesse, debba essere dovuta, in un gran numero di casi, all’innaturale ma universale paura che si ha per la morte e per tutto quello che vi si riferisce. Le stesse persone che declamano ad alta voce contro la possibilità di vedere un «fantasma», rabbrividiscono all’idea di vederlo realmente. Appena la creatura che esse hanno adorato e curato con la più tenera devozione muore, esse hanno paura di entrare nella stanza in cui giace il suo corpo. Temono di vedere e di toccare oggi quello a cui erano legati e per cui piangevano fino a ieri, e l’idea che esso possa tornare e parlare loro le riempie di orrore. Ma perché aver paura di una impossibilità? I loro stessi terrori dovrebbero insegnare loro che vi è una causa. In innumerevoli osservazioni fatte in proposito, ho invariabilmente trovato che coloro i quali hanno avuto l’opportunità di testimoniare la realtà dello spiritismo e che lo hanno respinto o negato, erano gente egoista, legata al mondo e fredda di cuore, che non si preoccupavano, né si erano mai preoccupati, di chi era passato in un’altra sfera. Molto amore vi farà avere molte prove. I dolenti, che non possono più vedere ciò che era loro più caro, che darebbero tutto ciò che possiedono per poter dare ancora uno sguardo al volto tanto amato, o per udire una sola nota della voce che era musica per il loro orecchi, sono fin troppo desiderosi e grati di sentir parlare di un modo con cui le loro aspirazione possono essere esaudite, e affronterebbero qualunque disagio e qualunque spesa per appagare il proprio desiderio.

Questa intensa brama, da parte dei rimasti, di parlare ancora con chi li ha lasciati, ha portato a sofisticare sui mezzi usati per ottenerlo. Se si tratta di denaro, disgraziatamente la frode si fa avanti; ma il fatto che alcuni mercanti vendano orpello per oro non è una ragione per tacciare di ladri tutti i gioiellieri. L’evocazione di Samuele da parte della strega di Endor è una prova dell’esattezza del mio ragionamento. Quella strega era evidentemente un’impostora perché non si aspettava affatto di vedere Samuele e fu atterrita 57

dall’apparizione da lei evocata; ma lo spiritismo deve essere una verità perché LA MORTE NON ESISTE di Florence Marryat

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fu Samuele in persona quello che apparve e che rimproverò Saul per averlo richiamato su questa terra. Che cosa diviene, di fronte a questo episodio, l’invalicabile abisso tra la sfera terrena e quella dello spirito? Che gli atei, i quali non credono a nulla, non credano nello spiritismo è credibile, naturale e consistente. Ma che i cristiani respingano la teoria equivale a riconoscere che essi fondano le loro speranze di salvezza su di una menzogna. Non c’è via di uscita. Se è impossibile che gli spiriti dei defunti possano comunicare con gli uomini, la Bibbia deve essere solo una collezione di favole. Se è male parlare con gli spiriti, tutti coloro le cui storie sono riferite in quel libro erano peccatori e l’Onnipotente li ha aiutati a peccare; e se tutti gli spiriti che sono stati uditi, visti e toccati nei tempi moderni sono dèmoni mandati sulla terra per trascinarci alla rovina, come possiamo distinguerli dal Grande Spirito che camminava con i mortali Adamo ed Eva nel giardino dell’Eden? «Oh, sì», mi sembra di sentire esclamare da qualcuno, «ma tutto ciò era nella Bibbia!»

come se la Bibbia fosse un periodo di tempo o un luogo. Ma non vi è mai venuto in mente che nella Bibbia vi è anche qualche altra cosa? «Ed Egli non fece molti miracoli in quella regione a causa della loro incredulità». E

tuttavia Cristo venne per chiamare «non i giusti ma i peccatori al pentimento». Non vi è dunque dubbio che gli increduli avevano molto più bisogno di essere convinti dai miracoli che non coloro i quali sapevano che Lui era Dio. E tuttavia, in quel luogo, egli non fece miracoli a causa della loro incredulità, perché il loro scetticismo creava una condizione in cui i miracoli non potevano essere compiuti. Malgrado ciò, il diciannovesimo secolo si meraviglia perché uno scettico, le cui garrule contestazioni distruggono ogni unione e ogni armonia, non è un soggetto accettabile in una riunione spiritica, e perché i miracoli presenti - grossolani e deboli in confronto con quelli del passato perché operati con materiale più grossolano e attraverso agenti più grossolani - cessano di manifestarsi quando questi increduli vi si immischiano.

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7 - STORIA DI JOHN POWLES

Il 4 aprile 1860 moriva in India un giovane ufficiale del 12° reggimento di fanteria, di nome John Powles. Era un intimo amico del mio primo marito già da molti anni prima della sua morte, e di conseguenza era divenuto intimo amico mio; in realtà, in più occasioni era stato nostro ospite ed era vissuto con

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noi come un fratello. A quel tempo ero molto giovane e suscettibile a influenze

di ogni sorta, estremamente sensibile, per di più, sull’argomento dei

«fantasmi», e tuttavia ardente della curiosità di sapere qualche cosa sull’altro mondo, argomento sul quale è molto difficile indurre qualcuno a discutere. La gente parla di vestiti, di pranzi, degli affari privati degli amici, di ogni cosa, insomma, piuttosto che della morte, dell’immortalità e del mondo a venire nel quale tutti dovremo inevitabilmente entrare. Perfino i sacerdoti - gli esponenti legali di ciò che si nasconde dietro la tomba - non fanno eccezione alla regola. Quando il parente di un defunto va da loro per cercare conforto al suo dolore, scuotono la testa e parlano di «speranza», di «fede», dell’«infinita misericordia divina», ma non possono dargli una prova ragionevole che la morte è solo un nome.

John Powles, comunque, sebbene fosse un giovane spensierato e poco o niente religioso, amava discutere dell’Invisibile.